Guerra in Medio Oriente

Offensiva sul campo profughi di Jabalia, due medici palestinesi uccisi: Israele sordo sull’inferno di Rafah

Quasi unanime la comunità internazionale nel chiedere a Israele di risparmiare Rafah da un'altra carneficina. Guterres: "Il viaggio di ritorno dalla devastazione e dal trauma di questa guerra sarà lungo"

Esteri - di Redazione Web - 12 Maggio 2024

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Members of the Abu Draz family inspect their house after it was hit by an Israeli airstrike in Rafah, southern Gaza Strip, Thursday, April 4, 2024. (AP Photo/Fatima Shbair) Associated Press/LaPresse
Members of the Abu Draz family inspect their house after it was hit by an Israeli airstrike in Rafah, southern Gaza Strip, Thursday, April 4, 2024. (AP Photo/Fatima Shbair) Associated Press/LaPresse

Carri armati israeliani e bombardamenti nel campo profughi di Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza. Bombe anche a Nuseirat, nel centro della Striscia. Due medici uccisi da un raid israeliano a Deir al-Balah. E intanto la comunità internazionale, in maniera quasi unanime, chiede a Israele di risparmiare Rafah da un’invasione che rappresenterebbe un’altra carneficina: nell’ultima città nel sud della Striscia si sono rifugiati circa due milioni e mezzo di persone, in condizioni estreme, un “inferno in terra” secondo alcune organizzazioni internazionali.

Israele resta inamovibile sull’operazione, è già entrato nei quartieri orientali da dove 300mila persone sono già fuggite pur senza avere un luogo sicuro dove andare nell’enclave palestinese. Secondo l’ultimo aggiornamento del ministero della Salute di Gaza, controllato da Hamas, dallo scorso 7 ottobre sarebbero almeno 35.034 i palestinesi uccisi nelle operazioni via terra e via aerea di Israele nella Striscia di Gaza. Si chiamavano Muhammad Nimr Qazaat e Youssef, erano padre e figlio i medici uccisi in un raid israeliano a Deir al-Balah, nell’area centrale dei territori palestinesi.

L’offensiva a Jabalia

Almeno 19 persone sarebbero morte nella notte di pesanti bombardamenti aerei e terresti su Jabalia. È il più grande degli otto campi profughi storici di Gaza e ospita più di 100.000 persone, la maggior parte delle quali discendenti di palestinesi che furono cacciati da città e villaggi nell’attuale Israele durante la guerra arabo-israeliana del 1948 che portò alla creazione dello Stato di Israele. Questa mattina Al Jazeera aveva riportato dell’intensificazione dell’offensiva sul campo profughi da parte dell’esercito dello Stato Ebraico. Fonti palestinesi avevano parlato di combattimenti in corso.

L’esercito ha allora confermato le operazioni a Jabalya, Rafah e Zeitun. “Dopo aver lanciato appelli alla popolazione civile perché lasciasse temporaneamente l’area di Jabaliya per raggiungere i rifugi nella parte occidentale di Gaza City, le forze dell’Idf hanno lanciato nella notte un’operazione basata su informazioni di intelligence riguardanti i tentativi di Hamas di riorganizzare le sue infrastrutture terroristiche e i suoi agenti nell’area – si legge nel comunicato diffuso dalle Forze di difesa israeliane (Idf) – prima dell’ingresso delle truppe, aerei da combattimento e altri aerei hanno colpito circa 30 obiettivi terroristici nell’area e hanno eliminato diversi terroristi di Hamas”.

Si tratta della prosecuzione dell’operazione lanciata nella parte orientale di Rafah, a sud della Striscia, al confine con l’Egitto. Colpiti e distrutti 150 obiettivi nelle ultime 24 ore secondo il portavoce militare. L’IDF ha fatto sapere di aver localizzato e smantellato una serie di imbocchi di tunnel a Rafah. “In uno di questi sono stati uccisi dieci uomini armati di Hamas.

Gli appelli per Rafah

Rafah, per la quale la comunità internazionale lancia appelli. Per il capo delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Turk un’operazione violerebbe il diritto internazionale umanitario. Un alto funzionario egiziano ha riferito all’Associated Press che Il Cairo ha presentato proteste a Israele, agli Stati Uniti e ai governi europei sostenendo che l’operazione metterebbe a rischio il suo trattato di pace con Israele. Anche il ministro degli Esteri del governo del Regno Unito David Cameron si è opposto a un’offensiva senza “un piano assolutamente chiaro su come salvare le vite e spostare le persone”. Appelli che si aggiungono a quelli dell’Unione Europea e degli Stati Uniti.

Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, in un video discorso alla conferenza internazionale dei donatori in Kuwait: “Ribadisco il mio appello, l’appello del mondo per un cessate il fuoco umanitario immediato, il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi e un aumento immediato degli aiuti umanitari. Ma il cessate il fuoco sarà solo l’inizio. Il viaggio di ritorno dalla devastazione e dal trauma di questa guerra sarà lungo”.

12 Maggio 2024

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