Niente riso, pane e pasta. Soprattutto pesce, carne e uova. L’ultimo a tirare fuori la dieta paleolitica è stato Marcos Llorente, calciatore spagnolo dell’Atletico Madrid. Un regime ispirato al modello degli esseri umani vissuti circa 10mila anni fa, prima della nascita di agricoltura e allevamento, basato sull’assunzione di soli alimenti già esistenti in natura. È una dieta che spesso esponenti della comunità scientifica non approvano perché carente in carboidrati in certi gruppi vitaminici ma abbondante in proteine, grassi e colesterolo.
“È una filosofia di vita e mi permette di essere sempre al 100%. Non lo faccio tanto per il calcio, quanto per la mia salute”, ha detto il calciatore in un’intervista alla trasmissione radiofonica El Larguero. “La sto seguendo e continuerò a farlo anche quando smetterò di giocare a calcio. Lo faccio per la salute, non per l’attività sportiva. Di che cosa si tratta? Bisogna mangiare ciò che gli uomini mangiavano nel paleolitico. Quindi eliminare tutti i cibi ultra-processati. Cereali, pasta, pane, grano, riso e latticini. Posso mangiare carne, pesce, uova, verdure, frutta. Carboidrati? Soltanto patate, patate dolci e manioca”.
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Cos’è la dieta paleolitica
La dieta paleolitica consiste nel riportare il regime a quello dell’essere umano tramite cui è sopravvissuto e si è evoluto per oltre due milioni e mezzo di anni. E quindi quando gli esseri umani non gestivano grandi allevamenti, prima dell’avvento dell’agricoltura 12mila anni fa. Quando il cibo veniva cacciato e raccolto, quando digiunare non era qualcosa di inconsueto o inconcepibile e quando per procurarselo ci si doveva muovere e spostare. Frutta e verdure di stagione. Niente cibo processato, niente cibo confezionato. Niente salumi e insaccati, formaggi e latticini. Niente cereali e legumi. Addio riso, pane e pasta. I carboidrati introdotti soprattutto tramite le patate. Fondamentale la frutta secca. Niente dolci, bevande gassate, alcol e caffè.
Parlare di dieta paleolitica può essere però anche impreciso se non fuorviante: gli esseri umani che vivevano in aree tropicali e subtropicali avevano maggiore accesso al cibo vegetale mentre nel Nord Europa era privilegiata la cacciagione. A sollevare altre incongruenze uno studio pubblicato nel 2014 da Nature Communications che si concentrava sulle abitudini alimentari degli Hadza, una comunità di meno di mille individui che vive in Tanzania in condizioni piuttosto simili a quelle dell’essere umano durante il Paleolitico. Gli uomini si dedicano alla caccia, le donne al raccolto. Si nutrono principalmente di carne, miele, tuberi, bacche, semi e frutti del baobab. E tutti si muovono molto. Dallo studio è emersa una dieta per oltre il 70% vegetariana, aspetto piuttosto lontano dallo schema adottato oggi dalla cosiddetta paleodieta, di solito più ricca di proteine di origine animale.
I rischi per la salute
Al centro del dibattito le implicazioni per la salute della dieta paleolitica. Secondo alcuni esperti è sconsigliata in caso di gravidanza, allattamento e per chi soffre di patologie renali, epatiche e diabete. Un regime del genere o quantomeno simile è consigliato nei casi di malattie infiammatorie croniche intestinali. La dieta paleolitica non è mirata a perdere peso e spesso viene consigliata come una sorta di linea guida di principi più che come una dieta dalla quale non sono concessi sgarri.