La guerra in Ucraina si combatte sul campo ma anche tra le “diplomazie”. Non poteva mancare infatti la risposta del Cremlino alle parole del presidente francese Emmanuel Macron, che giovedì 2 maggio era tornato ad evocare un possibile invio di truppe occidentali in Ucraina in una intervista all’Economist.
“Se la Russia dovesse sfondare la linea del fronte, e se ci fosse una richiesta da parte dell’Ucraina, cosa che oggi non avviene, allora dovremmo legittimamente porci la domanda”, aveva detto l’inquilino dell’Eliseo, che pure ha trovato di fronte a questa proposta le reazioni tiepide, se non apertamente ostili, dei suoi principali alleati europei.
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La risposta del Cremlino a Macron e Cameron
Parole, quelle di Macron, che per il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov rappresentano una “tendenza molto pericolosa” e che Mosca continua a “monitorare da vicino”.
Ma il regime di Vladimir Putin risponde “per le rime” anche alle dichiarazioni del ministro degli Esteri britannico David Cameron sul diritto di Kiev di usare armi britanniche per colpire la Russia come “un’escalation diretta”, parole pronunciate all’agenzia Reuters durante la sua visita a Kiev.
Per Peskov l’uso di quelle armi “potrebbe potenzialmente rappresentare un pericolo per la sicurezza europea, l’intera architettura di sicurezza europea”.
La “capitolazione” delle roccaforti ucraine
Ma, oltre alle schermaglie dialettiche, è sul campo che la guerra in Ucraina mostra segnali evidenti di difficoltà per l’Ucraina. Secondo il ministro della Difesa di Mosca, Serghei Shoigu, citato dall’agenzia Interfax, le forze russe stanno penetrando nelle roccaforti ucraine “lungo l’intera linea di contatto”.
Anche Kiev, tramite il rappresentante della Direzione principale dell’intelligence del Ministero della Difesa ucraino Vadym Skibitsky, ha ammesso in una interivsta all’Economist che la cattura della città di Chasiv Yar da parte dell’esercito russo è probabilmente solo questione di tempo.
La località nella regione di Donetsk è la “chiave” per l’ulteriore avanzata delle forze del Cremlino verso le ultime grandi città della regione di Donetsk. E Chasiv Yar può ripetere il destino di Avdiivka, completamente distrutta dai russi: non succederà “né oggi né domani, ovviamente, ma tutto dipende dalle nostre riserve e dalle nostre scorte”, ha aggiunto Skibitsky.