Il caso del sottosegretario
Processo a Del Mastro, i dem parte civile: il sottosegretario imputato per violazione di segreto sulla detenzione di Cospito
Sì del Tribunale di Roma alla costituzione dei parlamentari Serracchiani, Verini, Orlando e Lai. Ribaltata la decisione del gip. Il sottosegretario è imputato per violazione di segreto nella vicenda della detenzione di Cospito
Giustizia - di Frank Cimini
I giudici dell’ottava sezione penale del Tribunale di Roma hanno accolto la richiesta di costituirsi parte civile dì quattro parlamentari del Partito Democratico nel processo a carico del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro imputato di violazione del segreto d’ufficio in relazione alla detenzione dell’anarchico Alfredo Cospito.
I parlamentari ammessi a essere parte civile sono Debora Serracchiani, Walter Verini, Andrea Orlando e Silvio Lai. Le richieste erano state rigettate dal giudice delle indagine preliminari. Il Tribunale ha ribaltato la situazione per fare piena luce sul comportamento del sottosegretario che aveva spifferato al collega di partito e deputato di Fdi Giovanni Donzelli dettagli sulla visita effettuata dai parlamentari nel carcere di Sassari Bancali, soprattutto in relazione agli incontri all’ora d’aria tra l’anarchico allora impegnato in un lunghissimo sciopero della fame e detenuti accusati di essere mafiosi.
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Quanto appreso dal sottosegretario era stato poi utilizzato nel dibattito parlamentare contro gli esponenti del Pd. Tra i testimoni ammessi dal Tribunale ci sono il ministro Carlo Nordio, Giovanni Donzelli e il capo del Dap Giovanni Russo.
La vicenda è controversa. La procura di Roma aveva sollecitato l’archiviazione sostenendo la tesi dell’assenza di rilevanza penale nel comportamento di Andrea Delmastro che invece è finito poi a processo. Va detto pur prendendo atto del successo ottenuto dai parlamentari nel costituirsi parte civile che emerge ancora una volta il vizio del Pd di buttarla sul penale a scapito della politica.
I parlamentari avrebbero potuto e anche dovuto rivendicare l’esercizio di un proprio diritto a visitare quello e altre carceri e rifarlo la settimana dopo, magari ripetendolo in quelle successive, più che tentare di trasferire lo scontro politico nell’aula di giustizia e sperare che il giudice punisse la controparte.
In tutta questa storia resta forte la sensazione che i partiti abbiano regolato e stiano ancora regolando i loro conti sulla pelle di un anarchico detenuto e torturato al 41bis, misura che continua a essere prorogata nonostante addirittura la Procura nazionale antimafia e antiterrorismo abbia espresso davanti al tribunale di sorveglianza di Roma il parere di applicare il regime dell’alta sicurezza, appena un gradino sotto, perché Cospito sarebbe meno pericoloso.
Ma stando al tribunale di sorveglianza e alla Cassazione l’anarchico, proprio con lo sciopero della fame a rischio della vita, avrebbe aumentato il suo carisma nei confronti dei movimenti esterni e quindi sarebbe più pericoloso di prima.