La morte del presidente
Perché i giovani iraniani festeggiano per la morte di Raisi: “Ma non ci saranno grandi cambiamenti”
Il presidente rimasto ucciso nello schianto del suo elicottero insieme al ministro degli esteri. A sostituirlo temporaneamente il vice Mokhber. Sui social festeggiano i ragazzi. Silvestri (IAI): “Ma non ci saranno grandi cambiamenti, se non in peggio...”
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
Ebrahim Raisi è morto. La tv di Stato iraniana ha confermato che l’elicottero del presidente che era dato per disperso domenica in una regione montuosa a circa 60 chilometri da Teheran si è schiantato: i resti sono stati rintracciati. dopo molte ore di ricerche.
Oltre a Raisi, sull’elicottero c’erano anche il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollahian, il governatore della provincia iraniana dell’Azerbaigian Orientale, Malek Rahmati, e l’ayatollah Mohammad Ali Ale-Hashem, rappresentante della Guida suprema iraniana in Azerbaigian Orientale.
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Raisi era diretto verso la città di Tabriz, vicino a dove l’elicottero è precipitato, di ritorno dall’Azerbaigian, un paese con cui l’Iran confina a nord-ovest, dove era andato per inaugurare una diga col presidente azero Ilham Aliyev.
Nel pomeriggio di domenica i media iraniani avevano parlato di «un brusco atterraggio» dell’elicottero vicino a Jolfa. Dell’elicottero di Raisi non si era saputo più nulla e per molte ore erano proseguite le ricerche, rese molto difficoltose dalla fitta nebbia presente in quella zona, montuosa e particolarmente remota.
Le cattive condizioni meteorologiche, con forti piogge, vento e nebbia con visibilità a meno di cinque metri, sarebbero state le cause dell’incidente, le stesse che hanno rallentato i soccorsi.
Ora che è morto, Raisi è stato temporaneamente sostituito dal vicepresidente del paese, Mohammad Mokhber, come previsto dalla Costituzione iraniana.
Mokhber è considerato altrettanto vicino alla Guida Suprema, Ali Khamenei, che ha confermato la sua nomina. Il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian è stato temporaneamente sostituito dal suo vice, Ali Bagheri Kani.
Dopodiché andranno organizzate nuove elezioni entro un periodo massimo di 50 giorni: significa che le elezioni presidenziali che avrebbero dovuto svolgersi nel 2025 potrebbero tenersi già quest’estate.
Nel frattempo, la Guida Suprema della Repubblica islamica, Ali Khamenei ha annunciato cinque giorni di lutto nazionale per la morte di Raisi. I funerali del presidente iraniano si terranno oggi a Tabriz: lo riporta l’agenzia di stampa iraniana Mehr, citata dalla Tass.
Alla notizia prima dell’incidente e poi della morte, i social si sono riempiti di immagini di fuochi d’artificio fatti esplodere o di giovani iraniani, soprattutto ragazze, le più colpite nelle repressioni governative sulla moralità che, senza velo, festeggiavano.
L’incidente, osserva Dario Fabbri, direttore della rivista italiana di geopolitica Domino, s’inquadra “in un momento di eccezionale tensione nella regione mediorientale, con la guerra che continua a infiammare Gaza, laddove Hamas è anche una mano lunga della Repubblica islamica, e con lo diretto o per procura tra Israele e lo stesso Iran”.
Quanto alle possibili, immediate ricadute interne, per il direttore di Domino,” fino a questo momento la Repubblica islamica sembra voler rubricare le due morti come tragedia. È già stata annunciata l’elezione con cui sarà sostituito il presidente Raisi, come previsto dalla Costituzione, e la Guida Suprema Khamenei ha spiegato che nulla cambierà nella postura del Paese”.
Annota Stefano Silvestri, già presidente dello IAI (Istituto Affari Internazionali) e oggi consigliere scientifico: “Non prevedo – dice a l’Unità – grandi sommovimenti interni, se non peggiorativi. Ci sarà un po’ lotta per decidere il successore di Raisi alla presidenza. Interessante sarà vedere se sceglieranno una figura che potrebbe ambire alla successione dell’anziano e malandato Khamenei, il vero dominus negli equilibri di potere interni al regime teocratico-militare, oppure se decideranno di dividere i due ruoli. Il vero problema dell’Iran – sottolinea il professor Silvestri – è se la teocrazia sarà sostituita da un fascismo militarista dei Pasdaran. Aperture democratiche non le vedo anche se me le auguro. Perché quello iraniano è un popolo colto e raffinato che però ha deciso, più o meno forzosamente, di mettersi nelle mani di religiosi oscurantisti e miliziani avidi e guerrafondai”.
Stabilita un’autorità provvisoria, un consiglio composto dal primo vicepresidente, dal presidente della Camera, Mohammad Bagher Ghalibaf, e dal capo della magistratura, Gholam-Hossein Mohseni-Ejei, avrà il compito di organizzare l’elezione di un nuovo presidente entro il termine massimo di 50 giorni.
Raisi era stato eletto presidente nel 2021. Le prossime elezioni sono, al momento, previste nel 2025. Nel caso di un’investitura dall’alto, buona parte degli analisti punta su Ghalibaf, ex sindaco di Teheran ed ex generale dei Guardiani della Rivoluzione, una figura sopravvissuta a tutte le purghe di Khamenei e che da tempo aspira alla presidenza.
Sia Mokhber che Mohseni-Ejei sono ritenuti leali esecutori degli ordini della Guida Suprema che, qualora venisse scelto Ghalibaf, non dovrebbero mettersi di traverso per ambizioni personali.
Ma il leader iraniano ha allontanato questo scenario confermando che Mokhber “è incaricato di organizzare le elezioni presidenziali, insieme ai capi del Parlamento e della magistratura, entro 50 giorni, in base alla Costituzione”.