Torna lo strumento
Cos’è il redditometro e come funziona: nel mirino i redditi a partire dal 2016 per la caccia agli evasori
Il grande ritorno del redditometro. Dopo l’abrogazione nel 2018, con un decreto ministeriale del 7 maggio firmato dal vice ministro dell’Economia Maurizio Leo e pubblicato lunedì in Gazzetta Ufficiale, il governo Meloni sceglie di ripristinare lo strumento di accertamento dei redditi che già in passato aveva provocato non poche polemiche.
Cos’è il redditometro
Col ritorno all’utilizzo del redditometro, il fisco italiano torna a mettere sotto le sue lenti la capacità di spesa dei contribuenti per risalire così ai loro redditi: nel mirino finiscono così le spese per la casa, per le utenze, per l’auto, fino a quelle per il possesso di barche.
Il redditometro venne approvato nel 2010, siamo all’epoca del governo Berlusconi, salvo poi veder luce soltanto due anni dopo. Come ricorda il Corriere della Sera, lo “strumento di accertamento sintetico”, questo il suo nome, assegnava dei coefficienti a beni quali immobili e auto e da lì ipotizzava un certo reddito, anche se non sempre in maniera precisa.
Come funziona il redditometro
Il redditometro “versione 2024”, quello proposto dal vice ministro Leo, lo riattiva a partire dai redditi del 2016. Il nuovo strumento, a differenza di quello “berlusconiano”, per essere maggiormente preciso ampia il numero di voci che possono indicare la capacità contributiva.
Così il nuovo redditometro esamina le spese che si possono presuntivamente attribuire al contribuente in base a una campionatura di 11 tipologie di nuclei familiari e su 5 aree geografiche distinte, ma anche quelle effettivamente sostenute e risultanti dall’anagrafe tributaria, includendo poi l’ammontare del risparmio accantonato ogni anno. Se non vi sono dati nell’anagrafe tributaria, il calcolo del redditometro prende in considerazioni i beni essenziali al fine di posizionarsi al limite del livello di povertà assoluta.
In parole povere, rientrano nelle voci del nuovo redditometro le spese per le utenze domestiche e per eventuali familiari fisicamente a carico, l’acquisto di un immobile, il possesso di più case: tutti dati che fanno presumere una capacità di spesa che deve essere giustificata dal reddito imponibile dichiarato al fisco italiano.
La lite nel governo sul redditometro
Il via libera al redditometro ha però spaccato la maggioranza di governo. Se Fratelli d’Italia difende la misura per boccata del presidente della Commissione Finanze della Camera Marco Osnato, che parla della sua approvazione come di “un parametro che esiste e va aggiornato” che non provoca “una svolta epocale”, di diverso avviso sono gli alleati.
Fonti di Forza Italia spiegano all’Ansa che il partito “è sempre stato contro il redditometro”, misura che “confliggerebbe con il provvedimento del concordato preventivo contenuto nella delega fiscale”. Dubbi anche in casa Lega: “La trovo un po’ strana come proposta, perché noi del centrodestra siamo stati sempre stati critici su questi strumenti“, la critica dal capogruppo del Carroccio in Senato, Massimiliano Romeo.