Retromarcia della premier
Cosa è il redditometro: Tajani e Salvini mettono all’angolo la Meloni a un passo dalle elezioni
Salvini tuona: “È un orrore del passato, va abolito”. Tajani rincara: “Non passerà, strumento estraneo al nostro dna”. Domani sarà un cdm teso..
Politica - di David Romoli
Stavolta Forza Italia e la Lega marciano uniti. Se c’è competizione è su chi è più determinato ad affossare lo strumento rispolverato dal viceministro all’Economia con delega fiscale Maurizio Leo, fratello d’Italia di fiducia di sorella Giorgia. La quale cerca di spegnere l’incendio divampato nel momento peggiore, a un soffio dalle elezioni, e sul terreno peggiore, il fisco.
Quello che la destra promette “amico” e non si può dire che il vaglio statale delle spese individuali sia un passo in quella direzione: “Mi confronterò personalmente con Leo, al quale ho chiesto di riferire al prossimo cdm. Se saranno necessari cambiamenti sarò io la prima a chiederli”.
Di sfuggita il messaggio, affidato ai social, conferma quel che era già chiaro quando due giorni fa la mina è esplosa: la trovata non ha colto di sorpresa solo gli alleati ma la stessa presidente e leader del partito di Leo, FdI.
La “memoria difensiva” del viceministro sotto accusa è già nota nei suoi tratti essenziali. Il ripristino dello strumento maledetto era necessario, altrimenti si sarebbe potuto anche prefigurare il danno erariale.
Ma quello strumento non è lo stesso in vigore fino al 2018, anzi neppure gli somiglia. Perché i parametri sono “molto meno induttivi e molto più larghi”.
Se Leo voleva far infuriare ancor di più Salvini, Tajani e rispettive truppe ha trovato le parole adatte. Perché ad azzurri e leghisti non importa che i parametri siano più o meno occhiuti. Importa che non ci siano e non le mandano a dire.
“Chiederò a Leo di abolire quell’orrore del passato”, va giù lieve Salvini. “Fi farà di tutto perché venga abolito quello strumento superato ed estraneo al nostro dna”, duetta Tajani.
La Lega l’odg che chiede di “confermare il superamento del redditometro” lo ha già presentato. Forza Italia al Senato procederà con apposito emendamento, anticipa Gasparri e stando alle reazioni di ieri lo voteranno in molti.
Anche i 5S che hanno passato la giornata di ieri a tuonare contro il redditometro mentre il Pd, consapevole di non potersi allargare troppo su uno strumento che comunque serve a contrastare l’evasione è più prudente.
Il cdm di domani, insomma, non si preanuncia tranquillo e i rivali ora coalizzati, Salvini e Tajani, hanno buone probabilità di spuntarla. Gioca a loro favore l’intera cultura della destra, una serie innumerevole di crociate berlusconiane e anche, elemento non certo secondario, la prova elettorale imminente.
In questa vicenda la tempistica è forse il fattore più inspiegabile. Rendere nota la resurrezione di uno strumento che più distante dai desiderata del popolo di destra non potrebbe essere proprio mentre si chiama quel popolo al voto sembra un capolavoro di autolesionismo.
Forse, come suggerisce il leghista Borghi parlando di un “ennesimo tecnico che non ha capito cosa vuol dire far parte di un governo politico” è solo clamorosa imperizia.
O forse, come suggeriscono alcuni nella maggioranza, l’imperizia c’entra molto meno del concordato fiscale vicino alla scadenza con risultati desolanti. Il redditometro potrebbe rialzarne almeno un po’ le sorti ma se fosse stato annunciato il 10 giugno, a pochi giorni da quella scadenza, sarebbe servito a ben poco.
Insomma, forse il problema vero è quello che si ripresenterà a ripetizione per Giorgia: governare senza soldi è difficile, tenere unita una maggioranza con le casse vuote è impossibile.
Alla fine la premier decide di anticipare i tempi. Nel pomeriggio incontra Leo e dopo il colloquio annuncia la sospensione del redditometro “in attesa di ulteriori approfondimenti“ con tanto di rassicurazione per alleati e elettori di destra: «Nessun Grande Fratello sarà mai introdotto da FdI, dal centro destra, da questo governo».