La decisione "precauzionale"
Terremoti ai Campi Flegrei, evacuato il carcere femminile di Pozzuoli: 140 detenute dislocate in altri istituti
Chiusa un'ala della casa circondariale a causa delle forti scosse avvertite ieri sera. Le detenute saranno dislocate in altre carceri nella Regione Campania, così come il personale di Polizia Penitenziaria
Cronaca - di Redazione Web
Al via l’evacuazione del carcere di Pozzuoli, in provincia di Napoli, dove ieri sera si è scatenato il panico: paura per altre scosse di terremoto provocate dal bradisismo dell’area dei Campi Flegrei. Almeno quattro le scosse più forti della media dopo mesi di attività sismica causata da una crisi bradisismica in corso da anni. Una di queste, di magnitudo 4.4, è stata la più forte da quarant’anni a questa parte. La gente è scesa in strada, alcuni hanno abbandonato le case e lasciato la zona. Situazione che ha spinto le autorità a decidere: la struttura che ospita il carcere femminile di Pozzuoli ha subito alcuni danni di lieve entità.
“Per motivi del tutto precauzionali si sta cercando di trasferire le detenute altrove proprio per mettere in sicurezza la struttura, perché c’è la necessità di fare una verifica, valutare che non siano caduti calcinacci, anche se – va detto – non ci sono segnali di una evidenza immediata. La situazione è monitorata”, ha detto il prefetto di Napoli Michele di Bari annunciando la decisione in un punto con la stampa con la provveditore delle carceri della Regione Lucia Castellano.
- Terremoti a Napoli, cosa sta succedendo ai Campi Flegrei: le scosse, il panico in strada, il bradisismo, scuole chiuse
- Terremoto a Napoli, due forti scosse ai Campi Flegrei: “Importante sciame sismico, è un inferno”
- Terremoti ai Campi Flegrei, secondo il geologo Wheller: “Nulla di insolito rispetto agli ultimi due anni”
- 8 marzo in carcere, visita alle detenute di Pozzuoli: una vera comunità penitenziaria
L’Istituto di pena ospita 140 detenute, saranno dislocate con alcuni autobus in altre carceri della Campania. L’idea, una volta che saranno terminate le verifiche, è quella di far rientrare le detenute quanto prima nella struttura. Già da ieri sera un’ala della casa circondariale era stata inibita a causa delle forti scosse di terremoto registrate. Nel carcere femminile di Pozzuoli non ci sono donne incinte o madri con figli.
“Complimenti al personale di polizia penitenziaria del carcere femminile di Pozzuoli, da ieri sera impegnato a gestire le ripercussioni dello sciame sismico in atto: auspichiamo che l’amministrazione penitenziaria accolga le esigenze delle poliziotte di stanza a Pozzuoli per evitare traumi alle loro famiglie”, hanno dichiarato in una nota il presidente e il segretario regionale dell’Uspp (Unione Sindacati di Polizia Penitenziaria) commentando la notizia dell’evacuazione. “L’emergenza in atto dimostra ancora una volta che la polizia penitenziaria è un corpo serio e professionale dello Stato, pronto a sacrificarsi per fronteggiare le emergenze del sistema penitenziario”.
I numeri del carcere femminile di Pozzuoli
“Il carcere femminile di Pozzuoli – scriveva Andrea Aversa dopo una visita nel carcere in occasione della festa dell’ 8 marzo – non è molto grande. Ex convento del 1580, è composto da tre sezioni, rispettivamente quella di accoglienza, quella di transito e quella dedicata alle detenute con problemi psichici. L’istituto penitenziario è composto da recluse di media sicurezza. Nella casa circondariale vige il regime di celle aperte. Le detenute semi libere possono trascorrere gran parte della giornata fuori dalla cella. Le altre godono di quattro ore d’aria al giorno, divise in due parti, al mattino e al pomeriggio, di due ore ciascuna. In carcere vi sono 160 detenute per una capienza regolamentare di 98 posti. Vi è, dunque, anche qui il problema del sovraffollamento”.
“E c’è il fenomeno sismico del bradisismo: durante il terremoto del 1980 le detenute furono sfollate a Nisida. Oggi, la struttura, è nel cuore della zona rossa individuata dal governo e rientra tra gli edifici di prima evacuazione. ‘Siamo abituati e lo sono anche le detenute – ha precisato la Funzionaria pedagogica Responsabile delle attività trattamentali dell’istituto, Adriana Entilla – Ora più nessuno fa caso alle scosse e dopo l’esperienza del 1980, siamo pronte a tutto'”.