Il discorso del pontefice
Papa Francesco, l’appello dalla messa di Pasqua: “Guerra sempre un’assurdità, non si ceda a logica delle armi”
News - di Redazione
La benedizione urbi et orbi, celebrata dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro nel tradizionale messaggio nel giorni di Pasqua, diventa un manifesto politico e un brutale elenco di bollettini di guerra, dai conflitti noti a quelle dimenticati.
È il ruolo complicato di Papa Francesco, ancora fisicamente in difficoltà ma combattivo. Nel suo discorso il pontefice argentino si schiarisce più volte la voce, fioca e affannata, ma legge fino alla fine un testo dalla grande potenza di fronte a 60mila persone.
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Al termine della celebrazione, Francesco è quindi salito sulla “papamobile” per fare un giro tra i vari settori di piazza San Pietro per salutare e benedire le decine di migliaia di pellegrini presenti, che lo acclamavano a gran voce. Il Papa per un tratto ha anche ‘sconfinato’ dal territorio vaticano, attraversando Piazza Pio XII e la prima parte di Via della Conciliazione, per salutare da vicino anche i fedeli che lo attendevano oltre le transenne.
Il messaggio per la pace di Papa Francesco
“Non permettiamo che le ostilità in atto continuino ad avere gravi ripercussioni sulla popolazione civile, ormai stremata, e soprattutto sui bambini”, le parole del pontefice, che ricorda la “sofferenza” che “vediamo negli occhi dei bambini. Hanno dimenticato di sorridere i bambini in quelle terre di guerra. Con il loro sguardo ci chiedono: perché? Perché tanta morte? Perché tanta distruzione? La guerra è sempre un’assurdità e una sconfitta. Non lasciamo che venti di guerra sempre più forti spirino sull’Europa e sul Mediterraneo. Non si ceda alla logica delle armi e del riarmo. La pace non si costruisce mai con le armi, ma tendendo le mani e aprendo i cuori”.
Francesco quindi “invita a al rispetto dei principi del diritto internazionale” e auspica “uno scambio generale di tutti i prigionieri tra Russia e Ucraina: tutti per tutti”. Una battaglia da tempo al centro delle attenzione del pontefice, che ha più volte invitato in Ucraina e Russia il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, per tentare di aprire via di dialogo sul tema.
Dal Papa è arrivato poi un nuovo appello affinché sia “garantita la possibilità di accesso agli aiuti umanitari a Gaza, esortando nuovamente a un pronto rilascio degli ostaggi rapiti il 7 ottobre scorso e a un immediato cessate-il-fuoco nella Striscia”.
Le guerre dimenticate
Come detto, quello di Francesco è apparso a tratti un bollettino di guerra. Non solo Gaza, non solo l’Ucraina: il pontefice ha chiesto di non dimenticare “la Siria, che da quattordici anni patisce le conseguenze di una guerra lunga e devastante. Tantissimi morti, persone scomparse, tanta povertà e distruzione aspettano risposte da parte di tutti, anche dalla Comunità internazionale. Il mio sguardo va oggi in modo speciale al Libano, da tempo interessato da un blocco istituzionale e da una profonda crisi economica e sociale, aggravate ora dalle ostilità alla frontiera con Israele”.
“Un pensiero particolare – ha proseguito poi Bergoglio – rivolgo alla Regione dei Balcani Occidentali, dove si stanno compiendo passi significativi verso l’integrazione nel progetto europeo: le differenze etniche, culturali e confessionali non siano causa di divisione, ma diventino fonte di ricchezza per tutta l’Europa e per il mondo intero. Parimenti incoraggio i colloqui tra l’Armenia e l’Azerbaigian, perché, con il sostegno della Comunità internazionale, possano proseguire il dialogo, soccorrere gli sfollati, rispettare i luoghi di culto delle diverse confessioni religiose e arrivare al più presto ad un accordo di pace definitivo”.