A sud della Striscia
Rafah: imminente l’attacco di Israele nella città “inferno a cielo aperto” a Gaza, USA contrari
Il piano dell'Idf per l'offensiva. La Casa Bianca: "Ci sono altri modi per colpire Hamas". Israele ha costruito una linea di confine tra il sud e il nord della Striscia. Oltre un milione e mezzo di sfollati nella città
News - di Redazione Web
Sembra imminente l’attacco di Israele a Rafah, la città nel sud della Striscia di Gaza che lo Stato Ebraico definisce l’ultimo bastione di Hamas e dove si sono rifugiati milioni di persone – almeno un milione e mezzo di sfollati – dopo il via all’operazione israeliana in risposta agli attacchi dell’organizzazione islamica dello scorso 7 ottobre che hanno scatenato il conflitto. Prevista oggi una riunione del gabinetto di guerra israeliano per discutere dell’invasione.
Secondo Haaretz che cita un alto funzionario della difesa sarebbe tutto pronto, manca soltanto l’approvazione del governo di Benjamin Netanyahu. Contrari gli Stati Uniti, anche l’Egitto ha lanciato un appello a non lanciare l’operazione su Rafah. L’agenzia di stampa palestinese ha intanto fatto sapere che almeno tre persone sono state uccise e altre ferite in un attacco israeliano che ha colpito la scorsa notte un edificio residenziale a Gaza.
Gli USA contrari all’attacco su Rafah
Gli Stati Uniti, tramite il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, ribadiscono la loro contrarietà a un’operazione su vasta scala su Rafah. Alla Casa Bianca restano convinti che ci siano “altri modi per colpire Hamas”. Sullivan ha aggiunto che “continuano le conversazioni con Israele”. Secondo l’emittente israeliana Kan continuano però i preparativi per l’operazione, che potrebbe partire “molto presto”. Secondo il ministero della Sanità locale gestito da Hamas il bilancio delle vittime nella Striscia è salito a 34.262 morti e 77.229 feriti.
Il piano per l’attacco di Israele
Il piano per l’offensiva sarebbe stato presentato ai funzionari americani e ad altre agenzie nella regione. Un’operazione che dovrebbe procedere per fasi, sulla base di una divisione regionale della città in aree definite. In ogni fase e per ciascuna area, l’esercito (Idf) informerà la popolazione prima di avanzare in modo che i civili possano lasciare rifugi e abitazioni per tempo. Le forze armate hanno annunciato di aver mobilitato due brigate di riservisti per tornare nel sud di Gaza e “continuare la missione di difesa e attacco nella Striscia” sotto il comando della 99esima Divisione.
L’Idf avrebbe previsto anche l’evacuazione dalle tendopoli allestite dalle organizzazioni umanitarie internazionali nel sud della Striscia. Secondo quanto riportano i media locali, l’esercito israeliano ha inoltre costruito una linea di confine tra il nord e il sud di Gaza, con una rete di filo spinato che va dal confine israeliano a est e il mare a ovest, e con due posti di blocco: uno lungo la strada Salah Ad-din, che percorre tutta la Striscia da nord fino a Rafah, e l’altro sulla strada costiera Al Rashid. Secondo le stesse fonti la nuova linea di confine non sarebbe qualcosa di passeggero ma destinata a diventare permanente.
A Rafah un “inferno a cielo aperto”
Il capo dell’ufficio stampa statale de Il Cairo, Diaa Rashwan, in un’intervista con Extra News ha definito inefficaci i piani dell’invasione che metterebbero a repentaglio i rapporti tra Egitto e Israele. “Se entrerà a Rafah, Netanyahu non potrà offrire al popolo israeliano nulla che possa portare conforto alle famiglie degli ostaggi, né ritornerà con le teste dei leader di Hamas mozzate, né riuscirà a fermare l’attacco lanciato da Gaza”, ha dichiarato. “L’Egitto non romperà mai le sue relazioni con nessun Paese, a meno che la sua sicurezza nazionale o la causa palestinese non siano messe a repentaglio”.
“Ci sono tende e dormitori di fortuna praticamente ovunque”, ha raccontato al Gr1 della Rai Sacha Meyers di Save the Children che ha descritto la città come un inferno a cielo aperto. “In mancanza di altro si beve acqua contaminata, il cibo si vende soltanto al mercato nero. Ieri parlavo con una donna ed era impossibile per i continui bombardamenti”. Dai sotterranei della Striscia riemerge la voce di Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, israelo-americano, rapito da Hamas al rave dove vennero uccise oltre 300 persone. Ha accusato il governo di Netanyahu di non fare abbastanza per la liberazione degli ostaggi.