Il caso scuote la politica
Quali sono le accuse contro Toti, le reazioni dei partiti: M5S invoca la forca, FdI si divide
Se non sorprende che i grillini chiedono le dimissioni del governatore, spiazza tutti FdI, che in Liguria invoca nuove elezioni e poi fa retromarcia
Politica - di David Romoli
Che il M5S reclami le dimissioni di Toti senza aspettare un secondo, dando già per certissima la colpevolezza non stupisce ed è nell’ordine delle cose. Ma Avs e, con toni per la verità spesso più cauti, anche il Pd martellano sullo stesso tasto.
In prima battuta anche FdI si accoda, con il coordinatore ligure Rosso che “non esclude il voto anticipato” e non esclude le possibili dimissioni del governatore arrestato, e questa invece è senza dubbio una sorpresa. Dettata probabilmente dalla cupidigia, ovvero la speranza di piantare il vessillo dei Fratelli anche in Liguria.
Ci vogliono ore perché il coordinatore si renda conto dello sbaglio e ingrani la retromarcia con un comunicato di senso diametralmente opposto: “Massima solidarietà al presidente Toti a cui, confidando nell’operato della magistratura, FdI ligure rinnova la fiducia”. I vertici però restano in silenzio.
Non così la Lega, che si schiera senza esitazioni per la presunzione d’innocenza e naturalmente il “partito cugino” dal quale Toti proviene pur essendone uscito, Fi. Da Tajani in giù è un muro e molti segnalano la tempistica bizzarra, con un’inchiesta in corso da 3 anni e l’arresto a un mese dalle elezioni.
Ma la sortita che fa di gran lunga più rumore è quella del guardasigilli Nordio. Anche lui mette il dito nella piaga della tempistica ma non per le elezioni imminenti: “In Italia si vota molto spesso”. Le “perplessità” derivano dal fatto che difficilmente, molto difficilmente viene disposta la custodia cautelare per reati commessi molto tempo prima: “Dopo tanti anni è difficile che possano ancora sussistere i pericoli di fuga, inquinamento delle prove e reiterazione del reato”. Basta e avanza perché il Pd lo accusi di parlare “non da ministro ma da avvocato difensore di Toti”.
Dal punto di vista dei fatti la vicenda è tutta da chiarire e sono innegabili i dubbi legati a un arresto così clamoroso, dal momento che non era mai successo che un governatore o un ministro nell’esercizio delle proprie funzioni finissero in carcere.
Ma il fattaccio costituisce comunque una battuta d’arresto pesante per la destra e il silenzio dei vertici tricolori si spiega probabilmente così ancor più che con la bramosia per la conquista della Liguria.
Sin qui la fase pre-elettorale era stata segnata dai guai degli amministratori del Pd e la destra, mettendo da parte le dichiarazioni di fede garantiste, non aveva mancato di approfittarne. Un arresto così fragoroso rovescia il quadro e lo ritorce contro la destra e in particolare contro la premier che ha trasformato le elezioni in un pronunciamento sulla sua persona.
Non è l’unico stop col quale la destra rischia di doversela vedere. Ieri la conferenza dei capigruppo di Montecitorio doveva fissare i tempi per l’approvazione dell’autonomia differenziata che la Lega, sino alla settimana scorsa, voleva a tutti i costi incamerare prima delle europee.
Con 2mila e passa emendamenti dell’opposizione l’unica era forzare la mano andando subito in aula. La conferenza di ieri si preannunciava burrascosa, con il Carroccio sul sentiero di guerra al grido di “Dobbiamo fare in fretta”.
È stata invece tanto rapida, appena una mezz’ora, quanto tranquilla, senza grandi pressioni neppure da parte del capogruppo leghista Molinari. L’autonomia arriverà in aula il 21 maggio, per il voto sulle pregiudiziali di costituzionalità. Ma a quel punto, con la settimana di interruzione prima delle elezioni europee, farcela in tempo sarà difficile.
In compenso al Senato FdI ha scelto di accelerare i tempi portando il premierato in aula per le pregiudiziali di costituzionalità oggi stesso. “C’è la data di inizio e non quella per il voto finale”, chiarisce il presidente La Russa.
Sin qui governo e maggioranza hanno deciso di evitare ogni tagliola. Gli emendamenti dell’opposizione, che ieri già protestava a voce altissima per la decisione di arrivare subito in aula, sono una marea e l’intenzione di procedere con la tattica ostruzionista è conclamata.
Senza ricorrere a qualche forma di ghigliottina anche qui non sarà facile tagliare il traguardo prima delle europee. Quanto alla separazione delle carriere, per ora non c’è traccia del testo che dovrebbe essere portato di fronte al cdm prima delle europee.
Insomma, anche se non è detta l’ultima parola, non è affatto escluso che la destra si presenti alle urne europee senza i provvedimenti radicali che intendeva sbandierare e con nelle ali il piombo di un arresto che rischia di costare in termini di punti percentuali comunque vada a finire sul piano giudiziario.