Il caso della regista iraniana

Così l’hanno incastrata manipolando il testimone: la vicenda di Maysoon Majidi da 5 mesi sbattuta in carcere

All’incidente probatorio i magistrati hanno detto che la Guardia di finanza l’ha dichiarato irreperibile. Ma è reperibilissimo, l’abbiamo intervistato. Dice: “mi hanno detto di dire che è una scafista, ma non capivo la lingua”

Cronaca - di Angela Nocioni

11 Maggio 2024 alle 10:00

Condividi l'articolo

Così l’hanno incastrata manipolando il testimone: la vicenda di Maysoon Majidi da 5 mesi sbattuta in carcere

Hasan Hosenzadi è uno dei due migranti che dalle carte della Procura di Crotone risulta aver accusato Maysoon Majidi, 27 anni, iraniana, di essere una degli scafisti a bordo della barca a vela incagliatasi il 31 dicembre scorso vicino alla costa calabrese in cui viaggiavano entrambi insieme ad altre 72 persone dirette in Europa dalla Turchia.

Maysoon Majiidi, regista e nota attivista per i diritti umani, è in cella da Capodanno. Non è mai stata interrogata da un giudice dopo l’interrogatorio di garanzia a 5 giorni dal fermo. Non ci voleva molto a capire chi fosse quella donna.

Basta digitare il suo nome in rete e piovono documentari suoi di denuncia della violazione dei diritti in Iran. Parla di lei il sito della Bbc, ci sono in rete molte sue fotografie. Ha manifestato a suo rischio e pericolo contro l’omicidio di Masha Amini ed è persona nota agli uffici Onu.

In realtà sarebbe stato sufficiente chiederle, appena è stata fermata a Crotone dalla Guardia di finanza, se parlasse inglese, lingua che lei un po’ conosce. Ma nessuno gliel’ha chiesto. Quando la nave si è incagliata lei è arrivata a terra usando il gommoncino di bordo insieme ad altre 4 persone tra cui suo fratello e un cittadino turco, Ufuk Aktur, che ha poi confessato di essere il capitano della barca a vela.

Ufuk Aktur ha detto agli inquirenti che la ragazza era una semplice passeggera. Il padre di Maysoon ha venduto quel che aveva per far scappare lei e suo fratello, sta ancora in Iran e ha la copia del versamento di 17mila dollari fatto per far partire i figli.

Maysoon è ancora in carcere a Castrovillari con un’accusa che non capisce, sta male, è dimagrita 13 kg in 4 mesi. Poiché non riusciva ad ottenere risposta il suo avvocato, Giancarlo Liberati, il 23 aprile scorso è andato in Procura a Crotone a cercare personalmente la pm Rosaria Multari. Le ha chiesto di nuovo di interrogare l’accusata, le ha detto che la ragazza sta male. Racconta che la pm Rosaria Multari gli ha risposto: “Eh in carcere si sta male, lo so”. Niente interrogatorio.

L’accusatore di Maysoon, Hasan Hosenzadi, è nel frattempo andato a Berlino, non l’ha cercato nessuno dalla procura per verificare le sue accuse. L’ha rintracciato l’avvocato Liberati che ha un video in cui l’uomo dice che Maysoon non era una degli scafisti e di non aver capito nulla di quel che gli ha tradotto l’interprete durante le sue dichiarazioni d’accusa.

Generalità e indirizzo di Hasan Hosenzadi sono state fornite alla Procura affinché lo sentisse per l’incidente probatorio, che si è tenuto ieri al Tribunale di Crotone di fronte alla Gip Elisa Marchetto.

La giudice ieri ha detto che Hasan Hosenzadi è irreperibile. Incaricata dalla Procura di cercarlo per l’incidente probatorio era la Sezione operativa navale della Guardia di Finanza di Crotone, diretta dal tenente Gaetano Barbera, che avrebbe scritto a Roma per cercare Hasani e che l’ha dichiarato irreperibile. È la stessa Gdf della tragedia di Cutro.

In Aula ieri il difensore di Maysoon ha proposto se, con l’assenso delle parti, si potesse chiamare al telefono Hasan Hosenzadi. La pm Rosaria Multari s’è opposta. Incidente probatorio chiuso per irreperibilità del teste dichiarato tale da documento della Guardia di finanza esibito dalla giudice.

Fuori dal tribunale davanti ai giornalisti il difensore ha chiamato l’accusatore di Maysoon che ha subito risposto. Era dal dentista. Tanto era irreperibile il teste chiave dato irreperibile dalla Guardia di finanza che poco dopo ha risposto al telefono anche a me.

Lei conosce Maysoon Majidi?
Sì, era con me in barca.

Maysoon Majidi era tra le persone che gestivano i migranti a bordo?
No.

Collaborava in qualche modo con chi vi aveva imbarcato?
No.

Era una scafista?
Non era una scafista, viaggiava come come noi. C’erano delle tensioni a bordo. Mio cugino è afgano, non andavamo molto d’accordo lì.

Lei è sicuro che Maysoon non avesse a che fare con chi gestiva la barca?
Sono disposto a giurare che quella ragazza non ha niente a che fare con chi gestiva la barca, era un viaggiatore come noi, non ha nessuna colpa, non ha fatto niente, viaggiava come me.

Lei appena sbarcato è stato interrogato da agenti italiani?

Ha accusato di fronte a loro Maysoon di essere una scafista?
Non ricordo esattamente, ma lì ho detto che questa ragazza era una come noi, del tutto estranea, mi hanno fatto firmare alcuni documenti, non so esattamente cosa fossero. La polizia ha detto che questa ragazza era una degli scafisti. Hai insistito che avrei dovuto dire che era una scafista.

Non ha capito cosa c’era scritto in quei documenti? Ricorda in quale lingua erano scritti?
Non ricordo nulla perché la mia condizione generale era molto brutta, siamo stati in mare per 6 giorni e avevo le vertigini.

Era presente un interprete alle sue dichiarazioni?
Sono iraniano, ma mio cugino era afgano, la sua lingua era molto diversa dalla nostra, non riuscivo a capire niente.

Chi traduceva quel che le dicevano gli agenti?
Il traduttore era un afgano, la lingua degli afghani è diversa dalla nostra.

Lei ha firmato dei documenti. Ha capito quel che c’era scritto sui fogli che ha firmato?
No, non l’ho capito, ero molto stanco e stavo male. Spero che la signora Maysoon venga rilasciata perché non ha fatto niente.

11 Maggio 2024

Condividi l'articolo