Il governatore interrogato
Cosa ha detto Giovanni Toti ai Pm: “Mai preso un euro, sempre perseguito l’interesse pubblico”
Il presidente della Liguria respinge le accuse: “Ho sempre perseguito l’interesse pubblico, ogni soldo incassato ha avuto una destinazione politica”
Cronaca - di Paolo Comi
Otto ore di tempo per rispondere a centottanta domande. Tanto è durato giovedì pomeriggio l’interrogatorio di Giovanni Toti, attualmente agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione e voto di scambio.
Ad interrogare il governatore tre magistrati, il procuratore aggiunto di Genova Vittorio Miniati e i pm Luca Monteverde e Federico Manotti, e ben cinque finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria del capoluogo ligure.
A più di due settimane dal terremoto giudiziario che ha sconvolto la Regione Liguria, Toti ha dunque deciso di ‘rilanciare’, chiedendo di essere sentito e consegnando agli inquirenti anche una articolata memoria di una ventina di pagine.
“Nel mio percorso politico ho sempre perseguito l’interesse pubblico” che si concretizza – ha affermato Toti – in un’apertura alle imprese che ha come “unica prospettiva la tutela dell’interesse collettivo”.
Ed è in questa chiave che va letta la volontà di modernizzare il porto di Genova, l’attenzione con cui monitora “e ove necessario sollecita il disbrigo delle pratiche, ovviamente nel pieno e trasparente rispetto della legge e delle procedure”. Un’attenzione priva di discriminazione: tutti sono stati ascoltati, finanziatori del partito e non.
“Non ho mai travalicato le specifiche competenze degli enti e degli uffici preposti, mai ho ingerito nelle libere scelte e decisioni dei soggetti coinvolti mai ho fatto pressioni verso alcun soggetto, mai ho servito un interesse particolare in danno di quello collettivo”.
Una trasparenza rivendicata anche sotto il profilo dei conti. “Ogni euro incassato ha avuto una destinazione politica: nessun contributo ha prodotto arricchimento o utilità personale a me, agli altri appartenenti al mio partito o a terzi privati”.
Diverse domande degli inquirenti sono state, come prevedibile, dedicate al suo rapporto con l’imprenditore Aldo Spinelli. Venti, ad esempio, hanno riguardato la volontà di quest’ultimo di trasformare la spiaggia di Punta dell’Olmo a Celle Ligure in resort con alloggi di lusso.
“Spinelli non ha avuto nessuno specifico trattamento di favore. Al contrario quella spiaggia è tutt’ora una spiaggia libera, segno che la mia attenzione si limitava al mero interessamento sulle possibilità esperibili per legge per aiutare l’investimento, nel pubblico interesse”, ha precisato Toti.
E sui finanziamenti ricevuti da Spinelli, circa 70mila euro, essi sono avvenuti “molto tempo dopo dalla verifica tecnico legislativa sulla impossibilità di trasformazione della spiaggia”.
“Il fatto di sostenere la nostra attività politica – ha aggiunto Toti – non viene ritenuta da nessun imprenditore, neppure da Spinelli, cosi come da altri, motivo ostativo per instaurare rapporti: la disponibilità verso il mondo imprenditoriale e dei privati, in generale, è sempre stata data a prescindere anche dalla sola prospettiva di ottenere un contributo: l’ascolto e l’appoggio erano indistinti e funzionali a creare un beneficio di prospettiva per l’interesse pubblico”.
“Ho avuto occasione di incontrare i fratelli Testa al massimo due volte. Il loro interesse era rivolto all’attenzione possibile per una comunità, quella Riesina, spesso soggetta a tutte le difficoltà legate ad immigrazione e integrazione in regioni diverse. Certamente ho dato mandato ai miei collaboratori di dare loro attenzione nei termini di legge. Ma mai di offrire utilità in cambio di voti. La mera generica promessa di una condizione personale e sociale migliore non può essere considerata quale merce di scambio ma consueto frutto dell’attività politica, specie in periodo elettorale”, ha risposto Toti a proposito dei rapporti avuti con i due fratelli siciliani.
“Atteso che non ho saputo, se non ora, delle promesse fatte ad alcuni (limitatissimi) componenti della comunità – ha proseguito il governatore -, la segnalazione ad imprese private di taluni di loro in qualità di muratori o manovali (per altro mai assunti), tale attività se fosse stata da me conosciuta, e non lo era, senza essere stato io al corrente di eventuali accordi precedenti, sarebbe stata interpretata come sostegno a persone di difficoltà”.
E anche “la richiesta di spostamento di residenza da una casa popolare all’altra (per altro già assegnata) appare come mero sostegno informativo a una persona dalle evidenti scarse capacità nel destreggiarsi nella pubblica amministrazione. Spostamento per altro non risulta mai avvenuto”.
“Sicuramente chiesi espressamente i voti per Ilaria Cavo (poi eletta al Consiglio regionale) parlando con uno dei due Testa”, ha proseguito Toti, ricordando che ciò era avvenuto durante una cena elettorale a settembre 2020 al ristorante Punta Vagno. “Il senso del mio intervento – ha proseguito – fu di chiedere di dare una mano alla Cavo nonostante le incomprensioni che c’erano state”.
Altro argomento oggetto dell’interrogatorio è stato poi la fornitura di vaccini per la Liguria e la presunta alterazione del numero della popolazione “over 80” per ottenere un maggior numero di dosi: “Escludo che Alisa (l’azienda regionale della sanità) abbia trasmesso dati non veritieri. È possibile si sia discusso sul numero degli ultraottantenni residenti in pianta stabile e quelli che vi risiedevano temporaneamente”.
La parte finale dell’interrogatorio è stata dedicata all’apertura in Liguria dei supermercati Esselunga: “Per noi – ha risposto senza indugio Toti – era un obiettivo politico preminente. Seguivo la pratica perché la ritenevo simbolica e importante”.
L’interrogatorio, riassunto in circa 30 pagine, in attesa di leggere la trascrizione integrale sembra essere stato condotto senza particolari tensioni. Inevitabile, a questo punto, il tema delle dimissioni, sollecitate ancora una volta ieri dalle opposizioni.
“L’unica cosa che ha sempre detto Toti (che non può comunicare con nessuno tranne che con il suo legale, ndr) è che è una decisione che non può prendere lui sulla base solo del suo interesse personale ma deve essere presa sulla base di un confronto con la parte politica”, ha fatto sapere ieri il suo difensore, l’avvocato Stefano Savi.
“Non ho ancora depositato l’istanza di revoca degli arresti domiciliari: lo farò a breve non appena lo riterrò opportuno. Il primo passaggio, indubbiamente, è quello di sondare la posizione della Procura”, ha quindi risposto Savi a chi gli chiedeva cosa accadrà adesso.
Per la scarcerazione, va comunque ricordato, il parere della Procura non è vincolante, essendo un provvedimento di competenza del gip. Fare previsioni in questi casi è però sempre un azzardo.