Chissà perché stavolta i giornali e le Tv non parlano di inchieste ad orologeria. In genere lo fanno. Quando l’oggetto dell’attacco è la destra lo fanno sempre. E non c’è niente di male a denunciarlo, perché è quasi sempre vero. Ed è anche vero che di solito la vittima dell’assalto è di destra. Da Berlusconi in poi. Prima erano i socialisti.
Stavolta la novità è che la vittima è il Pd. Il fuoco si concentra in Puglia. Arresti, avvisi di garanzia, reati vaghi, indizi vaghi. Il Pd non era abituato. E non se lo aspettava. Anche perché il Pd, e prima gli altri partiti-guida della sinistra, avevano sempre avuto un rapporto solido con la magistratura – più o meno dalla metà degli anni Settanta – che li metteva abbastanza al riparo da queste mascalzonate.
Le cose sono cambiate. Oggi la magistratura d’assalto, cioè le Procure impegnate in politica, è largamente sotto il controllo dei 5 Stelle. In modo sempre più organico. Molti loro esponenti ormai siedono in Parlamento, anche con incarichi di primo piano, sono diventati luogotenenti di Conte.
I 5 Stelle non sono più la vecchia pattuglia grillina, sovversiva, anarchica e giustizialista. Quelli erano giustizialisti ma non di potere. Di strada. Erano allergici al potere e quindi per loro era impossibile un rapporto organico e paritario con le Procure.
Con Conte le cose sono cambiate. Conte non è stato mandato lì a comandare né da Grillo né da Dibba. È stato designato da alcuni poteri forti i quali vogliono però il tornaconto. Cioè il rafforzamento dei loro poteri. E quindi il rafforzamento di potere dei 5 Stelle.
E oggi, specialmente alla vigilia delle elezioni europee – che non prevedono alleanze tra i partiti – il nemico da battere è il Pd. E in assenza di armi politiche restano solo la magistratura e le inchieste ad orologeria. Finché hanno avuto il potere, i 5 Stelle potevano usare altre armi, di tipo clientelare.
Hanno messo miliardi e miliardi sui vari superbonus e gestito in modo e con spirito clientelare anche il reddito di cittadinanza. Operazioni che hanno fruttato loro milioni di voti. Ora quelle leve sono in altre mani. Restano solo le manette. Che permettono di saldare il vecchio giustizialismo col nuovo poterismo.
Il Pd riuscirà a reagire o si farà stritolare come fecero i vecchi partiti di centrosinistra ai tempi di Mani pulite? È una sfida difficile. Non la si può affrontare a capo chino. Bisogna che il Pd scenda in campo, denunci la manovra, indichi la giustizia ad orologeria, rompa con Conte. Non con i 5 Stelle: con Conte.
Con l’uomo di potere e di manovra che ha guidato quel movimento dal qualunquismo di strada al qualunquismo di palazzo. Se il Pd non fa così Conte e Procure lo annientano. E poi ci vorrà mezzo secolo per vedere riapparire qualche nuvola di sinistra.