L'ex magistrato rinuncia
Conte boccia anche Colaianni, ultima carta per unire M5S e Pd a Bari: “Nessun motivo per accantonare Laforgia”
Politica - di Carmine Di Niro
Le vere primarie di coalizione saranno, a questo punto e se non dovesse cambiare ulteriormente lo scenario, le elezioni amministrative. A Bari il “campo largo” pare ormai un lontano ricordo e anche la “carta” Nicola Colaianni, ex parlamentare Pds, magistrato (proposto dagli stessi 5 Stelle come laico al Csm) e docente universitario in pensione, giocata da Nicola Vendola per ricompattare Pd e 5 Stelle, è stata bruciata.
Giuseppe Conte da Corigliano-Rossano, dove ha aperto la campagna elettorale del suo movimento per europee e amministrative, ha allontanato infatti l’idea di sostenere Colaianni come candidato unitario del centrosinistra, un nome terzo rispetto ai due ex contendenti delle primarie, Michele Laforgia e Vito Leccese, per arrivare al voto compatti contro la destra barese.
Il “no” di Conte a Colaianni
“Non abbiamo ragioni per accantonare la candidatura di Michele Laforgia a sindaco, ma vedremo quello che succederà nelle prossime ore”, ha detto Conte parlando con i giornalisti. “Abbiamo una sfida importante, una sfida che sta diventando anche di risonanza nazionale – ha detto l’ex premier parlando con i giornalisti a Corigliano Rossano – Dobbiamo pensare alla comunità barese, e serve un segnale di forte rinnovamento. Lasciamo che siano le forze locali a valutare la situazione. Laforgia non l’abbiamo scelto noi, ma la comunità civica e le componenti sane di Bari. E in questo senso ci ha convinto”.
Le inchieste che hanno terremotato le primarie
Laforgia e Leccese avrebbero dovuto sfidarsi alle primarie lo scorso 7 aprile ma nei giorni precedenti ci sono stati 130 arresti per voto di scambio politico-mafioso alle elezioni del 2019, tra cui l’ex consigliera comunale di maggioranza Carmen Lorusso e suo marito Giacomo Olivieri; e l’inchiesta che ha portato alle dimissioni dell’assessora regionale di Trasporti, Anita Maurodinoia (ex Pd), indagata per corruzione elettorale con suo marito che è stato arrestato. Da qui la decisione del M5s di sfilarsi dalla competizione. Nei giorni scorsi, poi, si è aggiunta una ulteriore indagine che ha fatto finire ai domiciliari per corruzione un ex assessore della giunta Emiliano, Alfonso Pisicchio, arrestato con suo fratello Enzo.
Lo sfidante Romito
A pesare forse nel ‘no’ all’ipotesi Colaianni anche il dato anagrafico: l’ex magistrato ha 78 anni, lo sfidante Fabio Romito, consigliere regionale proveniente dalla Lega, ne ha 36. Il rischio è che la sfida diventi una sorta di scontro generazionale.
Da parte su Colaianni, in una intervista al Corriere della Sera, aveva sostanzialmente accettato l’invito da da parte di Vendola per una candidatura unitaria. “Se l’invito venisse da tutte le forze politiche, mi piacerebbe. Anche perché in questa fase politica credo sia doveroso dare una mano, mettendo a disposizione le proprie competenze”, aveva spiegato l’ex giudice.
Colaianni rinuncia
Una chiusura, quella di Conte sul nome di Colaianni, che ha spinto il 78enne ex parlamentare del Pds ad annunciare in una nota il suo passo indietro.
“Ho accolto – spiega l’ex magistrato – con spirito di servizio la proposta di candidarmi unitariamente per il centrosinistra per evitarne la divisione da più parti temuta. Ho garantito ai due candidati, e alle forze che li sostengono, pari dignità, controllo sulla pulizia delle liste, trasparenza e, naturalmente, legalità. Ho riscontrato, tuttavia, che, pur nella sostanziale convergenza ideale e programmatica, permangono rigidità che non rendono possibile una composizione“.
Prosegue poi Colaianni: “Con lo stesso spirito di servizio rinuncio perciò al tentativo e rimetto con serenità ai due candidati il compito di porre le basi per il sostegno reciproco nelle fasi ulteriori del procedimento elettorale“.