Il Congresso Anm
Separazione delle carriere: è muro contro muro tra magistrati e governo Meloni
L’affondo del leader Santalucia sulla separazione delle carriere: “non si coglie il senso di massima di garanzia per i cittadini dell’attuale impianto”. Sisto: “Andiamo avanti”
Giustizia - di Angela Stella
I magistrati si riuniscono a Palermo per il loro 36esimo Congresso e attraverso le parole del loro Presidente Giuseppe Santalucia alzano i toni contro il Governo su due piani: interpretazione della legge e separazione delle carriere.
Se un lungo applauso ha accolto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, una standing ovation è stata invece riservata al leader dell’Anm dalle oltre 800 toghe accreditate. “È assunto condiviso – ha esordito Santalucia – che l’interpretazione sia operazione intellettuale complessa, non riducibile a semplici sillogismi che facciano derivare la regola concreta da una norma astratta, che si vorrebbe chiara e facilmente leggibile, sì che il giudice possa essere un mero e asettico esecutore”.
Insomma, nessun giudice bocca della legge, come vorrebbe il Governo dopo che la Apostolico ha disapplicato il decreto Cutro. Tuttavia, ha sottolineato Santalucia, “si coglie in più occasioni una spinta alla ridefinizione in senso restrittivo dei confini entro cui la giurisdizione può esprimersi e può far uso degli strumenti propri del suo agire”.
Il congresso sarà anche il momento per chiedersi dove finisce la libertà interpretativa e di espressione del “cittadino magistrato” nella vita sociale. Santalucia ha detto: “Le mura della legge non segnano soltanto il confine che il giudice non può valicare nel dare e fare giustizia, ma sono i bastioni che proteggono e danno effettività alla sua indipendenza. La soggezione, a cui nessuno intende sottrarsi, si invera però in un impegno interpretativo condotto facendo uso di tutte le tecniche e gli strumenti che la stessa legge offre, dal criterio logico, a quello teleologico, a quello sistematico, saggiando della norma la conformità costituzionale e convenzionale”.
In altre parole: se una norma è scritta male o carente di tassatività, o non si inserisce coerentemente nel sistema o non è coerente con i principi costituzionali o sovranazionali, in tutti questi casi si amplia lo spazio interpretativo del giudice.
Santalucia è poi passato a parlare della separazione delle carriere che il Governo è in procinto di licenziare in Cdm: “Si mette mano alla Costituzione mostrando di non aver compreso il senso di massima garanzia per i diritti dei cittadini dell’attuale impianto, di un pubblico ministero appartenente al medesimo ordine del giudice e accomunato al giudice per formazione e per cultura della funzione”.
E non bastano a rassicurare le toghe le dichiarazioni di chi in questi giorni quale “alfiere della separazione, assicura e rassicura sulla piena indipendenza del pubblico ministero di domani”. Proprio il vice Ministro Sisto, delegato dalla premier Meloni, è intervenuto invece sostenendo che l’Esecutivo andrà avanti con la riforma dell’assetto ordinamentale della magistratura: il “cittadino ha il diritto di percepire che il giudice deve essere arbitro diverso dai contendenti”.
Pur ribadendo che “la giustizia non può e non deve essere terreno di scontro” e che occorre “dialogo”, tra le toghe non c’è spiraglio per nessun confronto: la riforma non si deve fare, punto e basta. C’è stata poi una tavola rotonda in cui sono intervenuti tutti i leader dei gruppi associativi: Loredana Miccichè (Mi), Maria Rosaria Savaglio (Unicost), Andrea Reale (CentoUno), Stefano Musolino (Md), Giovanni Zaccaro (Area).
Proprio quest’ultimo ha dichiarato, in riferimento alle polemiche cadute sulla magistratura nate a seguito dell’inchiesta sul Governatore della Liguria Toti: “A furia di dire che i magistrati devono apparire imparziali ci dimentichiamo della tutela della imparzialità sostanziale. Le continue polemiche, la delegittimazione quotidiana invece mira ad intimidire i magistrati, ad avere una magistratura che non osi toccare i potenti. Ormai il dibattito sulla giustizia è come il processo del lunedì: politici e giornalisti sono garantisti o forcaioli a seconda che gli indagati siano loro amici o loro avversari. Ho letto il tweet di Crosetto: un ministro non può delegittimare così un altro potere dello Stato. Entrambi giuriamo sulla Costituzione e dovremmo tutelarla ed attuarla insieme”. Oggi interverranno il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, Matteo Renzi, Elly Schlein, Enrico Costa. Domani Giuseppe Conte.