La co-fondatrice del Pd

Intervista a Sandra Zampa: “Schlein presente nei territori, ma stiamo aspettando il nuovo Pd”

«Sulle candidature e le liste mi sarei aspettata maggior confronto. Elly è molto presente nei territori, però c’è una macchina che si chiama partito che non si è avviata. Le suggestioni innovative che il Pd portava con sé si sono perse...»

Interviste - di Umberto De Giovannangeli

10 Aprile 2024 alle 11:30

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Intervista a Sandra Zampa: “Schlein presente nei territori, ma stiamo aspettando il nuovo Pd”

“Il ‘nuovo’ Pd? Francamente non so cosa sia. Ambivamo ad essere una comunità, una famiglia, invece troppo spesso diamo l’idea di essere un condominio rissoso”. A sostenerlo è Sandra Zampa, co-fondatrice del Partito Democratico, senatrice Dem, capogruppo PD alla commissione Affari Sociali, Sanità, Lavoro e Previdenza di Palazzo Madama, prodiana doc della prima ora.

Da Bari al Piemonte, passando per la Basilicata. Senatrice Zampa, nel centrosinistra volano gli stracci. Lei come la vede?
Il problema delle alleanze è molto lontano dall’essere risolto. C’è un grande punto interrogativo sulla qualità delle relazioni, persino sulla volontà di portarle avanti. Personalmente sono da sempre convinta che le alleanze non si costruiscono a tavolino ma con un lavoro molto paziente, molto assiduo e devono coinvolgere fortemente non solo chi guida le formazioni politiche ma quanto meno la classe dirigente intesa in un senso più vasto. Ci vogliono iniziative di confronto su temi concreti. Perché se vogliono davvero essere solide, e non frutto di meri accordi di vertice, peraltro estremamente volatili come dimostrano le vicende di queste settimane, le alleanze vanno costruite a partire dai temi, a cominciare da quelli che si prestano a una condivisione molto più larga.

Un esempio?
La sanità. Ed anche la lotta alle diseguaglianze, sociali, di genere, la questione della casa. Gli argomenti non mancano. Credo però che questa ricerca di un terreno d’azione comune vada fatta con molta ma molta più intensità e impegno di quanto non sia avvenuto finora. Nei giorni scorsi mi ha molto colpito in un tweet di Parisi, un sondaggio, citato e consultabile, che fa vedere che mentre gli elettori e iscritti del Partito democratico, pur avendo delle perplessità in merito all’alleanza col Movimento 5Stelle sono largamente più consapevoli e disponibili a costruirla quest’alleanza, sul fronte dei 5Stelle, la loro base sembra molto più recalcitrante. Anche questo è un elemento che conferma come sia di fondamentale importanza avviare e sviluppare un lavoro di conoscenza reciproca molto più intenso ed efficace di quanto sin qui è stato. Siamo in mezzo ad una tempesta, è inutile e sbagliato negarlo. Una tempesta che ha anche un’altra spiegazione, molto meno nobile…

Vale a dire?
Ci stiamo avvicinando alle europee e, visto che si vota con il proporzionale, ci si batte per prendere due voti in più per il proprio partito, avendo poca o nulla attenzione alle ricadute di eventuali scontri, come quello che si è consumato sulla vicenda della Puglia, o in Piemonte, dove il casino, mi si lasci passare il termine, era scoppiato molto prima che emergessero i fatti di cronaca di questi giorni. I 5Stelle non hanno mai accettato di confrontarsi con il Pd sul candidato presidente.

Il “nuovo Pd” è ancora ostaggio di cacicchi locali e nazionali?
Cosa sarebbe questo “nuovo Pd”? A me non è chiaro. Sinceramente penso che il “nuovo Pd”, se ci si riferisce al dopo Schlein, non ci sia. Una discontinuità netta con il passato non mi pare sia avvenuta, e nel dire questo non faccio un processo alle intenzioni e lontano da me gettare la croce addosso a Elly. La mia è una constatazione di fatto. Un problema che mi sento di sottolineare con preoccupazione è la mancanza o la scarsità di un confronto intenso come dovrebbe essere. Non c’è. Non abbiamo fatto discussioni politiche anche su un tema che vedo molto presente sui giornali.

A cosa si riferisce, senatrice Zampa?
Al tema delle candidature, alla composizione delle liste. Capisco che non è che devi discutere nome per nome in Direzione, e fin qui siamo tutti d’accordo, ma almeno sui criteri vogliamo confrontarci, individuando una sede in cui discutere tra di noi i criteri su cui fare delle liste molto gratificanti, ad esempio, per chi ha lavorato bene. Un giudizio di merito sull’impegno avuto e i risultati ottenuti va dato. È un fatto di giustizia anche questo. Non è che si può azzerare tutto, dire che finora abbiamo scherzato. Il “nuovo” non può risolversi nell’azzeramento del passato. La politica deve avere memoria e una visione del futuro. Non può vivere in un eterno presente, che non ammette un prima e un dopo. Si poteva discutere di tutto questo. Così come sulla discussione politica. Parto dalla mia esperienza. In questi mesi, mi sono sentita molto gratificata dal mio lavoro. Quello che faccio mi piace molto. Lavoro in autonomia, abbastanza bene con il gruppo in Senato, ho un lavoro molto intenso al Consiglio d’Europa, dove sono Rapporteur su un dossier legato all’immigrazione. Ma in generale credo che sia venuto meno il senso di una comunità. Lungi da me personalizzare la questione e mettere in croce Elly. Ma con onestà e franchezza devo dire che mi sarei aspettato uno sforzo maggiore.

In che senso?
Nel senso che proprio per come sono andate le primarie, forse il lavoro di partito e nel partito, doveva enormemente aumentare. Davo per scontato che sia Elly che Bonaccini sentissero entrambi l’urgenza e la necessità di andare in questa direzione. Tu vinci le primarie, mi riferisco alla Schlein, ma perdi nel partito, perché nei circoli ha vinto Bonaccini. Ammetterai che c’è un lavoro da fare, o basta dire è andata così e ricominci come se nulla fosse. Io non penso questo. Il che, sia chiaro, non vuol dire che non riconosci che Elly è la legittima Segretaria. Ma sia lei che Bonaccini, come presidente del Pd, dovevano rendersi conto dell’urgenza di questo lavoro, perché negli anni ho visto venir meno questo impegno di rafforzamento del partito. E lo dice una che non viene da una storia di partito. Al contrario, vengo dalla società civile. Sono stata candidata, quando è caduto il governo Prodi, in quota “prodiana”, mettiamola così ammesso che sia mai esistita, come diceva Prodi, visto che eravamo tre o quattro. Io e Vassallo eravamo due nomi della società civile che arrivavano da Bologna. Penso, però, che un partito sia una comunità. E se questa comunità non la coltivi, non la frequenti, non ha una relazione importante con essa, i risultati si vedono, e non sono certo positivi. Capisco andare in giro, incontrare le persone, cosa che Elly fa tantissimo. Quello che non le si può rimproverare è di non essere molto presente nei territori. Ma c’è una macchina che si deve mettere in moto, che si chiama partito, che non si è avviata. Cos’è realmente il Pd? Occorre ricominciare dai fondamentali. Creare occasioni d’incontro, di confronto, assemblee, iniziative nazionali su temi, non solo le aree che s’incontrano qua o là. In questo modo il Pd diventa una sommatoria di piccole comunità che finiscono per perseguire interessi che possono entrare in conflitto. Se non si rema tutti nella stessa direzione, poi hai quel sistema correntizio che fin dall’inizio ha fatto male al Pd. E questo da quando siamo nati. Io ho sempre parlato contro il sistema correntizio, inteso come sistema di potere e di carriera, mentre sono assolutamente a favore dell’idea che le correnti, se vogliamo chiamarle così, siano aree di cultura, di sensibilità. Allora sì che ci sta. Ma se divieni gestore di potere, è come se invece di una famiglia, fossimo un condominio litigioso. Se più sono potente più porto via spazio agli altri, questo non va bene.

Conclusione?
Quel nuovo è come Godot. Mai il Pd è stato quello che doveva essere. Mai. Ha avuto momenti migliori e altri peggiori. Sicuramente Elly si è trovata una situazione già difficile in partenza, ma è proprio l’anomalia, di cui parlavo in precedenza, che l’ha portata a essere Segretaria, che avrebbe dovuto darle una spinta motivazionale in più. Forse le suggestioni innovative che il Pd portava con sé erano troppo impegnative. Si sa che quello che hai sognato quando poi si realizza perde un po’ del mito dell’origine. Però adesso l’abbiamo perso tutto. Pensiamo alla Basilicata. Invece di quella roba allucinante che abbiamo visto, perché non sono state fatte le primarie? Lo strumento delle primarie va bene un posto sì e un altro no? Faremo le primarie per scegliere i parlamentari e poi introduci un sacco di eccezioni. È stata una somma di piccoli contraddizioni e tradimenti della sua ispirazione originaria, che messi assieme lentamente trasformano quello che doveva essere un partito nuovo in un partito vecchio esattamente come tutti gli altri. E questo è un peccato.

Resta il tema dell’alleanza con i 5 Stelle di Conte. Un tema pare ineludibile.
Non è che ce l’ha prescritto il medico. Dobbiamo tutti sceglierlo. Le cose che funzionano sono quelle che si scelgono insieme. Io sono convinta che ci voglia un lavoro molto impegnativo, intenso. Ho visto Fratelli d’Italia e la Lega tirarsi schiaffi sulla faccia quando la Meloni stava all’opposizione, salvo poi avere vinto stando insieme come se nulla fosse. Addirittura, poco prima del voto le era stato detto, dagli alleati, che anche se FdI fosse stato il primo partito non era detto che lei sarebbe stata in automatico presidente del Consiglio. Ma sono riusciti a stare insieme, a fare coalizione, forse perché il collante del potere ha tenuto meglio che a sinistra. Dalle nostre parti, il potere non è mai stato un elemento sufficiente. I due governi dell’Ulivo, guidati da Prodi, hanno pagato la stupidità di non comprendere il valore di restare assieme in momenti di difficoltà. Dobbiamo trarre una lezione da questo. Costruire un’alleanza nel tempo, con pazienza, scegliendola davvero. Questo comporta che tutta la classe dirigente a partire da chi guida le formazioni politiche, abbia l’umiltà e il buon senso di mettersi all’ascolto per coinvolgere gli iscritti, i gruppi dirigenti nella dizione più larga possibile, e al tempo stesso aprire su altri fronti. Dobbiamo avere la forza e il coraggio per far sì che quella vocazione riformista si manifesti e si sviluppi molto di più, e quindi ci sia anche una interlocuzione con altri soggetti, non solo noi e 5Stelle. Capisco le difficoltà, che le europee sono destinate ad accrescere, ma nelle alleanze vi sono elementi che non possono venire meno, che sono la lealtà, la solidarietà. Altrimenti “credevo che fosse amore, invece era un calesse”, dove la gente sale e scende. E questo non va proprio bene.

10 Aprile 2024

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