L'escalation in Medioriente
L’Iran pronto all’escalation militare: “Vendicheremo il raid di Israele a Damasco”
La Cia ha avvertito Israele che l’Iran potrebbe tentare un attacco verso il territorio dello Stato ebraico entro le prossime 48 ore in risposta al raid di Damasco sul consolato iraniano in Siria.
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
«Non è detto che il peggio sia dietro di noi, giorni complessi ci aspettano». Una previsione inquietante, soprattutto se a farla, citato dai media. È il comandante dell’intelligence militare israeliana, Aharon Haliva. “Abbiamo rafforzato la prontezza delle nostre forze da combattimento come richiesto, laddove necessario”, “abbiamo rafforzato i nostri sistemi di difesa. Abbiamo aerei da guerra pronti a difendere e pronti a colpire in una varietà di scenari”. Lo ha dichiarato ai giornalisti il contrammiraglio Daniel Hagari, portavoce del capo dell’esercito israeliano (Idf), dichiarazioni che giungono mentre l’Iran promette vendetta per un presunto attacco aereo israeliano che ha colpito il consolato iraniano a Damasco, raid in cui sono stati uccisi 2 generali iraniani.
Israele non ha commentato l’attacco aereo. Hagari ha riconosciuto che Israele ha anche alterato i sistemi Gps locali, affermando che è stato fatto per “neutralizzare le minacce” provenienti dall’estero. Ha riconosciuto che la mossa, che ha avuto effetti sui navigatori, ha causato disagi alla popolazione. Nonostante le nuove minacce, il Comando del fronte interno israeliano non ha ordinato alcun cambiamento nella routine dei cittadini. L’esercito israeliano ha sospeso il congedo a casa per tutte le truppe combattenti a seguito della minaccia di attacchi da parte dell’Iran. Lo ha comunicato l’Idf. Mercoledì sera, l’Idf ha affermato che stava rafforzando le difese aeree e richiamando i riservisti. La Cia ha avvertito Israele che l’Iran potrebbe tentare un attacco verso il territorio dello Stato ebraico entro le prossime 48 ore in risposta al raid di Damasco sul consolato iraniano in Siria. Secondo quanto riporta il giornale arabo Al Mayadeen le forze iraniane starebbero pianificando un attacco combinato con una “pioggia” di droni e missili lanciati dalle sue basi in luoghi strategici all’interno di Israele.
- Cosa vuol dire Pasdaran: chi sono i Guardiani della Rivoluzione islamica in Iran
- Attacco all’ambasciata dell’Iran in Siria, ucciso comandante pasdaran: “Israele terrorista, risposta sarà dura”
- Guerra a Gaza, Israele bombarda anche Aleppo in Siria: nuovo richiamo dell’Aja sugli aiuti umanitari nella Striscia
Guerra e politica. Benny Gantz è ad oggi l’unica alternativa elettorale vincente rispetto a Benjamin Netanyahu. Almeno stando ai sondaggi, che da mesi gli promettono non solo il primato di seggi per il suo partito nel caso di nuove elezioni ma anche il gradimento come premier di un futuro governo. Non è un caso che l’ex capo di stato maggiore dell’esercito – uno dei più apprezzati – abbia sparigliato le carte dell’attuale governo di emergenza retto da Netanyahu, di cui è ministro del Gabinetto di guerra, proponendo di andare al voto anticipato a settembre. Uno strappo inusuale per un leader entrato in politica quasi in punta di piedi ma molto cresciuto nel frattempo. Né sembra averlo bruciato il fatto di aver ceduto in passato proprio a Netanyahu, di cui è stato ministro della Difesa e anche ‘premier alternato’, mai entrato tuttavia in carica per lo scioglimento anticipato della Knesset.
Né che abbia deciso – a guerra iniziata – di entrare nel governo di Netanyahu in nome della difesa della Patria a differenza di Yair Lapid, l’altro leader per eccellenza dell’opposizione. In base agli ultimi sondaggi disponibili, se Gantz guidasse l’attuale opposizione al governo Netanyahu avrebbe 76 seggi su 120 contro i 44 della coalizione di destra del premier. Un distacco di 32 rappresentanti che non si registra da decenni nella politica israeliana, abituata oramai quasi sempre a maggioranze per lo più striminzite. “Ferma la guerra a Gaza, fermala subito”. È questa l’esortazione che Jill Biden ha rivolto al marito, secondo quanto raccontato dallo stesso Joe Biden durante l’evento per il Ramadan che si è svolto martedì alla Casa Bianca, rivela oggi il New York Times.
Il giornale racconta, citando uno dei partecipanti all’incontro a porte chiuse, che uno degli esponenti della comunità islamica che hanno accettato l’invito di Biden – e non l’hanno declinato come hanno fatto altri per protesta per la guerra a Gaza – ha detto che sua moglie non voleva che lui andasse alla Casa Bianca a causa del sostegno dell’amministrazione Biden ad Israele. A questo punto, il presidente ha detto di comprendere spiegando che anche sua moglie, in privato, continua a chiedergli di fare di tutto per fermare la guerra a Gaza. Ieri Biden ha avuto un colloquio telefonico con Netanyahu, durato, secondo i media israeliani 45 minuti. Una telefonata non programmata. Lo riferisce una fonte citata dalla Cnn, secondo cui il colloquio è stato fissato dopo l’uccisione dei sette operatori di World Central Kitchen (Wck) in un raid israeliano su Gaza. L’emittente americana ha riportato che all’indomani del raid, Biden era “arrabbiato”, “sempre più frustrato” e pronto a mettere al corrente di ciò Netanyahu nella loro conversazione, secondo un alto funzionario dell’Amministrazione. “Esprimerà quelle frustrazioni”, ha aggiunto. E così è stato.