I risultati dell’inchiesta dell’esercito sull’uccisione dei 7 operatori umanitari a Gaza hanno mostrato “che quell’incidente non sarebbe dovuto accadere” ed è “contrario agli standard operativi“. “Coloro che hanno approvato il raid – ha continuato l’indagine presentata al capo di stato maggiore Herzi Halevi – erano convinti di colpire operativi armati di Hamas e non impiegati di World Central Kitchen (Wck)“. “L’attacco – si spiega – è un grave errore che deriva da una seria mancanza dovuta ad un’identificazione errata, a errori nelle decisioni e a un attacco contrario a standard operativi“. L’Idf “solleverà i responsabili“. Tra i sollevati dall’incarico, ci sono i diretti responsabili dell’attacco tra cui il comandante dell’unità di fuoco, un maggiore, un colonnello della riserva e il capo dello staff della Brigata.
Chi sono i responsabili della morte degli operatori umanitari della ong Wcr a Gaza
Una nota di riprovazione è stata inviata anche al Comandante del Fronte sud dell’esercito. L’Idf ha poi ricostruito quanto accaduto lo scorso 1 aprile in base alle risultanze dell’indagine. “Le forze dell’ordine – è scritto – hanno identificato un uomo armato su uno dei camion degli aiuti e subito dopo un altro ancora“. Dopo che le 3 auto hanno lasciato il deposito dove erano stati scaricati gli aiuti, “uno dei comandanti ha erroneamente pensato che gli uomini armati si trovassero all’interno delle auto e che si trattasse di terroristi di Hamas. Le forze dell’ordine non hanno identificato i veicoli in questione come associati al Wck“. “A seguito di un’errata identificazione da parte delle forze dell’ordine, le forze armate – si prosegue – hanno preso di mira i tre veicoli della WCK sulla base dell’errata classificazione dell’evento e dell’errata identificazione dei veicoli come aventi a bordo agenti di Hamas, con il conseguente attacco che ha portato alla morte di sette operatori umanitari innocenti“.
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Operatori della Wcr uccisi a Gaza: l’indagine interna dell’Idf
I risultati dell’indagine son stati già presentati ai responsabili del Wck e agli ambasciatori internazionali. “Le scuse dell’esercito israeliano per l’oltraggiosa uccisione dei nostri colleghi rappresentano un freddo conforto. Le nostre operazioni rimangono sospese“: lo ha dichiarato Erin Gore, ceo della World Central Kitchen (Wck) in seguito ai risultati dell’inchiesta dell’esercito israeliano sull’uccisione di 7 operatori umanitari a Gaza. Lo riporta il sito di Wck rinnovando la richiesta della creazione di una commissione indipendente per indagare sulle uccisioni: “L’Idf non può indagare in modo credibile sul proprio fallimento a Gaza“. Intanto, è scattato l’allarme sicurezza per le sedi diplomatiche israeliane. Sarebbero state chiuse ben 30 ambasciate dello Stato Ebraico, tra cui quella di Roma.
Allarme sicurezza per le sedi diplomatiche israeliane: l’ambasciata di Roma
La notizia è stata riportata da Haaretz e da The Times of Israel che ha citato una fonte diplomatica secondo cui le misure di sicurezza sono state accresciute in tutte le istituzioni israeliane nel mondo dallo scorso 7 ottobre. Ci sarebbe anche l’ambasciata d’Israele a Roma tra le circa 30 sedi diplomatiche israeliane chiuse oggi per il timore di una rappresaglia dell’Iran a seguito dell’attacco (non rivendicato ufficialmente dallo Stato ebraico) che ha colpito il consolato di Teheran a Damasco, in Siria, uccidendo il principale generale dei pasdaran nel Levante, Mohammad Reza Zahedi. Fonti diplomatiche israeliane sentite da Agenzia Nova non hanno confermato né smentito la notizia della chiusura della sede diplomatica d’Israele, situata in via Michele Mercati, vicino Villa Borghese, a Roma. La misura precauzionale arriva nel cosiddetto Quds Day, la Giornata internazionale di Gerusalemme istituita nel 1979 dal leader della rivoluzione iraniana, Ruhollah Khomeini, nell’ultimo venerdì del mese sacro islamico del Ramadan, che quest’anno coincide con il 182esimo giorno di guerra tra le forze israeliane e il movimento islamista palestinese Hamas nella Striscia di Gaza.