Un nemico per alleato
Giuseppe Conte, il nemico alleato del Pd
Il Pd verso la resa, ma Conte non ha ancora deciso se accontentarsi. E sull’uscita dei 5Stelle dalla Giunta regionale tiene la suspance fino stamattina
Politica - di David Romoli
Stavolta la suspence c’è tutta, o almeno ieri sera era ancora altissima. Alle 11.30 è in programma a Bari la conferenza stampa nella quale Giuseppe Conte dovrebbe chiarire se il Movimento resterà o no nella Giunta regionale o se l’assessora 5S Rosa Barone si dimetterà. L’avvocato, al quale il senso della scena non manca, per ora annuncia solo “la necessità di una svolta”. Cosa intenda lo si saprà stamattina e il riflesso sulla querelle di Bari sarà immediato e decisivo: va da sé che abbandonare la Giunta e la maggioranza, su temi nevralgici e per il Pd dolorosissimi come la legalità e questione morale, chiuderebbe una volta per tutte la partita della candidatura per il sindaco di Bari.
Al momento, infatti, quella travagliata e per molti versi disastrosa vicenda non è ancora finita. Laforgia, candidato civico indicato per primo da Nicki Vendola e poi sponsorizzato dai 5S, ha fatto il classico “passo di lato”. Non si è ritirato ma ha messo la sua candidatura nelle mani dei partiti, come del resto aveva fatto anche il candidato del Pd Leccese nel comizio con Elly Schlein della settimana scorsa. Il Movimento ha subito confermato la sua candidatura, proprio come aveva fatto dal palco di quel comizio Elly.
In entrambi i casi la conferma può significare tutto: sia la decisione di non arretrare comunque sia quella di lasciare uno spiraglio aperto per “il terzo uomo”, cioè per una nuova candidatura in grado di riconciliare i duellanti. Politicamente sarebbe una vittoria netta per Giuseppi e la minoranza del Pd prende malissimo l’arrendevolezza di Elly, ma il rischio di perdere Bari e di squassare il campo largo per la segretaria è probabilmente troppo alto.
Fosse per lei la via d’uscita del terzo candidato sarebbe percorribile. Non è detto che Conte, consapevole di aver messo a segno un colpo grosso nella competizione con il partito quasi-alleato la pensi allo stesso modo. Prima di tutto però l’ipotetico terzo candidato dovrebbe avere un nome e tutto dice che il solo papabile con un identikit tale da poter convincere i 5S è Giancarlo Carofiglio: scrittore di successo, presenza televisiva stabile e notorietà conseguente garantita, ex senatore al di sopra di ogni sospetto e per di più, particolare per il Movimento non secondario, ex magistrato.
Ieri pomeriggio Vendola e il leader di Sinistra italiana Fratoianni erano a Bari, alla ricerca affannosa di una soluzione. Per il bene della coalizione, certo, ma anche, forse soprattutto per quello del cartello Avs, l’alleanza tra Sinistra italiana e Verdi. La prima sostiene Laforgia, i secondi l’ecologista Leccese. Nulla di grave finché si trattava solo di primarie. Discorso diverso se i due partiti gemellati dovessero correre con liste contrapposte proprio nel giorno delle elezioni europee.
Raggiungere il quorum del 4% necessario per spedire qualche proprio rappresentante a Strasburgo è già difficile così, la plateale divisione renderebbe la missione quasi impossibile. Ma a martellare sulla necessità del candidato nuovo di zecca non c’è solo Fratoianni. Ieri lo ha chiesto di nuovo e a voce altissima, Goffredo Bettini, l’eterna eminenza grigia che nel Pd ancora pesa parecchio. Non che ci sia bisogno di grandi sforzi per convincere la segretaria. Lei, nonostante le proteste della minoranza che vorrebbe una reazione ben più dura agli attacchi e ai colpi bassi di Conte, è quasi certamente prontissima, pur non potendolo dire apertamente.
L’incognita è Conte che scoprirà le sue carte stamattina: se resterà nella Giunta di Michele Emiliano la strada per risolvere lo psicodramma di Bari sarà aperta, anche se non ancora percorsa e col rischio sino all’ultimo di nuovi incidenti. La “novità” di cui l’avvocato ha bisogno per giustificare la scelta di non uscire dalla maggioranza regionale sarebbe la creazione di un nuovo assessorato alla Legalità, affidato naturalmente a un 5S o a uno sceriffo di suo gradimento.
Nel complesso il prezzo pagato dal Pd per evitare la rottura definitiva sarebbe salato: il ritiro di Leccese è una sconfitta, affidare ai 5S il compito di sorvegliare i comportamenti della Giunta Pd va oltre i confini dell’umiliazione. Poco male: Bari val bene un inchino. In parte la scelta di Conte dipenderà dalle trattative dirette con Emiliano: i due dovrebbero incontrarsi stamattina, subito prima della conferenza stampa. Ma la posta in gioco è più alta: il leader dei 5S mira a indicare lui il candidato per la presidenza di Regione l’anno prossimo e rompendo ora allontanerebbe di molto la conquista della candidatura. È il solo elemento che lo spinge verso l’accordo. Purché gli si diano alcune garanzie anche su quel fronte, naturalmente.