Lo Stato di Palestina

Perché Spagna, Norvegia e Irlanda hanno riconosciuto lo stato di Palestina e cosa cambia

Ieri il riconoscimento definitivo. Il presidente del Consiglio europeo Michel: “Buon passo”. Nuovi raid a Rafah, 21 morti, “tank israeliani in città”

Esteri - di Umberto De Giovannangeli - 29 Maggio 2024

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Perché Spagna, Norvegia e Irlanda hanno riconosciuto lo stato di Palestina e cosa cambia

E venne il “Giorno del riconoscimento”. E dell’ira funesta d’Israele. Il Consiglio dei ministri spagnolo ha approvato il riconoscimento dello Stato della Palestina. Lo ha riferito la portavoce del governo, Pilar Alegria, in conferenza stampa al termine del Cdm.

«Come ha detto questa mattina (ieri, ndr) il premier Pedro Sanchez siamo davanti a una giornata storica», ha detto Alegria, sottolineando che la posizione della Spagna rispetto alla pace è coerente «in Medioriente così come in Ucraina». «Il nostro Paese difenderà sempre la pace e la democrazia», ha aggiunto.

Da Madrid a Oslo. La Norvegia ha salutato il riconoscimento dello Stato palestinese come un giorno speciale e ha denunciato la mancanza di «impegno costruttivo» da parte di Israele per una soluzione a due Stati.

«La Norvegia è stata uno dei più ferventi difensori di uno Stato palestinese per più di 30 anni», ha dichiarato il ministro degli Esteri Espen Barth Eide in un comunicato.

«Il giorno in cui la Norvegia riconosce ufficialmente la Palestina come Stato è un giorno speciale per le relazioni Norvegia-Palestina». Da Oslo a Dublino.

Ad ufficializzare il riconoscimento dello Stato palestinese da parte dell’Irlanda è stato un consiglio dei ministri ad hoc riunito a Dublino sotto la presidenza del nuovo primo ministro, Simon Harris.

Mentre contemporaneamente, dinanzi alla Leinster House, il palazzo del parlamento irlandese, la bandiera palestinese veniva issata accanto a quelle dell’Ue e dell’Ucraina.

L’Irlanda – si legge nella dichiarazione di annuncio dell’esecutivo della Repubblica – ha oggi “riconosciuto la Palestina come Stato sovrano e indipendente e ha accettato di stabilire piene relazioni diplomatiche fra Dublino e Ramallah”.

Parallelamente a tale atto, è stata annunciata le nomina di un ambasciatore irlandese in Palestina, con sede a Ramallah, in Cisgiordania, dove si trova il quartier generale dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp) del presidente Abu Mazen.

“L’Irlanda riconosce lo Stato di Palestina in uno spirito di pace, nell’ambito di un annuncio coordinato con i nostri amici e colleghi in Spagna e Norvegia”, recita ancora la nota.

Questo riconoscimento punta a “tenere viva la speranza” di una pace fra Israele e Palestina fondata sulla soluzione “dei due Stati” per due popoli, ha poi precisato il premier Harris.

Durissima la reazione del governo israeliano. Il ministro degli Esteri, Israel Katz, ha accusato il premier spagnolo Pedro Sanchez di essere “complice di incitamento al genocidio del popolo ebraico e di crimini di guerra”.

In un post su X, Katz ha paragonato la guida suprema dell’Iran Ali Khamenei e il leader di Hamas Yahya Sinwar alla vicepremier seconda della Spagna Yolanda Diaz, affermando che tutti e tre “chiedono l’eliminazione dello Stato di Israele e la creazione di uno stato terrorista islamico palestinese dal fiume al mare”.

“Sanchez, nel non destituire Diaz e nell’annunciare il riconoscimento dello Stato palestinese, è complice dell’incitamento al genocidio del popolo ebraico e di crimini di guerra”, ha affermato il capo della diplomazia di Gerusalemme.

“Ho parlato con i colleghi irlandese e norvegese che a loro volta stanno ricevendo attacchi e menzogne infami da parte dal nostro collega israeliano e abbiamo concordato una risposta coordinata e ferma. Nessuno ci intimiderà”.

Così il ministro spagnolo degli esteri, José Manuel Albares, ha replicato all’ultimo attacco mosso dal collega israeliano. “Non facciamo politica estera reattiva a colpi di post e decidiamo noi quando è il momento di rispondere, che non è quando qualcuno provocatoriamente vorrebbe lo facessimo, per sviare il discorso da quello che è veramente importante, che è il riconoscimento dello Stato della Palestina”, ha detto Albares nella conferenza stampa successiva al Consiglio dei ministri, che ha approvato il provvedimento.

Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, si dice a favore del riconoscimento dello Stato di Palestina pur prediligendo l’approccio coordinato tra gli Stati membri dell’Ue e i Paesi terzi.

“Sono favorevole alla soluzione dei due Stati e al riconoscimento di uno Stato palestinese. Ma questo Stato deve essere vitale. Ed è per questo che penso che la cosa migliore sarebbe un approccio coordinato con gli Stati membri dell’Ue e i paesi terzi, creare una leva finanziaria”, ha detto il leader Ue in un’intervista con Euronews.

Michel ritiene “un buon passo” il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte di Spagna, Irlanda e Norvegia ma comprende che altri Stati “hanno bisogno di più tempo”.

Ma la diplomazia non ferma le armi. Almeno 21 palestinesi sono stati uccisi e decine sono rimasti feriti in nuovi attacchi israeliani contro un’area di tende a ovest di Rafah.

Lo riferiscono autorità sanitarie palestinesi citate da Sky News e Al Arabyia. Gli attacchi hanno preso di mira le tende delle famiglie sfollate nell’area umanitaria designata a Mawasi, nella parte occidentale di Rafah, hanno riferito medici e residenti.

Il bilancio iniziale era di 7 vittime, ma è stato aggiornato a 21 in base a notizie riferite ad Haaretz da fonti sanitarie della Striscia. Non solo Rafah. Nuovi bombardamenti delle Forze di difesa israeliane (Idf) hanno ucciso e ferito decine di palestinesi in diverse zone della Striscia di Gaza.

Lo fa sapere l’agenzia di stampa palestinese Wafa, secondo cui fonti mediche hanno riferito di un bombardamento nel mercato e nel campo profughi di Al Bureij, nel centro dell’exclave.

Mentre nella Striscia le stragi si susseguono senza soluzione di continuità, l’amministrazione Biden sta ancora valutando se l’attacco israeliano che domenica ha ucciso almeno 45 sfollati palestinesi in una tendopoli a Rafah costituisca una violazione della “linea rossa” suggerita da Joe Biden: lo riferisce Axios citando due dirigenti americani.

All’inizio di maggio il presidente Usa aveva minacciato di sospendere la consegna di alcune armi offensive americane se Israele avesse lanciato una vasta operazione a Rafah entrando nel centro abitato, dove ora – secondo fonti palestinesi – ci sarebbero i tank israeliani.

Il numero delle vittime della guerra a Gaza da parte palestinese è salito a 36.096 morti e 81.136 feriti dal 7 ottobre. Quale sia la “red line” per Biden non è dato sapere.

29 Maggio 2024

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