Ilaria Salis è stata liberata dalla prigione per decisione della magistratura ungherese. Non sappiamo se ci siano state pressioni del governo di Ungheria, o di Orban, per ottenere questa saggia decisione dei giudici. Né se ci siano state pressioni del governo italiano su Orban.
In teoria la magistratura ungherese è indipendente dal potere esecutivo e il potere esecutivo non ha competenze sul tema della carcerazione. Comunque la decisione dei giudici di Budapest è stata una decisione ottima e di rispetto del diritto. Ilaria Salis è una cittadina straniera imprigionata da uno Stato straniero e la sua colpevolezza è molto dubbia.
Anche Maysoon Majidi, 28 anni, è una cittadina straniera imprigionata in uno Stato straniero. E la sua colpevolezza non è dubbia: è certo che è innocente. Ci sono le prove. Lo stato nel quale è imprigionata è l’Italia.
Maysoon era una intellettuale giovane, regista, attivista dei movimenti a favore delle donne in Iran. Era nel mirino degli Ayatollah. Come tante altre donne delle quali spesso scriviamo in Italia: “mobilitiamoci, difendiamole!”. Lei ha creduto alle nostre grida e ha pensato di fuggire dall’Iran.
È riuscita a raggiungere il Kurdistan iracheno, poi la Turchia. Suo padre ha venduto quasi tutto quel che possedeva per trovare i soldi da mandarle in modo che potesse pagare il viaggio clandestino in Italia.
L’idea di Maysoon era quella di passare dall’Italia e poi andare in Germania a farsi una vita nuova. È arrivata in Calabria il 31 dicembre scorso. La mattina dopo l’hanno arrestata accusandola di essere scafista. Contro di lei c’è solo una dichiarazione di un suo compagno di viaggio. Rilasciata alla polizia appena sbarcato. E sulla base della quale il suo compagno di viaggio fu lasciato libero.
Ora è in Germania. L’avvocato di Maysoon ha chiesto che fosse interrogato in un incidente probatorio. La Procura ha detto che era irreperibile. L’avvocato ha detto che non era irreperibile e ha fornito il suo numero di telefono.
Ha chiesto: interroghiamolo ora in videoconferenza. La Procura si è opposta. L’avvocato gli ha telefonato davanti ai giornalisti, l’inviata dell’Unità lo ha intervistato. Lui ha giurato che Maysoon non era scafista. Ha detto di essere stato interrogato in arabo e di non sapere l’arabo. E di avere firmato un verbale sempre in arabo, senza sapere cosa ci fosse scritto. Potete dargli torto? Se non firmava avrebbero probabilmente arrestato lui come scafista…
I giudici ungheresi hanno liberato Ilaria. I giudici italiani mercoledì hanno ricevuto una nuova richiesta di liberazione per Maysoon. Scritta dal suo avvocato, Giancarlo Liberati. Molto circostanziata. Ci hanno messo quattro ore per respingerla. Quattro ore dal momento nel quale l’hanno ricevuta. È chiaro che in Italia esiste una magistratura molto più autoritaria, arrogante e arretrata rispetto a quella ungherese.
Marjan Jamali invece ha 29 anni. Iraniana. È arrivata in Italia col figlioletto di otto anni. È da escludere che fosse una scafista. L’hanno interrogata anche lei in arabo, e neanche lei parla arabo. L’accusano di essere scafista. Le hanno portato via il bambino. L’altro giorno le hanno strappato di mano anche la foto del bambino.
Un deputato italiano, Marco Grimaldi, della sinistra, ha presentato una interrogazione a Nordio per chiedere al governo di intervenire, controllare, ispezionare. La risposta è disarmante. Ha detto Nordio, candidamente: ho chiesto ai magistrati di Locri e Crotone mi hanno garantito che è tutto a posto. Beh, Orban una risposta così inauditamente arrogante non l’avrebbe mai data.
Brindiamo per Ilaria che non è più in cella e pensiamo che mai e poi mai sarebbe stata liberata se fosse stata una cittadina straniera in Italia. E brindiamo anche ai giornali italiani, che quando ci sono di mezzo i diritti di un cittadino o di una cittadina extracomunitaria si mobilitano sempre compatti a difesa dello Stato di diritto. A parte i giornali calabresi nessuno ha scritto una riga su questa ignominia.
(Persino la Camera penale di Locri si è schierata con i Pm, contro gli imputati e l’avvocato che li difende. Dobbiamo saperlo: in questa battaglia per la difesa del diritto a favore dei migranti siamo solissimi: una minuscola pattuglia di pazzi. Però, giuro, non ci fermiamo).