Il ruolo di "Voice of Europe"
Ombre russe sul voto europeo, eurodeputati pagati da Mosca per diffondere la propaganda del Cremlino
Esteri - di Carmine Di Niro
Dopo il presunto scandalo Qatargate, che doveva terremotare le istituzioni europee e che si è rivelato col tempo un bluff e una operazione giudiziaria condotta con metodi a dir poco “allegri”, nuove ombre si addensano su Bruxelles.
Una indagine condotta dai servizi segreti di Repubblica Ceca, Belgio (già protagonista della vicenda Qatargate) e Polonia avrebbe evidenziato l’esistenza di una rete organizzata dalla Russia con l’intenzione di influenzare le elezioni del Parlamento Ue in diversi Paesi europei in vista del voto di giugno prossimo.
I politici europei pagati con fondi russi
Secondo il quotidiano ceco Denik N, alcuni politici europei che hanno collaborato con il sito filo-Mosca “Voice of Europe” sarebbero stati pagati con fondi russi, che in alcuni casi hanno coperto anche la loro campagna elettorale per le elezioni europee 2024.
I pagamenti hanno riguardato politici di Belgio, Francia, Germania, Ungheria, Paesi Bassi e Polonia, afferma Denik N, citando una fonte del ministero degli Esteri ceco
Dell’inchiesta ha parlato anche il premier belga Alexander De Croo, confermando le accuse dei servizi segreti cechi di pagamenti in favore di eurodeputati per diffondere la propaganda russa. “È emerso, ad esempio, che la Russia ha avvicinato degli eurodeputati, ma li ha anche pagati, per promuovere la propaganda russa qui“, ha detto De Croo, durante un dibattito al Parlamento belga sulle interferenze straniere, senza nominare i legislatori.
La presidente dell’Europarlamento, Roberta Metsola, “è a conoscenza delle accuse mosse” sulla testata Voice of Europe, veicolo dell’attività di disinformazione russa, e l’Eurocamera “sta esaminando” la veridicità delle accuse, hanno confermato i servizi di stampa del Pe.
Il ruolo di “Voice of Europe”
Un ruolo centrale nella vicenda lo ricopre il sito “Voice of Europe”, ovvero “la voce dell’Europa”, che in realtà aveva come obiettivo principale quello di diffondere la voce e la propaganda della Russia nel Vecchio Continente.
Dietro ci sarebbe infatti Viktor Medvedchuk, un oligarca ucraino vicino a Putin, evaso dai domiciliari in concomitanza con l’invasione russa del febbraio 2022, poi arrestato dagli uomini di Zelensky e successivamente consegnato a Mosca in cambio della liberazione di alcuni prigionieri ucraini.
Gli italiani e “Voice of Europe”
A “Voice of Europe” avevano concesso interviste due europarlementari italiani: Matteo Gazzini, eletto nella Lega e da poco transitato tra le fila di Forza Italia e dunque nel Ppe, e l’ex leghista Francesca Donato, ora nella Democrazia Cristiana di Totò Cuffaro.
Entrambi hanno fermamente smentito coinvolgimenti nella vicenda. “Sto ricevendo decine di telefonate per colpa di questo accostamento e querelerò chi fa insinuazioni – spiega Gazzini al Corriere della Sera -. Poi fa ridere che mi si chieda se prendo soldi dai russi perché vengo da una famiglia ricca e guadagno bene con le mie aziende”. Quanto all’intervista Gazzini, 38enne imprenditore agricolo bolzanino, ricorda che “in Parlamento c’erano giornalisti di questo sito che evidentemente avevano passato il vaglio delle strutture. Tre mesi fa ho risposto alle loro domande sul mio passaggio a Forza Italia”.
Stessa posizioni anche per la Donato: “Non prendo una lira da nessuno. Ma dico di più: escludo anche che altri colleghi abbiano preso soldi”. Per l’ex leghista, ora “cuffariana”, “chiunque abbia posizioni non in linea con la Commissione viene accusato di filo-putinismo. Una surreale demonizzazione di chiunque dissenta dalla corsa alle armi, alla difesa unica europea”.