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Meloni e le Europee occasione per un rimpasto di governo: a rischio sette ministri (compresi Nordio e Santanchè)

Foto Roberto Monaldo / LaPresse 03-11-2023 Roma Politica Palazzo Chigi – Conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri Nella foto Antonio Tajani, Giorgia Meloni, Matteo Salvini 03-11-2023 Rome (Italy) Politica Chigi palace – Press conference at the end of the Council of minister In the pic Antonio Tajani, Giorgia Meloni, Matteo Salvini

Foto Roberto Monaldo / LaPresse 03-11-2023 Roma Politica Palazzo Chigi - Conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri Nella foto Antonio Tajani, Giorgia Meloni, Matteo Salvini 03-11-2023 Rome (Italy) Politica Chigi palace - Press conference at the end of the Council of minister In the pic Antonio Tajani, Giorgia Meloni, Matteo Salvini

Le elezioni europee di giugno saranno l’occasione per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni di mischiare le carte all’intento del Consiglio dei ministri.

L’esito del voto, soprattutto se dovesse garantire a Fratelli d’Italia una posizione ancora più salda all’interno della maggioranza, un dominio “numerico” su Lega e Forza Italia, sarà la base per garantire alla premier un corposo rimpasto nell’esecutivo.

Il rimpasto di governo

Voci che si rincorrono in realtà da mesi, in particolare sui nomi più chiacchierati del governo Meloni: ma secondo Repubblica, che spara la notizia oggi in prima pagina, quello nella mente della premier Meloni non è più un semplice ritocco in alcune caselle, ma un rimpasto più corposo.

Il quotidiano riferisce di colloqui tra Meloni e il Quirinale, che avrebbe fornito una indicazione chiara: per un’operazione di portata politica ampia serve una nuova fiducia delle Camere. Insomma, un conto è cambia un paio di caselle, altro è modificare in maniera sostanziosa la squadra di governo, con 6-7 ministri della compagine che potrebbero mollare la poltrona.

Il toto-nomi del “nuovo” governo Meloni

Due le questioni sulla scrivania della premier: da una parte la sostituzione di un ministro che, secondo voci insistenti, andrà a Bruxelles a fare il commissario europeo. I nomi che circolano sono tre: il fedelissimo meloniano Raffaele Fitto, l’uomo che gestisce per conto della premier il Pnrr, ma anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, leghista “anomalo” per le sue posizioni contrastanti con quelle del Carroccio, e Adolfo Urso, ministro delle Imprese e Made in Italy non particolarmente apprezzato dalla parte di Palazzo Chigi.

Ci sono poi le caselle legate alle inchieste giudiziarie: il caso più scottante è quello legato alla ministra del Turismo Daniela Santanché, che affronterà una mozione di sfiducia per l’indagine che la vede coinvolta e che potrebbe essere costretta dopo il voto delle europee a fare un passo indietro.

Quindi l’eventuale sostituzione dei ministri che non godono al momento del gradimento di Palazzo Chigi. Tra i maggiori indiziati ci sono due esponenti di Forza Italia, Gilberto Pichetto Fratin e Alberto Zangrillo: per sostituirli servirà in questo caso l’intesa col leader di FI Antonio Tajani, che alle europee punterà al sorpasso nei confronti della Lega di Matteo Salvini.

Di maggiore peso invece l’eventuale sostituzione di Carlo Nordio: il Guardasigilli in questi mesi più volte ha mostrato poca sintonia con l’esecutivo e potrebbe lasciare via Arenula.