Settembre del 1944. L’allora primo Ministro inglese Winston Churchill, impegnato nella guerra contro la Germania di Hitler, mise fine alle resistenze interne nei confronti del progetto sionista – che aveva l’obiettivo di creare uno stato ebraico dopo la fine del mandato britannico in Palestina – è permise la nascita della Brigata Ebraica. Un’organizzazione militare composta da circa 5mila uomini e comandata dal brigadier generale canadese Ernest Frank Benjamin. Ne facevano parte militari provenienti dalla Terra Santa, dagli altri Paesi del Commonwealth, dalla Polonia e dall’Unione Sovietica. Addestrati prima in Egitto e poi in Italia, gli uomini della Brigata Ebraica furono mandati al fronte nel Belpaese, nello specifico in Emilia Romagna.
Che cos’è la Brigata Ebraica
Nel cuore della nazione, quei soldati ‘sionisti’, combatterono al fianco dei partigiani, dei liberali, dei socialisti, dei comunisti e dei repubblicani, facendo parte a pieno titolo della Resistenza. Eppure, la presenza di chi li rappresenta oggi, nei cortei organizzati per il 25 aprile, giornata della Liberazione, è spesso poco gradita agli esponenti della sinistra più estrema, da sempre schierata al fianco del fronte palestinese. Questa contrapposizione è stata spesso cavalcata dall’Associazione Nazionale Partigiani Italiani (Anpi) che quest’anno si sarebbe rifiutata di esprimere con chiarezza il proprio orrore rispetto alle violenze perpetrate da Hamas contro i civili israeliani, lo scorso 7 ottobre. Invece, è sempre stata molto esplicita la condanna per le azioni di Israele.
La Brigata Ebraica: il 25 aprile e il rapporto con l’Anpi
Eppure, quegli uomini che facevano sventolare con orgoglio la Stella di Davide, furono decisivi per la vittoria degli Alleati. Nella primavera del 1945, infatti, contribuirono allo sfondamento della linea Gotica, permettendo ai liberatori di entrare nel territorio della Pianura Padana. Durante la guerra di Resistenza, rimasero feriti circa 70 membri della Brigata. In 30 persero la vita e sono oggi sepolti in provincia di Ravenna a Piangipane. Dopo il conflitto, la maggior parte iniziò a fornire aiuto ai sopravvissuti della Shoah, favorendone il trasferimento in Medio Oriente, nel neonato Stato d’Israele. Tanti altri combatterono per il proprio paese durante la prima guerra contro gli stati arabi (1948-1949).