I dati dell'Istat
Italia imbottita di poveri, ora serve la sinistra per una battaglia contro le disuguaglianze
Questi dati dicono una cosa molto chiara: sinistra, basta concentrarsi sulle cosiddette questioni morali. Mettiamo tutte le forze disponibili nella battaglia contro le disuguaglianze. Salari, patrimoniale, difesa dei sindacati. Meno moralismo e più conflitto politico.
Editoriali - di Piero Sansonetti
L’Istat ci avverte che l’Italia è molto ricca ma imbottita di poveri. Le persone che vivono sotto il livello della povertà assoluta sono 5 milioni e ottocentomila. Negli ultimi dieci anni il numero dei poveri non era mai stato così alto. Il Pil invece cresce. E dunque crescono crescono crescono le disuguaglianze.
Questa, evidentemente, non è una questione che riguarda la statistica: è un problema politico. Forse possiamo anche dire che è il principale problema politico del nostro paese. Questione di civiltà.
Il problema è costituito da diversi elementi. Li elenco.
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L’aumento delle disuguaglianze, l’aumento della povertà, l’aumento soprattutto della povertà tra i giovani (che sono più poveri degli adulti), l’aumento della povertà tra i lavoratori occupati e infine l’aumento fortissimo della povertà tra gli operai.
L’aumento delle disuguaglianze è calcolato con l’allargarsi della forbice tra numero dei poveri e aumento del Pil (aggravato dal fatto che il Pil aumenta solo al Nord). L’aumento della povertà sta in questa cifra impressionante: 10 anni fa i poveri erano il 6,9 per cento degli abitanti, oggi sono il 9,8. Erano poco più di 4 milioni oggi sono quasi 6 milioni. Cioè possiamo dire che la povertà in soli 10 anni è aumentata del 50 per cento.
È il più grande sconvolgimento degli assetti sociali dagli anni sessanta (quando lo sconvolgimento fu in direzione opposta). Tra i giovani sotto i 18 anni la povertà sfiora il 15 per cento. Tra le persone che lavorano, la povertà era dieci anni fa al 6,9 per cento ora sfiora il 10 per cento. Tra gli operai è passata dal 9 al 15 per cento. Anche qui, nella classe operaia tradizionale, è aumentata del 50 per cento.
Una delle ragioni dell’aumento della povertà assoluta sicuramente sta all’abrogazione del reddito di cittadinanza. Ed è evidentemente imputabile a questo governo. Ma non è l’unica, visto il clamoroso aumento della povertà tra chi lavora.
Qui le cause dell’impoverimento sono antiche, e sono essenzialmente tre: l’abrogazione (ormai 40 anni fa) della scala mobile, che proteggeva i salari e riduceva le differenze tra salari alti e bassi. il Jobs act, che ha abbattuto il potere di contrattazione dei sindacati. La mancanza di un reddito minimo.
Diciamo che questi dati dicono una cosa molto chiara. Che riassumo in sei parole: sinistra, è il momento di svegliarsi. La dico meglio e in modo più fazioso: basta concentrarsi sulle cosiddette questioni morali. Mettiamo tutte le forze disponibili nella battaglia contro le disuguaglianze. Salari, patrimoniale, difesa dei sindacati. Meno moralismo e più conflitto politico.