La riforma
Medicina a numero chiuso, primo sì alla riforma: iscrizione libera al primo semestre, ecco come funzionerà
A partire dal 2025, i test previsti per maggio e luglio resteranno infatti invariati, la facoltà di Medicina potrebbe dire addio al numero chiuso, almeno così come lo conosciamo oggi. Lo prevede infatti la riforma dell’accesso alla facoltà di Medicina, col testo base adottato praticamente all’unanimità dal comitato ristretto della Commissione Istruzione del Senato.
Per il via libera alla riforma serve ora il passaggio alla alla Commissione di palazzo Madama, all’Aula e, infine, al governo.
Come cambia l’accesso a Medicina
Cosa prevede dunque la riforma, cavallo di battaglia in particolare della Lega? Di fatto ci si potrà iscrivere liberamente, senza passare attraverso test, al primo semestre di Medicina e chirurgia, Medicina veterinaria e Odontoiatria e protesi dentaria.
Verranno poi individuate dal Ministero dell’Università le discipline in area biomedica, sanitaria, farmaceutica e veterinaria che devono essere superate per l’ammissione al secondo semestre. In caso di mancata ammissione, verranno riconosciuti i crediti formativi utili per sperare in un “ripescaggio” sui posti vacanti, ritentare più avanti il test o cambiare facoltà.
Non si tratta comunque della fine del numero chiuso. Il testo infatti prevede che “il numero di iscrizioni al secondo semestre” sia coerente con il fabbisogno di medici stimato dal Sistema sanitario nazionale. Le università dovranno impegnarsi a «potenziare le loro capacità di ricezione», ma il numero di posti disponibili andrà comunque “allineato” con quello delle scuole di specialità per evitare di trasformare i corsi di laurea in medicina in una fabbrica di disoccupati.
Le critiche di medici e studenti
L’effetto del progetto di riforma è un coro di critiche, dai medici come dagli studenti.
Per Filippo Anelli, il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, “questa non è assolutamente una norma di buon senso: eliminare il numero chiuso a Medicina significa che fra 10 anni, il tempo necessario per formare un medico, avremo una pletora di laureati che non avranno possibilità di trovare un posto di lavoro come medici. Produrremo solo dei disoccupati”.
Anche il maggior sindacato dei medici ospedalieri, l’Anaao, è critico. “Questo è il colpo di grazia alla formazione medica, alla professione e soprattutto al sistema di cure pubblico”, sostiene il segretario Pierino Di Silverio, che chiama alla mobilitazione.
Contrari alla soluzione del governo anche gli studenti. Secondo Alessia Conti, presidente del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari, “il numero chiuso a Medicina deve essere superato ma questo è possibile solo con ingenti investimenti sul sistema universitario e sul sistema sanitario nazionale. Qualsiasi altra forma di numero aperto rischia di portare al collasso”.