Nell’assalto alla sede della Cgil avvenuto ad ottobre del 2021 al termine di una manifestazione contro il Green pass non ci fu alcuna “devastazione” e tanto meno “saccheggio”. Lo ha stabilito la Cassazione che questa settimana ha disposto un nuovo processo d’appello per nove imputati che avevano scelto il rito abbreviato.
La prima sezione, in particolare, ha annullato con rinvio la sentenza della Corte di appello di Roma che aveva confermato le condanne di primo grado nei confronti, tra gli altri, di Fabio Corradetti, figlio della compagna di Giuliano Castellino, Massimiliano Ursino, leader palermitano di Forza Nuova, Mirko Passerini, e Claudio Toia, appartenente al gruppo ultras juventino ‘Antichi valori’ e considerato dagli inquirenti vicino al movimento di estrema destra.
“L’annullamento è stato determinato da carenze di motivazione di entrambe le sentenze in ordine alla ricostruzione dei fatti sotto il profilo del turbamento dell’ordine pubblico, oggetto giuridico della fattispecie”, si legge in una nota diffusa dai giudici di piazza Cavour.
Tale pronuncia, passata nel completo silenzio dei media, è destinata ad avere effetti dirompenti sul filone principale, quello che vede coinvolto il leader di Forza Nuova Roberto Fiore, condannato lo scorso dicembre in primo grado ad 8 anni e 2 mesi di prigione proprio per devastazione e saccheggio.
Inapplicato per decenni, il delitto di devastazione e saccheggio voluto dal fascismo per contrastare qualsiasi turbamento della pubblica sicurezza, è tornato prepotentemente d’attualità per sanzionare il dissenso all’ordine costituito. L’ultimo caso ha riguardato i partecipanti alla manifestazione dello scorso anno organizzata a Torino in solidarietà ad Alfredo Cospito, tutti sottoposti l’altro giorno a provvedimento cautelare.
Invece del danneggiamento aggravato, i magistrati contestano questo reato in qualsiasi manifestazione dove sia stato esploso un solo petardo o bruciato un cassonetto dei rifiuti. Il motivo è semplice: il reato di devastazione e saccheggio ha pene altissime e consente gli arresti preventivi.
Sulla decisione dei giudici della Cassazione, comunque, devono aver sicuramente influito le immagini registrate in occasione della manifestazione. A differenza di quanto scritto nel capo d’imputazione, non vi fu alcuno “sfondamento” della porta d’ingresso della sede della Cgil.
Dai filmati emergeva infatti che era stata aperta da un soggetto che nessuno ha mai voluto identificare. E lo stesso dicasi per la presenza delle “spranghe di ferro” che sarebbero state utilizzate per distruggere la sede della Cgil, quando in realtà erano le aste in plastica delle bandiere sventolate dai manifestanti. E sulla mancanza di autorizzazione, i funzionari della Questura di Roma durante il processo erano stati costretti ad ammettere di aver dato oralmente il via libero al corteo.
Dai video, realizzati con le immagini delle telecamere interne alla sede del sindacato, era emerso in maniera quanto mai nitida il comportamento di questo soggetto rimasto ignoto che si muoveva con sicurezza, dopo essersi introdotto nei locali da una finestra. Lo stesso aveva quindi aperto dall’interno il portone della sede della Cgil, non prima di aver spostato le transenne poste dietro di esso, permettendo così l’ingresso dei manifestanti.
In seguito, sempre nei video, lo si poteva vedere allontanarsi tranquillamente e scambiare qualche frase con un carabiniere in borghese del Nucleo informativo del Comando provinciale di Roma.
L’avvocato Vincenzo di Nanna, difensore del militante di Forza Nuova Salvatore Lubrano, aveva prodotto nel processo una consulenza tecnica dove si evidenziava un possibile rapporto di “colleganza” tra questo soggetto ed il carabiniere.
Su questo episodio era stata presentata una interrogazione parlamentare, rimasta però senza risposta, al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi da parte del capogruppo di Forza Italia in Commissione giustizia al Senato Pierantonio Zanettin.
“Nonostante sia stato dimostrato nel processo che ci sia stata infiltrazione da parte forze dell’ordine, che la Digos abbia dichiarato il falso a proposito dell’autorizzazione della manifestazione verso la sede della Cgil nonostante sia evidente dai filmati l’innocenza di tutti gli imputati del 9 ottobre, è arrivata dal Tribunale di Roma, porto delle nebbie, una sentenza politica che ha come intenzione quella di bloccare Forza Nuova”, era stato il commento a caldo da parte di Fiore. Che ora vede ridimensionarsi le accuse nei suoi confronti.