Le dichiarazioni del ministro
Nordio contro se stesso, aumenta i reati e poi vuole superare il sistema carcerocentrico…
Mentre il suo governo snocciola reati e alza le pene, lui denuncia il sovraffollamento. Ma boccia amnistia e legge Giachetti: “fallimento dello Stato”. L’Ucpi: “E i 33 suicidi?”
Giustizia - di Angela Stella
Mentre il Governo si sta caratterizzando per aumento dei reati, innalzamento delle pene, ripetizione degli slogan “certezza della pena è certezza del carcere”, paradossalmente ieri abbiamo sentito il Ministro della Giustizia Carlo Nordio dire: “Dobbiamo superare il sistema carcerocentrico e il sovraffollamento, che è fonte di suicidi”.
Lo ha detto al convegno ‘Senza dignità’ organizzato all’Università Roma Tre da Radio Radicale e Radio Carcere. Ha poi delineato delle soluzioni: “Non di certo una amnistia, che rappresenta un fallimento dello Stato e verrebbe negativamente compresa dai cittadini. Quello che occorrerà fare è limitare la carcerazione preventiva ed intervenire nei confronti di quelle persone condannate per reati minori e vicine al fine pena e per i tossicodipendenti. Come? Rimodulando e affievolendo la detenzione, facendole ospitare dalle comunità, molte delle quali si sono rese giù disponibili”.
Ha escluso invece la soluzione sulla liberazione anticipata in discussione alla Camera ed elaborata dall’onorevole di Italia Viva Roberto Giachetti: « una liberazione anticipata lineare può sembrare come già detto una resa dello Stato, sarebbe meglio se la deflazione, anche per numeri maggiori di detenuti, avvenisse con una detenzione alternativa».
Su questo punto via Arenula sta lavorando ma ancora non si conosce lo strumento normativo. In realtà ci sarebbe la proposta del deputato di +Europa, Riccardo Magi, che va in questa direzione. Poi a voler essere precisi la proposta di Giachetti non prevede un automatismo ma la valutazione del magistrato di sorveglianza.
Il Guardasigilli ha poi ammesso: «Costruire nuove carceri è molto difficile. Ora stiamo studiando per utilizzare molti padiglioni non utilizzati all’interno del carcere per i detenuti e spazi di lavoro».
Poi il responsabile di Via Arenula ha ripetuto il suo mantra: “Il nostro codice penale è quello firmato da Vittorio Emanuele III e Benito Mussolini, un codice ‘fascista’ sia pure scritto molto bene. Tra qualche giorno si celebrerà la festa della Liberazione, ispirata all’antifascismo, ma dobbiamo ricordare che abbiamo ancora quel codice, che tra l’altro gode di buona salute, mentre il codice intitolato all’eroe della Resistenza Vassalli è stato demolito”.
Il Ministro è poi andato via e non ha potuto ascoltare la tavola rotonda successiva che è iniziata con il presidente dell’Anm che ha commentato: «Il ministro ha prospettato una soluzione vaga che ancora non abbiamo avuto modo di vedere. Non sta a me e all’Anm indicare le misure più adeguate per deflazionare. Però le comunità non so se possono essere annoverate tra le risposte che l’emergenza richiede. Non bisogna pensare che se un detenuto non sconta pienamente la pena in carcere sia un fallimento della giustizia penale, questo si misura invece sui gradi di recidiva».
Dopo è intervenuto il presidente dell’Unione Camere Penali, Francesco Petrelli che sulle prospettive di Nordio ha commentato: «Ho l’impressione che non si colga la necessaria attenzione e non si percepisca in fondo l’evidente drammaticità della situazione che attraversa il nostro sistema carcerario. Il Ministro ha detto che liberare una quota di detenuti meritevoli costituirebbe una resa dello Stato. E invece i 33 suicidi dall’inizio del 2024 non sono un fallimento dello Stato».
L’evento pomeridiano era stato preceduto da una visita a Regina Coeli di una delegazione composta sempre dai presidenti Anm e Ucpi Santalucia e Petrelli, da Stefano Celli, presidente della Commissione diritto penitenziario dell’Anm, dal direttore del Tg di La7 Enrico Mentana. È stata la prima volta che Anm e Ucpi hanno visitato un carcere insieme.
«In questi ultimi tempi – ha dichiarato al margine della visita l’esponente di Md Stefano Celli – si è parlato molto di carcere duro, della vicenda dell’anarchico Cospito, del 41 bis, di regimi detentivi che sarebbero incompatibili con il senso di umanità. Questo è sicuramente vero. Il carcere ostativo, il 41 bis, va ricondotto a quello che era all’origine; una misura eccezionale e riservata a delitti particolarmente gravi e a forme di criminalità organizzata; terrorismo e simili. Quello che invece, adesso, però è urgente, è evitare che il carcere duro sia applicato a quelli per i quali non è previsto neanche in astratto; cioè i detenuti comuni. I quali vivono in condizioni assolutamente incompatibili con l’umanità, ma anche con la dignità».
Ha aggiunto Petrelli all’uscita dal carcere: “L’Unione delle Camere penali italiane ha denunciato da tempo e con forza questa inaccettabile condizione di degrado e di illegalità ed ha di recente raccolto in una manifestazione tutte le forze politiche, le istituzioni pubbliche e le associazioni che fossero disposte a sostenere quell’unica concreta iniziativa costituita dalla proposta di legge Giachetti-Bernardini che è all’esame del Parlamento e che mira quantomeno a decomprimere il fenomeno del sovraffollamento, migliorando le condizioni minime di vita nelle carceri.
L’Unione ha in quella occasione anche denunciato l’insufficienza e l’inidoneità delle proposte formulate dal Governo rispetto ad una soluzione immediata ed efficace della crisi. Si tratta infatti da un lato di investimenti a lungo termine e dall’altro di proposte che insistono sulla soluzione intramuraria come unica modalità di esecuzione della pena, in contrasto con la prospettiva costituzionale. La drammaticità delle condizioni nelle quali versa la maggior parte delle carceri italiane, a causa dell’incipiente sovraffollamento, impone l’adozione di rimedi urgenti ed eccezionali”.