L'annuncio della decisione del leader islamista Haniyeh, la smentita del ministro dell'economia israeliano Nir Barkat. Per l'Onu l'evacuazione della città è "contro i principi fondamentali dei diritti umani"
L’organizzazione radicale islamista Hamas ha accettato l’accordo sulla tregua nella Striscia di Gaza. È tregua infine, anzi no. È una specie di partita a scacchi, un enigma irrisolvibile quello del cessate il fuoco al 206esimo giorno di guerra, dopo gli attacchi di Hamas nel sud di Israele e la risposta militare via terra e via aria dello Stato ebraico. Ad annunciare la tregua un comunicato sui canali Telegram, la notizia rilanciata dai principali media internazionali compresa Al Jazeera. Stretto giro di minuti e arriva la smentita da parte del ministro dell’Economia Nir Barkat incontrando a Roma la stampa italiana. “Hamas non ha accettato l’accordo. È il loro solito trucco“.
Il leader del gruppo islamista, Ismail Haniyeh, aveva informato il premier del Qatar Mohammed bin Abdul Rahman Al Thani e il capo dell’intelligence egiziana Abbas Kamel “dell’approvazione da parte del movimento della loro proposta sull’accordo di cessate il fuoco”. Un comunicato su Telegram di Hamas informava che Haniyeh aveva chiamato direttamente i due leader a telefono. La notizia a poche ore dall’annuncio della sospensione dei negoziati a Il Cairo, mentre migliaia di abitanti di Rafah stanno lasciando la parte orientale della città, l’ultima non invasa da Israele dove si sono rifugiati milioni di sfollati.
L’evacuazione di Rafah
L’esercito israeliano aveva annunciato di stare evacuando circa 100mila persone. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, circa un milione e 200mila persone sono attualmente rifugiate a Rafah. L’esercito ne aveva parlato come di un’operazione “temporanea” e di “portata limitata”. Il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant avrebbe detto al suo omologo statunitense Lloyd Austin che Hamas non avrebbe “lasciato altra scelta” a Israele che far scattare l’operazione. “Israele sta facendo di tutto per arrivare ad una bozza per il rilascio degli ostaggi e un cessate il fuoco temporaneo” ma “in questa fase Hamas rifiuta qualsiasi proposta che lo consenta”.
Le condizioni della tregua
Al momento non ci sono dettagli su cosa comporti nei dettagli l’accordo. Stando alle indiscrezioni di ieri Israele “non accetterà in nessun caso la fine della guerra come parte di un accordo per il rilascio dei propri ostaggi”. Stando al quotidiano saudita Asharq-Al Awsat Hamas avrebbe ricevuto solide garanzie dagli Stati Uniti sul cessate il fuoco, il completo ritiro dell’Idf dalla Striscia dopo le prime due fasi dell’intesa e la promessa che l’esercito israeliano non continuerà i combattimenti dopo il definitivo rilascio dei circa 130 ostaggi ancora a Gaza. Il quotidiano saudita ipotizzava ieri che Israele sarebbe disposto anche a rilasciare Marwan Barghouti, il leader palestinese di Fatah condannato a vari ergastoli per terrorismo. Il Times of Israel ha riportato che il Qatar sarebbe stato pronto ad accettare la richiesta degli Usa di espellere da Doha la leadership di Hamas, tra cui Haniyeh stesso, se i leader della fazione avessero continuato a rifiutare l’intesa.
La guerra
La guerra tra Israele e Hamas è al 206esimo giorno. Secondo il ministero della Sanità di Hamas le vittime sono 34.735 e i feriti 78.108. L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha definito ha definito “disumano” l’ordine di evacuazione nella parte orientale della città di Rafah, “va contro i principi fondamentali del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani”.