La sentenza diventa un caso
Autovelox non omologato, la Cassazione annulla la multa ad un automobilista: a rischio le sanzioni dei Comuni
Una decisione che potrebbe fare “giurisprudenza” in migliaia di casi e provocare, per le casse dei Comuni, buchi nelle casse di grave portata. Giovedì una sentenza della Cassazione ha annullato una multa per eccesso di velocità emessa nei confronti di Andrea Nalesso, un avvocato di Treviso pizzicato sulla tangenziale della città a viaggiare a 97 chilometri orari, con un limite fissato in quella zona a 90.
Nalesso era stato multato perché “immortalato” da un autovelox. La multa però, dopo il ricorso del Comune di Treviso, è stata annullata dai giudici di Cassazione perché il sistema radar che aveva rilevato la velocità del veicolo di Nalesso era stato approvato ma non omologato, come richiede il codice della strada.
I rischi per i Comuni
Come noto le sentenze della Cassazione hanno un ruolo importante nell’interpretazione delle leggi: diventano casi di “giurisprudenza”, venendo poi utilizzate dai giudici come orientamento per casi simili.
Per questo molti Comuni italiani guardano alla vicenda di Treviso con preoccupazione: come riferito in una intervista a Repubblica da Carlo Rapicavoli, direttore veneto dell’Anci, l’associazione dei Comuni, gli autovelox approvati ma non omologati sono “la stragrande maggioranza di quelli che si trovano tra le strade”.
Se i giudici di pace, organi di primo grado nel caso di ricorsi presentati da automobilisti, si basassero aulla sentenza della Cassazione, buona parte delle multe per eccesso di velocità in cui sono coinvolti gli autovelox potrebbero essere annullate, con gravissime conseguenze per le finanze dei Comuni.
La differenza tra approvazione e omologazione degli autovelox
Il problema che ha creato il precedente della sentenza di Cassazione sul caso Treviso è la differenza tra i termini “approvazione” e “omologazione”, da tempo al centro di un dibattito che coinvolge da una parte la politica, col ministero dei Trasporti e dello Sviluppo economico, dall’altra la magistratura.
In particolare l’omologazione è di competenza del ministero dello Sviluppo economico e prevede che l’autovelox venga testato in laboratorio per accertare la presenza di alcune caratteristiche fondamentali del Regolamento d’attuazione del codice della strada; la procedura di autorizzazione, stando all’interpretazione della giurisprudenza più diffusa, riguarda la verifica di elementi che non sono esplicitamente indicati nel Regolamento.
In una circolare del 2020, come ricorda Il Post, il ministero dei Trasporti spiegava che le procedure di approvazione e di omologazione dei dispositivi di rilevamento automatico sono equivalenti: dunque gli autovelox approvati ma non omologati possono essere utilizzati per accertare violazioni di velocità.
Di diverso avviso la giurisprudenza, che già nel 2019 in una sentenza del giudice di pace di Milano nel 2019 segnalava una chiara distinzione tra le due procedure, tesi confermata poi a Padova e a Treviso.