Il messaggio per il 25 aprile
Il Fatto Quotidiano si scaglia contro la ‘liberazione’: “5mila criminali in circolazione”
Fa effetto pensare che nel giorno della Liberazione ci sia un giornale che strepita contro la liberazione. Non il giornale della Meloni, né di La Russa, né di Magliaro. O dei nipoti di Almirante. Il giornale dei 5 Stelle.
Editoriali - di Piero Sansonetti
Ieri tutti i giornali italiani aprivano sul 25 aprile. Chi per picchiare la Meloni, chi per difenderla, qualcuno addirittura solamente per parlare del giorno della liberazione dal nazifascismo e dall’occupazione militare tedesca.
Solo un giornale si differenziava. Il Fatto di Conte e di Travaglio. Il quale apriva la prima pagina sul rischio che il Parlamento permetta a 5080 carcerati di uscire dalle celle. Il titolo gridato a tutta pagina era questo: La Svuotacarceri libererà 5000 criminali in 24 ore.
E poi la polemica soprattutto contro il deputato Roberto Giachetti, radicale ed esponente di Italia Viva, che insieme a Rita Bernardini (storica leader radicale e candidata alle Europee per Stati Uniti d’Europa) è l’autore del disegno di legge che riduce, seppur in modo molto modesto, le pene dei condannati.
Portando, in via ordinaria, da 45 a 60 giorni lo sconto sulla pena dopo ogni anno di riconosciuta buona condotta in carcere. E portandolo (in via straordinaria e solo per un periodo limitato di tempo) da 45 a 70 giorni.
Cerchiamo di spiegare bene questa proposta di legge. Oggi un detenuto che ha ricevuto – poniamo – una condanna a 4 anni di prigione (pena che ormai viene assegnata con grande disinvoltura anche per piccoli reati), dopo ogni anno passato in cella, se si è comportato bene, ottiene uno sconto di 45 giorni.
Quindi dopo tre anni avrà uno sconto di 135 giorni (quattro mesi e mezzo). E invece di dover scontare ancora un anno, dovrà scontare solo sette mesi e mezzo. Con la legge Giachetti-Bernardini, invece di sette mesi e mezzo, (grazie ad un ulteriore bonus di 45 giorni) dovrà scontare solo sei mesi.
Se poi passa anche la misura provvisoria dei 70 giorni, guadagnerà un ulteriore bonus di un mese e gli restano da scontare 5 mesi. Tutto qui. Come capite uscirà di prigione – grazie a questa legge – solo chi ha già scontato tutta la pena meno due mesi e mezzo o poco più.
Il regime premiale esiste nell’intero mondo civile. È uno dei fondamenti del diritto penale moderno. E come potete ben vedere dall’esempio che vi ho fatto, in Italia questo regime incide ben poco.
Tuttavia il Fatto Quotidiano ha calcolato che se la legge passerà, 5080 persone potranno uscire dal carcere. O libere, o in semilibertà, o usando le misure alternative.
Il Fatto per la verità non parla di persone, perché il Fatto divide l’umanità in due categorie: le persone e i criminali. Ritiene che il detenuto faccia parte di una categoria subumana e che dunque più tempo sta in prigione meglio è. Non è una persona: è un criminale.
Ci sono molte considerazioni da fare su questa uscita, sicuramente ben ponderata, del giornale di Travaglio e Conte. La prima riguarda i criminali. Stavolta il Fatto non può usare l’argomento di sempre: “Noi ce l’abbiamo coi colletti bianchi…”.
Non saranno i colletti bianchi ad uscire. Come vedete bene dai calcoli precedenti usciranno solo persone condannate per reati minori, o che hanno già scontato quasi tutta la pena tranne pochi mesi. Non c’è il rischio che esca Verdini, cioè il “demonio”, o D’Alì. Tranquilli.
La seconda considerazione riguarda la Liberazione. Fa effetto pensare che nel giorno della Liberazione ci sia un giornale che strepita contro la liberazione. Non il giornale della Meloni, né di La Russa, né di Magliaro. O dei nipoti di Almirante. Il giornale dei 5 Stelle.
Fa impressione pensarlo, specie se si ricorda che la definitiva caduta del fascismo permise l’uscita di prigione, o dalla clandestinità, o la fine dell’esilio di tutti i futuri maggiori esponenti della Consulta che scrisse la Costituzione. Magari uno non ci pensa. Ma la Costituzione fu scritta soprattutto da ex galeotti o esuli. Da Togliatti, a Calamandrei, a Nenni, a Saragat a moltissimi altri.
La terza considerazione riguarda la famosa questione del dirsi antifascisti. A me sembra che la Meloni comunque abbia applaudito la Costituzione e condannato il fascismo. E sono contento di questo. Almirante non lo avrebbe fatto. Non so se il partito della Meloni voterà per la legge Giachetti-Bernardini.
Se lo farà compirà un gesto antifascista molto più importante di qualsiasi dichiarazione. Travaglio e Conte invece credo che non abbiano problemi a dirsi antifascisti. Ma la loro linea politica contro la liberazione (dei detenuti) è esattamente quello che noi, su questo giornale, abbiamo indicato nei giorni scorsi come il “fascismo vivente”.
Questo abbiamo sostenuto: non serve l’antifascismo della retorica, delle canzoni, serve l’antifascismo dei fatti. E l’antifascismo dei fatti sta esattamente nello sconfiggere la linea “prigionista” di Travaglio e – immagino – Conte. Ai quali, solo per inciso, vorrei ricordare che tra i martiri delle Fosse Ardeatine ci sono moltissimi detenuti comuni.
L’ultima considerazione riguarda lo stato dell’opposizione. Oggi esistono due opposizioni, non una sola (esattamente come era nella prima Repubblica ai tempi del Pci e del Msi, ma purtroppo con rapporti di forza diversi). Una opposizione di sinistra, o di centro sinistra, e una opposizione di destra. Il centrodestra ha alla sua destra, e gli fa comodo, l’opposizione reazionaria dei 5 Stelle e dei giornali che li seguono.