Scontati 32 in carcere
Beniamino Zuncheddu è innocente ma l’assoluzione non può essere piena
I giudici della quarta sezione della Corte di Appello di Roma hanno scritto nelle motivazioni della sentenza pronunciata lo scorso 26 gennaio: “Non è certa l’estraneità al delitto ma c’è dubbio sulla sua colpevolezza”
Giustizia - di Andrea Aversa
È stato assolto perché ci sono dubbi sulla sua colpevolezza. Ma l’assoluzione non è stata data in formula piena perché non è certa l’estraneità al delitto. Questo è il cuore delle motivazioni rese note dai giudici in merito al caso di Beniamino Zuncheddu. Quest’ultimo ha trascorso da innocente ben 32 anni della sua vita in carcere. Il pastore sardo fu accusato e condannato per essere stato l’autore della strage del Sinnai avvenuta nel 1991. Grazie ad una battaglia legale durata anni e che ha portato l’avvocato difensore Mauro Trogu a non arrendersi e a continuare a indagare e fare ricerche, è emerso che Zuncheddu è stato vittima di indagini errate e condotte malissimo.
Chi è Beniamino Zuncheddu: in carcere per 32 anni da innocente
Agli investigatori di allora occorreva un capro espiatorio, serviva un colpevole da dare in pasto ai vertici dell’autorità inquirente e giudiziaria e soprattutto ai media. Così tramite intercettazioni farlocche, false testimonianze e una condotta deplorevole messa in atto da alcuni uomini in divisa, Zuncheddu finì così nel tritacarne della mala giustizia che gli ha di fatto rubato gran parte della sua esistenza. La notizia delle motivazioni è stata data ai microfoni di Radio Radicale, dall’avvocato Trogu e dalla Tesoriera del Partito Radicale e Garante per i diritti dei detenuti della Sardegna, Irene Testa, da sempre al fianco di Zuncheddu.
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Di cosa è stato accusato Beniamino Zuncheddu: le motivazioni dei giudici che l’hanno assolto
Hanno scritto i giudici: “Zuncheddu fu condannato perché il teste oculare dichiarò di averlo riconosciuto come l’aggressore, nonché per aver fornito un alibi falso. Tuttavia oggi va mandato assolto dai delitti a lui ascritti ai sensi del comma 2 dell’articolo 530 c.p.p. e quindi non con assoluzione piena, perché all’esito dell’istruttoria residuano delle perplessità sulla sua effettiva estraneità all’eccidio, commesso verosimilmente da più di un soggetto, uno dei quali, diversamente da quanto opinato nell’istanza di revisione, non era un cecchino provetto, non riuscendo nell’intento omicidiario nemmeno dopo aver sparato due colpi a distanza ravvicinata in un luogo talmente stretto che ‘non occorreva prendere la mira’.
Beniamino Zuncheddu: le motivazioni dei giudici che l’hanno assolto
È chiaro che una volta venuta meno la prova-cardine di un teste oculare che, sopravvissuto al massacro, asserisce di avere riconosciuto almeno uno degli aggressori, di fronte alla quale, giustamente, nel corso del procedimento del 1991, non si poteva che pervenire ad una sentenza di condanna, oggi la residua scorta indiziaria non può ritenersi sufficiente per pervenire alla conferma della condanna di Zuncheddu, oltre ogni ragionevole dubbio“.