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Invasione di Rafah, 350mila in fuga: è rischio emergenza sanitaria

Invasione di Rafah, 350mila in fuga: è rischio emergenza sanitaria

Un’operazione a tenaglia, per una stretta mortale. L’Idf sta continuando ad operare sia nella parte orientale di Rafah, a sud di Gaza, sia a Jabalya nel nord. A Rafah – ha fatto sapere il portavoce militare israeliano – «in combattimenti ravvicinati sono stati attaccati obiettivi di Hamas, uccisi terroristi e localizzati armi e lancia razzi».

I soldati – ha aggiunto la stessa fonte – «hanno distrutto infrastrutture terroristiche e confiscato armi trovate all’interno una scuola». Anche a Jabalya ci sono stati «scontri ravvicinati con diversi terroristi eliminati». L’aviazione ha colpito «molte infrastrutture sotterranee».

Nelle scorse ore sono stati circa 120 gli obiettivi militari colpiti. Al Jazeera, citando fonti locali di Gaza, ha affermato che un membro del personale straniero dell’Oms e un autista palestinese sono rimasti feriti mentre si trovavano a bordo di un veicolo dell’Unrwa, durante un bombardamento israeliano a Rafah.

Le equipe mediche hanno trasportato i due allo European Hospital di Gaza. Le riprese video ottenute dall’emittente basata in Qatar hanno mostrato un finestrino posteriore destro dell’auto danneggiato da schegge.

L’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) afferma che quasi 360.000 persone sono fuggite da Rafah, a Gaza, da quando Israele ha emesso l’ordine di evacuazione il 6 maggio. «Non c’è nessun posto dove andare. Non c’è sicurezza senza un cessate il fuoco», ha affermato l’agenzia in un post su X.

«L’invasione di Rafah, dov’è stata interrotta l’erogazione d’acqua potabile, potrebbe causare nuove gravi epidemie: sono oltre 350 mila le persone in fuga verso rifugi e campi profughi già sovraffollati e al collasso nelle altre zone della Striscia, mentre la popolazione è senza cibo e carburante per la chiusura dei valichi, con le strade invase di rifiuti e fiumi di liquami che traboccano dalle fognature».

È l’allarme dell’Oxfam su «un’emergenza che si aggrava ora dopo ora, in un contesto dove i raid israeliani hanno già causato danni per almeno 210 milioni di dollari alle infrastrutture idriche e igienico-sanitarie, distruggendone l’87% come rivelano le immagini satellitari».

«Almeno 5 delle nostre strutture, che garantivano acqua pulita e servizi igienico sanitari essenziali a oltre 180 mila persone al giorno, sono stati gravemente distrutti dal 7 ottobre e altre sette sono state danneggiate», spiega Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia.

«I nostri colleghi a Gaza ci raccontano di una situazione disperata. La popolazione, in questo momento, è costretta a bere acqua sporca e contaminata, soffre di malnutrizione e i bambini vengono punti di continuo dagli insetti che brulicano ovunque. Nuove epidemie di epatite A e di colera saranno inevitabili», aggiunge ricordando che a peggiorare ulteriormente la situazione pesa il prossimo arrivo del caldo.

«Nelle ultime settimane abbiamo rilevato migliaia di casi di epatite A e altre malattie gastrointestinali e respiratorie», aggiunge Celine Maayeh, Advocacy and Research Officer di Juzoor, organizzazione partner di Oxfam a Gaza, al lavoro in oltre 50 rifugi per sfollati e nei centri del nord della Striscia.

“O noi, Israele, o loro, i mostri di Hamas”. Lo ha detto il premier Benjamin Netanyahu nella cerimonia principale per il Giorno dei caduti (Yom HaZikaron) sul Monte Herzl a Gerusalemme. «La guerra a Gaza – ha aggiunto – è una scelta tra la libertà e la prosperità contro la disperazione, l’assassinio, la violenza, lo stupro». «Siamo determinati – ha proseguito – a vincere questa battaglia».