Gli scenari a Teheran
Cosa succede in Iran con la morte del presidente Raisi: il ruolo chiave dall’ayatollah Khamenei e gli scenari
Esteri - di Redazione
Mentre sono in corso le complicate operazioni di recupero dell’elicottero coinvolto in un incidente nei pressi di Jolfa, una città al confine tra Iran e Azerbaijan, su cui era a bordo il presidente iraniano Ebrahim Raisi assieme al ministro degli Esteri Hossein Amirabdollahian, a Teheran si inizia a pensare alla successione del leader. Con l’annuncio della morte di Raisi si apre la questione del passaggio di potere nella Repubblica islamica. Il 63enne Raisi, dal 2021 presidente del Paese, non ha un “erede designato”.
Cosa prevede la legge iraniana
Come spiega LaPresse, in caso di morte improvvisa del presidente, la legge iraniana prevede che il potere venga trasferito al primo vicepresidente, che ora è Mohammad Mokhber, che assumerebbe l’incarico di presidente con l’approvazione del leader supremo, l’ayatollah Ali Khamenei.
Mokhber prenderebbe le redini del governo per 50 giorni, tempo necessario per andare alle elezioni per eleggere un nuovo presidente. Elezioni che di democratico hanno ben poco: nella corsa presidenziale gareggiano solo nomi approvati dall’ayatollah, senza alcuna possibilità dunque per l’opposizione al regime.
A provvedere alle nuove elezioni è un consiglio composto dal presidente dell’Assemblea consultiva islamica, dal capo del potere giudiziario e dal primo vicepresidente.
L’opposizione senza rappresentanza
Come detto, per l’opposizione non c’è alcuna speranza di venire rappresentata nelle urne: unico appiglio resta l’astensione, che non a caso nel 2021, in occasione della vittoria di Raisi, è stata la più alta nella storia della Repubblica islamica.
D’altra parte il Paese è da tempo scosso da forti proteste popolari, represse nel sangue e con migliaia di arresti, a seguito della morte in custodia della polizia morale di Mahsa Amini, 22enne curdo-iraniana arrestata con l’accusa di non aver indossato correttamente il velo.