Scontro giuridico
Lista ‘Stati Uniti d’Europa’ per le Europee: è caos istituzionale. Il Viminale fa ricorso contro la decisione del Tar
Il caso è quello della diatriba tra il simbolo con la Rosa nel pugno, della Lista Pannella e la lista di scopo formata da + Europa, Italia Viva, il Partito Socialista Italiano e Volt. Gli uffici elettorali del ministero degli Interni hanno escluso la prima che però è stata riammessa dopo il ricorso presentato al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio. Ora la partita decisiva è al Consiglio di Stato
Politica - di Andrea Aversa
Il Ministero degli Interni, tramite l’Avvocatura generale dello Stato, ha impugnato la decisione del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio (Tar) ed ha fatto ricorso al Consiglio di Stato. La diatriba, con lo ‘scontro’ tra due enti istituzionali, è esplosa dopo la decisione del Tar di ammettere alle prossime elezioni Europee il simbolo della lista Stati Uniti d’Europa con la Rosa nel pugno, di proprietà della Lista Pannella. Facciamo un salto indietro nel tempo. Lo scorso 21 aprile il responsabile legale di quest’ultima lista, Maurizio Turco aveva annunciato la presentazione del simbolo in vista dell’imminente sfida elettorale.
Elezioni Europee: due le liste Stati Uniti d’Europa
Tre giorni dopo, gli uffici elettorali del Viminale hanno escluso lista e simbolo perché il nome avrebbe potuto confondere gli elettori. Il motivo? La presenza di un’altra lista che ha la stessa denominazione, quella ‘di scopo’, gli Stati Uniti d’Europa di cui fanno parte +Europa, Italia Viva, il Partito Socialista Italiano, Volt e Clemente Mastella. A quel punto, lo scorso 26 aprile, la Lista Pannella ha presentato ricorso al Tar, così motivandolo: la lista e il simbolo, oltre ad essere stati presentati prima (cinque anni fa, nel 2019, in occasione delle ultime elezioni Europee), hanno una veste grafica del tutto differente rispetto agli altri.
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Elezioni Europee: Lista Pannella e Rosa nel Pugno
Lo scorso 6 maggio, il Tribunale Amministrativo Regionale ha dato ragione alla Lista Pannella, riammettendone di fatto lista e simbolo in vista delle Europee che ci saranno i prossimi 8 e 9 giugno. Ed eccoci tornati all’attualità, con la partita legale che avrà la sua fase decisiva dinanzi al Consiglio di Stato. Secondo quanto l’Unità ha potuto leggere nelle carte, l’Avvocatura generale dello Stato, nell’impugnare la decisione del Tar, ha affermato che il riammettere lista e simbolo della Lista Pannella, potrebbe causare un precedente pericoloso per tutte le future competizioni elettorali. In pratica, potrebbe capitare che siano presentate più liste che abbiano lo stesso nome ma una veste grafica differente.
Stati Uniti d’Europa: una battaglia a suon di ricorsi
Inoltre, gli avvocati incaricati dal Viminale hanno evidenziato che tali decisioni sono di competenza dell’Amministrazione dell’Interno, che il termine di presentazione di liste e candidati è già scaduto (30 aprile e primo maggio) e che non sono previste deroghe, ovvero non ci saranno “riaperture della fase di deposito delle liste“. Questo perché la macchina elettorale è strettamente legata ad ulteriori, “adempimenti amministrativi ed organizzativi, in parte riguardanti l’organizzazione del voto all’estero presso le sedi diplomatiche e consolari“. E sarebbe inimmaginabile, “determinare slittamenti procedurali“, poiché – secondo le leggi dell’Unione Europea – l’elezione dei futuri Europarlamentari, eletti nei singoli paesi membri, “deve concludersi entro il termine perentorio del 9 giugno 2024“.
Stati Uniti d’Europa: la sfida tra il Tar e il Viminale al Consiglio di Stato
Insomma, se la Lista Pannella dovesse spuntarla anche dinanzi al Consiglio di Stato, potrebbe esserci il ‘rischio’ di un rinvio delle Europee. Ipotesi magari remota e poco probabile ma a quanto pare non impossibile. “Noi ci presenteremo dinanzi al Consiglio di Stato – ha detto a l’Unità – Maurizio Turco – La nostra è una questione di diritto. Le possibilità erano tre: stabilire, secondo la legge che alle elezioni può essere ammessa solo una delle due liste, decidere di non decidere e lasciarle entrambe in gara o escludere una delle due. Il Viminale ha deciso di fare una scelta politica, fatta – evidentemente – per favorire chi ormai è parte del regime e sfavorendo chi ne è fuori. Da questo punto di vista non mi aspetto nulla. Ma siamo pronti a mettere in campo un’azione politica rispetto alla decisione che sarà presa“.