La presidente di Ntc
Intervista a Rita Bernardini: “Travaglio, Ardita e Nordio uniti dal culto manettaro”
La presidente di Nessuno tocchi Caino, candidata con la lista Stati uniti d’Europa, risponde agli attacchi alla pdl Giachetti sulla liberazione anticipata speciale: “Quando fu varata nel 2014 i reati non aumentarono. Al Ministro piace uno Stato criminale?”
Interviste - di Angela Stella
La proposta di legge del deputato di Italia Viva Roberto Giachetti sulla liberazione anticipata speciale è finita nel mirino del Fatto Quotidiano. Ne parliamo con Rita Bernardini, Presidente di Nessuno Tocchi Caino e candidata nelle Isole e al Centro alle prossime elezioni europee con la lista Stati Uniti d’Europa, che con lui ha scritto la pdl.
Ieri Marco Travaglio sul giornale da lui diretto definisce la proposta Giachetti “una porcata”. Come replica?
Rispondo che tutto è immondo agli occhi di chi è capace di vedere solo immondizia attorno a sé; di chi costantemente male-dice ogni barlume di amore e di riscatto; di chi si erge a giudice e censore, spartiacque supremo del bene dal male, di chi vorrebbe ammanettare il mondo intero e restare lui solo (e i suoi accoliti) con le mani libere di colpire, di offendere, di ferire, di umiliare.
Da giorni il Fatto Quotidiano sta portando avanti una campagna contro questa proposta di legge, dicendo che verranno liberati pericolosi criminali. C’è questo rischio?
Non mi pare che, quando questa norma fu varata dal Ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri, si sia registrato un aumento dei reati anzi, mi risulta il contrario. Eravamo nel febbraio del 2014 e meno di un anno prima l’Italia era stata condannata con una sentenza pilota dalla Corte EDU per violazione dell’art. 3 della Convenzione, per sistematici trattamenti inumani e degradanti nei confronti della popolazione detenuta, una situazione analoga a quella di oggi. Lo sa qual era il titolo di quella legge? “Misure urgenti in tema di tutela dei diritti fondamentali dei detenuti e di riduzione controllata della popolazione carceraria”. Forse il povero Travaglio non sa cosa siano i diritti fondamentali e disconosce alcuni articoli della nostra Costituzione scritta da chi il carcere lo aveva vissuto.
Lo stesso giornale ha ingaggiato il magistrato Sebastiano Ardita per contrastare la pdl. Per lui è “una norma fiasco”.
Ingaggiato non credo, hanno semplicemente lo stesso afflato manettaro, anti Stato di Diritto e anti Democratico. Mi dispiace dover definire (come sono costretta a fare per il ministro Nordio) “il FU Ardita”, l’ex responsabile dei Detenuti e del Trattamento. All’epoca ci sentivamo spesso e lui era molto attento ai diritti dei detenuti; poi, dopo dieci anni passati fuori ruolo a via Arenula, è tornato a fare il Pubblico Ministero ed è cambiato tutto, diversamente dal comportamento del suo collega Roberto Piscitello che ha fatto lo stesso percorso senza perdere l’attaccamento ai valori fondamentali della nostra Costituzione.
Pensa che ci siano i numeri per approvare la norma?
I numeri si trovano se con l’impegno politico si convincono gli altri. Ci sono voluti 24 giorni di sciopero della fame (mio e di Giachetti) all’insegna del dialogo per far calendarizzare quella proposta di legge. Molto probabilmente ce ne vorranno il doppio, per me in campagna elettorale, affinché nessuno si distragga da quello che è un imperativo morale: l’obbligo di far rientrare il nostro Paese nella legalità costituzionale. Può ancora prevalere il buon senso. Molti magistrati di sorveglianza si sono espressi a favore della Pdl avendo constatato, svolgendo il loro ruolo, l’assoluta urgenza di un provvedimento immediatamente deflattivo e tutti gli auditi hanno dovuto ammettere le condizioni di insostenibile sovraffollamento dei nostri istituti di pena.
Nordio ha detto: “occorre superare il sistema carcerocentrico”. Non le sembra una frase paradossale visto il Governo a cui appartiene e i provvedimenti che ha sottoscritto?
Ma non è lui ad aver detto che bisogna costruire nuove carceri, trasformare le caserme in istituti di pena, prevedere un aumento in concreto dei numeri dei detenuti attraverso l’introduzione di nuovi reati o inasprendo le pene per quelli già esistenti? Evidentemente 37.000 fattispecie di reato non gli bastano… e poi fa tanto figo andare in TV a mostrare i muscoli!
Sempre il Guardasigilli, bocciando la proposta Giachetti, ha detto: “può sembrare una resa dello Stato, sarebbe meglio se la deflazione, anche per numeri maggiori di detenuti, avvenisse con una detenzione alternativa, ossia all’interno di comunità”.
Gli piace – evidentemente – uno Stato che persiste nel violare la sua stessa legalità, uno Stato criminale che si comporta peggio dei peggiori criminali. Non è una resa dello Stato l’indolenza a fronte del dramma che si consuma ogni giorno nelle nostre carceri? Dall’inizio del 2024, 32 persone si sono tolte la vita, 604 ci hanno provato, 3890 hanno posto in essere comportamenti autolesionistici. Se fosse in buona fede, adotterebbe subito con decreto quanto previsto dalla Riforma dell’Ordinamento penitenziario scaturita dagli Stati Generali dell’Esecuzione penale (che il Governo Gentiloni non ebbe il coraggio di varare): è bella e pronta, confezionata dalla commissione presieduta dal Prof. Glauco Giostra. Una riforma tutta improntata sulle misure e sulle pene alternative al carcere e che pone al primo posto i diritti individuali che ad ogni persona devono essere garantiti. E potrebbe aggiungerci il lavoro sulle condizioni di detenzione preparato dalla commissione del Prof. Marco Ruotolo, commissione istituita dalla guardasigilli Marta Cartabia e anch’essa naufragata. Mettere in atto anche la migliore delle riforme richiede molto tempo e il tempo è un valore assoluto per chi, recluso, patisce condizioni del vivere insopportabili. Il punto è che qualsiasi progetto di cambiamento deve prima necessariamente passare dalla decongestione della popolazione detenuta, oggi letteralmente sequestrata – assieme a tutta la comunità che in carcere ci lavora – in istituti che violano il diritto alla vita, alla salute, alla rieducazione, alla risocializzazione e alla dignità umana.