X

Migliaia di università occupate, la rivolta degli studenti di tutto il mondo

Migliaia di università occupate, la rivolta degli studenti di tutto il mondo

Una rivolta globale. Che investe i quattro angoli del pianeta. Dagli Usa all’Europa, dall’America Latina all’Australia, dal Canada al Medio Oriente. Parte tutto dagli States. Rivolta e repressione. Sono circa 2000 gli arresti nei campus dal 17 aprile.

Il 30 aprile la polizia ha posto fine all’occupazione e all’accampamento alla Columbia, con un blitz che ha coinvolto un mezzo speciale blindato con cui gli agenti sono penetrati nella Hamilton Hall da una finestra: gli arresti sono stati 109 (una quarantina nell’edificio); altri 173 al City College di New York, 15 alla Fordham University, 200 all’Università della California a Los Angeles, 12 a Portland.

Altri atenei, come Brown University a Rhode Island, Northwestern University in Illinois e l’Università del Minnesota hanno invece raggiunto accordi che hanno portato i manifestanti a smobilitare da soli gli accampamenti (trasparenza sugli investimenti e la possibilità di argomentare con il consiglio di amministrazione per un disinvestimento da Israele): compromessi elogiati dai professori della Columbia, ma criticati da alcuni leader della comunità ebraica.

Una sessantina di studenti sono stati arrestati ieri nei campus di Greenwich Village di due università newyorchesi: 43 persone alla New School mentre altre 13 sono finite in manette alla New York University. New York University, Yale, Columbia University, Harvard, Berkeley, Ucla, Mit: in quei campus si formano le élite americane.

Campus in lotta. Come nel ’68. Allora la scintilla fu il Vietnam. Oggi, la Palestina. Da New York a Parigi. La polizia è intervenuta a Sciences-Po, la prestigiosa facoltà di Scienze politiche nel quartiere latino di Parigi, per evacuare le decine di militanti propalestinesi che ne occupano le aule da giovedì.

Secondo uno studente che ha parlato alla stampa, «una cinquantina di studenti sono ancora presenti nei locali» degli edifici di rue Saint Guillaume nel momento in cui le forze dell’ordine hanno fatto irruzione.

La mobilitazione di Sciences-Po contro la guerra israeliana nella Striscia di Gaza dura da una settimana e si è contraddistinta per le polemiche e le tensioni che ha originato. I campus parigini di Sciences-Po sono l’epicentro di una mobilitazione studentesca propalestinesi, che infiamma il dibattito politico.

«La chiusura è totale», ha detto una fonte di Matignon, secondo la quale è stato lo stesso premier Gabriel Attal a chiedere l’intervento dopo l’occupazione della prestigiosa facoltà. Alla Sorbona, a qualche centinaia di metri da Sciences-Po, l’unione degli studenti ebrei di Francia ha organizzato un tavolo di dialogo, con molti invitati, ma pochi partecipanti.

In altri campus della facoltà «ribelle», a Le Havre, Dijon, Reims e Poitiers ci sono state forme di occupazione e protesta, come lo sciopero della fame di alcuni studenti di Reims. A Lione, è stato evacuato il locale istituto di Studi politici; uscendo, gli studenti pro-Palestina hanno cantato «Gaza, Lione è con te».

Anche a Saint-Etienne sono stati evacuati i locali di un sito universitario mentre a Lille è stato bloccato l’accesso alla Scuola di giornalismo.  Proteste propalestinesi sono in corso in almeno sette università australiane.

Un accampamento simile a quelli sgomberati dalla polizia a New York e Los Angeles è stato eretto all’Università di Sydney, con circa 300 studenti che vivono da giorni nella tendopoli all’interno del campus.

Accampamenti di studenti pro-Palestina sono apparsi in prossimità delle università di Newcastle, Leeds, Bristol, Warwick, ma per lo più fuori dal campus e più piccoli di quelli americani. Le richieste degli studenti sono le stesse.

Anche qui gli studenti di religione o origine ebraica si sono sentiti minacciati da episodi di antisemitismo. A Londra ci sono ormai da mesi manifestazioni di decine di migliaia di persone quasi ogni sabato contro Israele. Si sono verificate proteste alla Jawaharlal Nehru University di Nuova Delhi, la più prestigiosa università indiana, i cui studenti hanno espresso solidarietà con i coetanei della Columbia.

Ci sono stati scontri anche alla Jamia Millia Islamia University della capitale. Studenti filopalestinesi hanno eretto una tendopoli di protesta contro Israele alla McGill University di Montreal. Nel Quebec, un tribunale ha respinto la richiesta di sgomberare con la forza un campus universitario.

Dimostrazioni pro-Palestina sono in corso anche nelle università di Toronto e Vancouver. Anche nel principale ateneo messicano, l’Università Nazionale Autonoma del Messico (Unam), gli studenti hanno iniziato ad allestire un accampamento a favore della Palestina e contro l’offensiva militare israeliana nella Striscia di Gaza.

Un’assemblea alla facoltà di Lettere e Filosofia ha chiesto al Presidente della Repubblica Andrés Manuel López Obrador di seguire l’esempio del suo omologo colombiano, Gustavo Petro, che ha rotto le relazioni diplomatiche con Israele.

La protesta arriva di nuovo in Italia. I giovani palestinesi si danno appuntamento per il 5 maggio nell’ateneo di Bologna per una assemblea transnazionale. “Porta la tua tenda, inizia l’acampada!”, scrivono nel volantino.