Di tutte le notizie sulla guerra globale che Vladimir Putin sta combattendo, hanno un rilievo enorme per l’Italia quelle concernenti il crescente dominio russo dell’Africa. Gli effetti saranno verificabili tragicamente già nel breve periodo.
In sintesi, quel Mare che Nostrum non è più si sta configurando come uno specchio d’acqua a gestione diretta dello Zar. Senza dilungarci in analisi geopolitiche, persino ovvie, ci limitiamo a nomi e numeri.
Era noto come le milizie della Wagner, guidate da Evgeni Prigozhin, liquidato per aver creduto di poterne essere il padrone gestendole con una qualche autonomia, siano state rimpiazzate da una legione direttamente connessa con il Cremlino, chiamata Afrikanskij Korpus.
Il capo della Legione Africana, cui Putin ha delegato il comando della guerra, anche nei suoi riflessi diplomatici e nei rapporti politici con gli Stati africani è il viceministro della Difesa, generale Junus-bek Bamatgireevič Evkurov.
Costui, inguscio (etnia tataro-turca), proviene da una carriera nell’aviazione leggera, ed è stato presidente della Repubblica di Inguscezia. Dicono a Mosca che tra i suoi meriti e le prove di fedeltà ci sia stato quello di aver organizzato – diciamo così – la caduta accidentale di Prigozhin.
Putin ha messo nelle mani di Evkurov alcuni reparti d’élite del Gru (o forse ha messo il viceministro nelle mani del Gru). Sono gli ufficiali del servizio segreto militare (Gru= Glavnoe razvedyvatel’noe upravlenie, cioè Direzione generale per le informazioni militari), che Putin predilige dopo il fiasco dell’Fsb, ex Kgb, in Ucraina.
La Legione Africana conta oggi un effettivo di 45mila miliziani in continua espansione. Il reclutamento ha riguardato gli ex “protectors” della Wagner, arricchito in maniera preponderante da combattenti neri provenienti dalle file degli eserciti regolari e irregolari operanti nel continente. Hanno cioè già ricevuto un’istruzione militare e hanno un’esperienza di azioni sul campo.
Esperti nelle tecniche di guerriglia e di tortura, ma anche carristi ed esperti di balistica. Sono stati arruolati con la garanzia del “soldo” di 3200 dollari al mese, più assistenza sanitaria anche per i familiari, nonché un’assicurazione sulla vita (Putin ha consentito, accanto a questa succursale semi-ufficiale, la proliferazione di circa cento società private “di sicurezza”, leggi mercenari, serbatoio sempre pronto in chiara funzione di riserva).
I 45mila sono acquartierati a protezione dei rispettivi Paesi anzitutto in Burkina Faso, Niger e Mali. Questi tre Stati hanno costituito ufficialmente un’alleanza di Paesi saheliani e hanno un accordo di sostegno militare con Mosca. A un secondo livello, ma comunque a disposizione della Russia ecco la Repubblica Centro-africana (già Paese centro di irradiamento della Wagner) e Sudan. Ciad e Mauritania in via di affiliazione.
In posizione privilegiata e strategicamente essenziale c’è soprattutto la Libia. Tutta la Libia. Nella doppia versione della Cirenaica di Haftar (alleanza già nota, e qui abbiamo la foto di Haftar con il capo della Legione, Evkurov) ma oggi soprattutto della Tripolitania, tragicamente vantata dai governi italiani, da quello Gentiloni in poi, come alleata affidabile e perciò finanziata in chiave anti-migrazione!
Ecco le basi dove vengono convogliate armi e miliziani. La base più numericamente rilevante è in Burkina Faso, sull’altipiano, a Loumbila, a 24 km dalla capitale Ouagadougou. Il presidente ad interim del governo di transizione è Ibrahim Traoré, capitano, 35 anni, al potere, grazie a un colpo di Stato militare, dal settembre 2022.
È stato scelto da Putin come suo referente africano. Il 28 luglio del 2023 con un discorso di 6 minuti e 58 secondi ha conquistato il cuore dello zar al summit Russia-Africa di San Pietroburgo. “Non capiamo perché, pur con immense ricchezze sotto il nostro suolo, l’Africa è oggi il continente più povero. E come mai i nostri capi di Stato girano il mondo mendicando? … I nostri capi di Stato africani devono smetterla di comportarsi come marionette!”.
Leader naturale. Ha espulso il 18 aprile tre diplomatici francesi, accusandoli di sovversione. Ci sono manifesti nelle città dove lui è raffigurato imponente, sovrastante l’amico Putin nelle parti del nanetto. Putin sopporta: il Burkina Faso è oggi il Paese al centro del suo progetto africano. Da lì e dal vicino Niger, grazie alla sua Legione, controlla, protegge, ricava utili dalle correnti migratorie, gestendo le organizzazioni criminali preesistenti.
In Libia – e qui trascuriamo i Paesi minori – le basi più importanti, dove i russi stanno costituendo arsenali imponenti sono in Tripolitania (Tripoli e Sirte) a: Al-Watiya, base aerea nel distretto di al-Nuqat Al-Khams. A 27 km dal confine con la Tunisia, 55 km a 140 km a sud ovest di Tripoli.(ripeto, a 27 km dalla Tunisia), Al-Jufrah, nella Libia centrale, a 250 km dalla costa del Golfo di Sirte.
In Cirenaica (Bengasi) Al- Khadim, base aerea nel distretto di Al-Marj, distante 94 km da Bengasi. Nel Fezzan, Brak Al-Shatii, base aerea. La Legione Africana conta in Libia su 3200 combattenti. Essi sono alle dipendenze di due luogotenenti del comandante russo Evkurov.
Sono due criminali, entrambi segnalati in una ordinanza del 1° dicembre 2023 del governatore della Città del Vaticano, cardinal Ferdinand Vergez come “soggetti che minacciano la pace e la sicurezza internazionale”, che ne aggiorna una analoga del 2018.
Si tratta di: Mohammed Amin Al Arabi Kashlaf, 38 anni, “comandante della brigata al-Nasr, capo della Guardia della raffineria di petroli di Zawiya”. Già denunciato come contrabbandiere di petrolio.
Abd Al-Rahman al-Salim Ibrahim al-Milad, 37 anni, “comandante -nell’ombra (n.d.r.) della Guardia Costiera in Zawiya, domiciliato a Tripoli… a.k.a.: a)Rahman Salim Milad b) al-Bija… Altre informazioni: 1) la madre si chiama Huriyah Al-A’ib. 2) Documento Militare 36479”. Quest’ultimo è il più sciaguratamente famoso.
Il comandante Al-Bija, uno dei capi del traffico di esseri umani, invitato dal Ministero dell’interno nel maggio del 2017 a Mineo in Sicilia a trattare sul modo di bloccare lo schiavismo (pagando i trafficanti), pur essendo noto sin dal 2015 per le sue attività efferate, come ha documentato Nello Scavo su Avvenire in una inchiesta del 2019. Oggi è il numero 1 della Legione Africana di Putin in Libia. Vende con Evkurov schiavi e petrolio.