Il conflitto
Guerra atomica Israele: l’Iran tiene armi nucleari?
Lo Stato Ebraico non ha mai confermato o smentito di essere in possesso della bomba atomica. Ma non sarebbe un mistero che Gerusalemme abbia armi nucleari. Invece, a che punto è il programma atomico degli ayatollah? E quali sono i siti nucleari della Repubblica Islamica?
Esteri - di Andrea Aversa
La guerra che potrebbe scoppiare in modo diretto in Medio Oriente, tra Israele e Iran, preoccupa e non poco la comunità internazionale. Per un motivo molto semplice: entrambi i paesi potrebbero essere potenze nucleari. Sia lo Stato Ebraico che la Repubblica Islamica potrebbero, se costretti, utilizzare armi nucleari. Gerusalemme dovrebbe avere armi nucleari anche se nel corso della sua storia, i vari governi non hanno mai né confermato né smentito tale voce. Teheran, invece, avrebbe dato un importante impulso al proprio progetto nucleare, volto all’arricchimento dell’uranio, con un unico scopo: quello di dotarsi di armi atomiche. Inutile affermare un principio: se l’Iran dovesse riuscire ad entrare in possesso della bomba nucleare, tutto il mondo dovrà preoccuparsi della propria sicurezza.
Israele -Iran e la guerra atomica
Questo aspetto è di continuo sottovalutato dalla comunità internazionale. Eppure, secondo il contatore Geiger del think tank statunitense Institute for Science and International security, Teheran, “è in grado di produrre uranio arricchito di grado militare sufficiente per un’arma nucleare in una settimana, utilizzando solo una frazione dell’uranio arricchito al 60%“. Tale notizia è stata riportata lo scorso mese di febbraio. Oggi a che punto è il programma nucleare iraniano? Quali sono e dove si trovano i siti atomici della Repubblica Islamica? Prima di dare una risposta a queste domande, è necessario fare un salto indietro nel tempo e tornare al 2015. Siamo a Vienna, i P5 (le cinque potenze mondiali membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu: Cina, Francia, Gran Bretagna, Russia e Usa) più la Germania e l’Unione Europea hanno stipulato con l’Iran un accordo sul nucleare.
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L’Iran e l’accordo sul nucleare
Come riportato da Wikipedia, il patto prevedeva che la Repubblica Islamica, “accettasse di eliminare le sue riserve di uranio a medio arricchimento, di tagliare del 98% le riserve di uranio a basso arricchimento e di ridurre di due terzi le sue centrifughe a gas per tredici anni. Per i successivi quindici anni l’Iran potrà arricchire l’uranio solo al 3,67%. L’Iran ha inoltre pattuito di non costruire alcun nuovo reattore nucleare ad acqua pesante per lo stesso periodo. Le attività di arricchimento dell’uranio saranno limitate a un singolo impianto utilizzando centrifughe di prima generazione per dieci anni. Altri impianti saranno convertiti per evitare il rischio di proliferazione nucleare. Per monitorare e verificare il rispetto dell’accordo da parte dell’Iran, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) avrà regolare accesso a tutti gli impianti nucleari iraniani[3]. L’accordo prevede che in cambio del rispetto dei suoi impegni, l’Iran otterrà la cessazione delle sanzioni economiche imposte dagli Stati Uniti, dall’Unione Europea e dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (emanate con la risoluzione 1747) a causa del suo programma nucleare“.
Perché è saltato il patto sul nucleare con l’Iran
Nel 2018, con l’arrivo alla presidenza Usa di Donald Trump, gli Stati Uniti uscirono dall’accordo, segnando – di fatto – la fine del patto. La decisione non fu condivisa dagli alleati degli americani. Decisive, per la scelta presa dalla Casa Bianca, le pressioni fatte proprio da Israele. Per lo Stato Ebraico, Teheran stava approfittando delle aperture dell’Occidente per sostenere il regime degli Assad, costruendo basi militari in Siria, e per fornire armamenti agli Hezbollah in Libano: tutte attività che le intelligence di Tel Aviv e di Washington avevano letto in chiave anti-israeliana. Da allora, la frattura tra l’Iran è l’Occidente si è fatta più aspra. Così come la repressione del regime nei confronti del suo popolo. Allo stesso tempo, la Repubblica Islamica e Israele sono sul piede di guerra. Nonostante gli ayatollah abbiano sempre detto che il nucleare avrebbe avuto usi pacifici, alcuni documenti entrati in possesso della Cia e del Mossad hanno invece dimostrato il contrario.
A che punto è il programma nucleare iraniano e dove si trovano i siti atomici per l’arricchimento dell’uranio
Sono quattro i siti nucleari posti su territorio iraniano: Isfahan (quello colpito dalla risposta israeliana dopo l’attacco messo in atto da Teheran contro lo Stato Ebraico), Natanz, Arak e Fordow. A Isfahan vi sono tre reattori finanziati dalla Cina, volti al progetto del nucleare civile. Qui l’uranio è trasformato in esafluoruro d’uranio. Il processo successivo è quello dell’arricchimento che può portare allo sviluppo dell’arma atomica. Circa 130 chilometri più a Nord c’è il sito sotterraneo Natanz. In quest’ultimo e a Fordow (zona ricavata all’interno di una montagna e dunque ancora più protetta) vi sono stati installate migliaia di centrifughe che servono per arricchire l’uranio. Entrambe le località sono sotto il controllo dell’Agenzia nucleare dell’Onu (Aeia). Poi c’è il sito di Arak, zona più ‘scoperta’ che ha un reattore al plutonio. Infine, c’è la centrale nucleare di Busher, utilizzata per scopi civili, i cui reattori sono diventati 5 (grazie al sostegno economico e industriale russo). Tutti questi siti sono nel mirino militare di Israele.
Israele e l’operazione Sansone
Per quanto riguarda proprio lo Stato Ebraico, è necessario tirare in ballo l’operazione Sansone. Ovvero il piano di deterrenza nucleare a disposizione di Israele che secondo gli analisti militari servirebbe a impedire ai nemici di Gerusalemme di attaccare lo Stato Ebraico. Il motivo? Israele ha e può usare armi nucleari. Nessun governo israeliano ha mai confermato o smentito di essere in possesso di armi atomiche. Tuttavia, è stimato che Tel Aviv abbia a disposizione dalle 100 alle 200 testate nucleari, con la possibilità di lanciarle da aerei, sottomarini e razzi. Israele fin dalla sua fondazione ha provveduto a sviluppare il nucleare per la propria sicurezza. Dal 1948, lo Stato Ebraico è stato l’obiettivo degli attacchi di tutti i vicini stati arabi. Di conseguenza la necessità di avere armi atomiche, è stata prioritaria. Ad occuparsi del progetto segreto è stato Shimon Peres. A sostenere Gerusalemme nell’intento è stata la Francia.
Israele: le armi atomiche e la bomba nucleare
Così, Israele ha creato tre poli scientifici e industriali. Uno a Dimona, dove si trova una centrale nucleare. Gli altri due, una base civile e una militare, sono situate nel deserto del Negev. I primi test sono stati effettuati qui nel 1963. Nel 1967, dopo la Guerra dei Sei Giorni e prima di quella dello Yom Kippur, lo Stato Ebraico era in possesso di una dozzina di bombe nucleari. Israele, sull’utilizzo del nucleare, ha sempre avuto due regole: mai usare per primi un’arma atomica; impedire la proliferazione delle bombe nucleari in tutto il Medio Oriente. Nel 1986, sono emerse per la prima e unica volta delle rivelazioni sul possesso di ordigni atomici da parte dello Stato Ebraico. A farselo sfuggire, è stato Mordechai Vanunu, un ex-tecnico della centrale nucleare di Dimona. Per questo fu arrestato mentre era all’estero, grazie ad un’operazione condotta dagli agenti del Mossad, processato e condannato a diversi anni di carcere.