Il quinto mandato al Cremlino
Repulisti Putin: il ministro Shoigu lascia il ministero della Difesa, il rimpasto a sorpresa nel governo russo
Da 12 anni al ministero, a capo delle operazioni in Crimea, Siria e dell'invasione dell'Ucraina. Destinato al Consiglio di Sicurezza nazionale. Al suo posto l'economista Belousov
Esteri - di Redazione Web
Doveva rimanere tutto tale e quale per la quinta volta di Vladimir Putin alla guida del governo della Federazione della Russia. E invece c’è almeno una grossa novità nella squadra di governo: rimosso il ministro della Difesa Serghei Shoigu. È stato rimosso anche il Consigliere di Sicurezza Nazionale Nikolai Patrushev. Una riformulazione che scuote il sistema dell’apparato militare e della sicurezza proprio mentre le truppe di Mosca stanno conducendo un’offensiva su tutto il fronte ucraino, soprattutto nella Regione di Kharkiv, che sta mettendo in grande difficoltà le forze di Kiev. C’è chi scrive di terremoto ma è forse troppo presto per interpretare con certezza la mossa di Putin.
Il governo guidato dal primo ministro Mikhail Mishustin, come previsto dalla Costituzione, si era dimesso dopo il giuramento per il quinto mandato di Putin, riconfermato al Cremlino con un plebiscito di oltre l’87%. Shoigu ha 68 anni, era in carica da 12 anni, una delle poche personalità che il grande pubblico aveva imparato a conoscere dietro la personalità strabordante del Presidente, era considerato un fedelissimo di Putin. Era stato protagonista dell’annessione della Crimea alla Russia nel 2014 e dell’intervento in Siria che ha di fatto salvato il governo di Bashar Al Assad dalla capitolazione dopo la rivoluzione. È stato alla guida dell’operazione militare con cui le forze di Mosca hanno invaso l’Ucraina nel febbraio 2022. Al suo posto un civile, Andrei Belousov. Shoigu passerà a dirigere il Consiglio di Sicurezza nazionale – un organo di consulenza militare e strategica di cui era già membro – prendendo proprio il posto di Nikolai Patrushev.
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Recentemente era stato arrestato un suo vice, Timur Ivanov, responsabile dei progetti di costruzione militare, accusato di episodi di corruzione per un totale di un miliardo di rubli, circa dieci milioni di euro. Una notizia che era stata interpretata come dal Moscow Times come un possibile cenno del “declino dello status del ministro”. A questa notizia va aggiunta la clamorosa rivolta armata dei mercenari del gruppo Wagner di Evgenij Prighozhin. Difficile pronosticare tuttavia la sostituzione e soprattutto l’avvicendamento con un civile: Belousov, 65 anni, fino a oggi è stato ministro dello Sviluppo Economico, consigliere del Presidente per gli Affari Economici e primo Vice Premier. La sostituzione dovrà essere approvata dal Parlamento, un passaggio che appare piuttosto scontato considerato che Russia Unita, il partito di Putin, possiede la stragrande maggioranza nell’aula.
Il potente portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha parlato della necessità di “innovazione” nel ministero della Difesa che “deve essere assolutamente aperto all’introduzione di idee avanzate e alla creazione di condizioni per la competitività economica”. Per dare una misura dell’importanza anche economica del ministero: gli sforzi bellici della Russia incidono per il 6,7% del prodotto interno lordo della Federazione. Peskov ha annunciato che comunque Shoigu continuerà a occuparsi di argomenti che conosce molto bene considerando la sua nuova carica. A confondere ulteriormente la situazione il fatto che Shoigu andrà a dirigere anche il Servizio federale per la cooperazione tecnico-militare, un organismo al quale è stata data autonomia e compiti di supervisione generale. Il portavoce ha anticipato che nei prossimi giorni sarà annunciata la nuova carica cui sarà destinato Patrushev.
Il Consiglio della Federazione ha annunciato che “i senatori si consulteranno sui candidati proposti dal presidente” tra il 13 e il 14 maggio. Resta al ministero degli Esteri il navigatissimo Serghei Lavrov, capo della diplomazia di Mosca da vent’anni. Confermato anche il premier Mishustin, il ministro dell’Interno Vladimir Kolokoltsev, il capo del servizio d’intelligence interna (Fsb) Alexander Bortnikov, quello dei servizi per l’estero Serghei Naryshkin, il comandante della Guardia nazionale Viktor Zolotov e il direttore del Servizio di sicurezza federale, Dmitry Kochnev.