Il caso del 36enne rom

Il dramma di Hasib, giù dalla finestra durante un controllo della polizia

Il 36enne rom, sordo dalla nascita, precipitò dalla sua camera nell’appartamento di Primavalle. Verso la richiesta di rinvio a giudizio per gli agenti. Secondo i pm, prima di cadere fu picchiato, legato e minacciato con un coltello. L’uomo ha raccontato di essere stato gettato nel vuoto, per l’accusa fu indotto a buttarsi

Giustizia - di Angela Stella

12 Aprile 2024 alle 18:30

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Il dramma di Hasib, giù dalla finestra durante un controllo della polizia

La Procura di Roma ha chiuso le indagini a carico di tre poliziotti coinvolti nella vicenda di Hasib Omerovic, giovane sordomuto di etnia rom precipitato il 25 luglio 2023 dalla finestra della sua camera nel suo appartamento a Primavalle, durante una attività di controllo da parte degli agenti. L’atto prelude alla richiesta di rinvio a giudizio.

Nei confronti dei tre, i pm di piazzale Clodio contestano, a seconda delle posizioni, i reati di falso e tortura. In particolare, del reato di tortura viene accusato l’assistente capo della polizia Andrea Pellegrini, all’epoca dei fatti in servizio nel distretto di Primavalle.

Secondo quanto si legge nel capo d’imputazione, il poliziotto “dopo essere entrato all’interno dell’abitazione, immediatamente e senza alcun apparente motivo colpiva Omerovic con due schiaffi nella zona compresa tra il collo ed il viso” dicendogli “con fare decisamente alterato” la frase ‘non ti azzardare mai più a fare quelle cose, a scattare foto a quella ragazzina’”.

Il riferimento è ad un presunto episodio durante il quale Omerovic avrebbe infastidito una ragazzina per strada e le avrebbe scattato delle foto. Tornando alla ricostruzione dei fatti, successivamente il poliziotto “impugnava un coltello da cucina e lo brandiva all’indirizzo di Omerovic chiedendogli, sempre con fare alterato e urlando, che utilizzo ne facesse; avendo trovato la porta della stanza da letto di Omerovic chiusa a chiave la sfondava con un calcio, sebbene il 36enne si fosse prontamente attivato per consegnare le chiavi”.

Inoltre “intimava a Omerovic di entrare all’interno della sua stanza da letto e lo costringeva a sedere su una sedia; dopo aver recuperato un filo della corrente di un ventilatore, lo utilizzava per legare i polsi” dell’uomo e “brandiva, ancora una volta, all’indirizzo dell’uomo il coltello da cucina in precedenza utilizzato, nel contempo minacciandolo, urlando al suo indirizzo la seguente frase ‘se lo rifai, te lo ficco nel c…’”.

A Pellegrini è contestato anche il reato di falso in concorso con altri due colleghi per avere attestato che l’intervento nell’appartamento fosse “dipeso dall’essersi incrociati per strada lungo il tragitto e non, come realmente accaduto, da accordi telefonici previamente intercorsi”.

I tre avrebbero inoltre attestato di aver ricevuto dai condomini dello stabile, una volta giunti sul posto, informazioni secondo cui “all’interno dell’appartamento degli Omerovic vivevano più persone che danno spesso problemi al condominio, in quanto vivono in uno stato di scarsa igiene e riferivano inoltre che durante alcune litigate all’interno dell’abitazione si sentivano spesso urla e lanci di oggetti come bicchieri e coltelli dalla finestra, laddove tali informazioni erano state, in realtà, acquisite soltanto dopo che Hasib Omerovic era precipitato nel vuoto”.

Infine i poliziotti avrebbero omesso “di indicare tutte le condotte poste in essere da Pellegrini all’interno dell’appartamento”. La posizione di un quarto indagato, Fabrizio Ferrari, che ha collaborato alle indagini, è stata invece stralciata con l’accusa di falso. Il 2 febbraio Omerovic era stato sentito dai magistrati Michele Prestipino e Stefano Luciani.

Come riferito dai suoi legali Susanna Zorzi e Arturo Salerni e dal segretario e deputato di +Europa Riccardo Magi che della vicenda si è occupato sin dall’inizio, quel giorno l’uomo ricostruì nel dettaglio quanto avvenuto, confermando quanto riportato nell’esposto promosso dai propri genitori all’indomani della vicenda.

Ha affermato “di essere stato aggredito e picchiato dagli agenti con calci, pugni e oggetti contundenti; ha riconosciuto un agente come protagonista della brutale aggressione; ha dichiarato di essere stato legato ai polsi da un cavo elettrico e, in alcuni momenti di essere stato incappucciato. Infine ha confermato di essere stato afferrato per poi essere scaraventato dalla finestra dell’appartamento di via Gerolamo Aleandro”.

In realtà la versione dell’accusa è che è stato indotto a gettarsi. Comunque si ribadisce che fino al termine degli eventuali tre gradi di giudizio vige la presunzione di innocenza per i poliziotti coinvolti.

“Aspettiamo di vedere gli atti per comprendere come mai non siano state formulate ipotesi di reato in merito alla caduta di Hasib dalla finestra”, ha dichiarato Riccardo Magi. “In ogni caso è importante che l’inchiesta sia andata avanti perché parliamo di ipotesi di reati gravissimi commessi da funzionari dello stato. Più in generale e necessario ribadire l’importanza di non abrogare il reato di tortura come si chiede da più parti”.

12 Aprile 2024

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