Il Consiglio europeo

Guerra in Ucraina, la UE vota una escalation graduale che fa infuriare Putin

Si allarga la cerchia dei Paesi favorevoli all’uso di armi europee in Russia: dopo Gran Bertagna, Francia, Finlandia, Svezia arrivano i sì di Polonia e Danimarca

Esteri - di Umberto De Giovannangeli - 31 Maggio 2024

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Guerra in Ucraina, la UE vota una escalation graduale che fa infuriare Putin

La Nato divisa fa la voce grossa ma con armi “spuntate” nella guerra in Ucraina. Il nodo del contendere riguarda l’uso delle armi fornite dall’Alleanza Atlantica al governo di Kiev per attacchi in territorio russo.

In Europa, è arrivato il sì perentorio della Polonia, attraverso le parole del viceministro della Difesa Cezary Tomczyk: “Non esistono restrizioni di questo tipo sulle armi polacche fornite all’Ucraina”.

Varsavia, nello schieramento guidato dal presidente francese Emmanuel Macron, si colloca accanto a Gran Bretagna, Finlandia, Svezia, Repubblica Ceca e paesi baltici. Ultimo, in ordine di tempo è il sì danese.

La Danimarca permetterà l’uso delle armi e degli F-16 forniti a Kiev per attacchi oltre i confini ucraini. «Quando abbiamo approvato gli aiuti abbiamo detto chiaramente alla commissione Esteri del Parlamento danese che fanno parte dell’autodifesa ucraina anche possibili attacchi alle installazioni militari» in Russia.

Lo ha sottolineato a margine del Consiglio Affari Esteri nel format dei ministri con delega al Commercio, il ministro degli Esteri danese Lokke Rasmussen. In America, yes convinto del Canada: “Non abbiamo posto nessuna condizione sulle forniture”, le parole della ministra degli Esteri Melanie Joly.

Una casella a parte va riservata alla Germania. Berlino, come è noto, non ha mai accettato di inviare a Kiev i missili Taurus a lungo raggio. Secondo il quotidiano britannico The Guardian, però, la posizione del cancelliere Olaf Scholz è meno lontana dalla linea-Macron di quanto si possa pensare: no ai Taurus, ma non ci sarebbe un divieto totale o granitico per le altre armi.

Quanto al “pesce pilota” dell’Alleanza, gli Stati Uniti, per contrastare l’avanzata della Russia in Ucraina, Joe Biden sta prendendo in considerazione due nuove contromisure: punire la Cina per aver fornito tecnologia chiave a Mosca e revocare i limiti all’uso da parte dell’Ucraina delle armi «a corto raggio» statunitensi per attaccare all’interno della Russia.

Lo sostiene il Washington Post. Il fatto che tali iniziative vengano ora prese in considerazione dimostra la crescente preoccupazione dell’amministrazione Usa per la vulnerabilità dell’Ucraina sul campo di battaglia.

“La Russia ha invaso l’Ucraina violando in maniera flagrante il diritto internazionale e, secondo questo, gli ucraini hanno diritto a difendersi. Questo comporta colpire obiettivi militari legittimi in Russia”: lo ha ribadito il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, in un’intervista al quotidiano spagnolo La Vanguardia.

«Se i russi hanno totale libertà per ammassare truppe e per attaccare dal loro territorio ma gli ucraini non possono rispondere, è molto difficile esercitare l’autodifesa», un diritto «consacrato nella Carta delle Nazioni Unite», ha aggiunto.

Il segretario generale della Nato ha sottolineato inoltre che «alcuni alleati in realtà non hanno mai imposto restrizioni, come il Regno Unito con i missili da crociera, per cui è qualcosa che sta già avvenendo. In una guerra non ci sono decisioni che non comportino rischi ma il più grande di tutti sarebbe che Vladimir Putin prevalga».

L’Italia, come al solito, si esercita nel cerchiobottismo. Sì, ma, nì… «Non dimentichiamo che oggi c’è una recrudescenza da parte della Russia nel colpire direttamente la popolazione civile. Il dibattito nasce dal fatto che ci si interroga se colpire le zone» in Russia «da dove vengono quegli attacchi. Credo non sia necessario, è meglio rafforzare la capacità di dotare l’Ucraina di sistemi efficaci di difesa anti-aerea, un lavoro fatto anche dall’Italia con i Samp-T, senza rischiare un’escalation fuori controllo».

Così la premier Giorgia Meloni in una intervista al Corriere della Sera. Voce grossa e arsenali vuoti. Gli Stati membri della Nato sono in grado di fornire meno del 5% delle capacità di difesa aerea ritenute necessarie per proteggere i suoi membri dell’Europa centrale e orientale in caso di un attacco su larga scala.

Lo hanno detto al Financial Times «fonti a conoscenza dei piani di difesa della Nato riservati, elaborati lo scorso anno». «La guerra della Russia contro l’Ucraina ha sottolineato l’importanza della difesa aerea, mentre Kiev chiede all’Occidente ulteriori sistemi e razzi per proteggere le sue città, le truppe e la rete energetica dai bombardamenti quotidiani», osserva il quotidiano della City, e queste stime «mettono a nudo la dimensione della vulnerabilità» dell’Alleanza in Europa.

L’articolo riporta che secondo un importante diplomatico della Nato la capacità di difendersi dai missili e dagli attacchi aerei è «una parte importante del piano per difendere l’Europa orientale dall’invasione», ma «in questo momento, non l’abbiamo».

I ministri degli Esteri dell’Alleanza si riuniscono oggi e domani a Praga per dei colloqui informali volti a preparare il vertice dei leader dell’alleanza a Washington, a luglio, dove il rafforzamento della difesa europea sarà un tema centrale.

«Alcuni leader e funzionari militari europei hanno affermato che la Russia potrebbe avere la capacità di attaccare uno Stato membro della Nato entro la fine del decennio», sottolinea il Financial Times.

«La difesa aerea è una delle lacune più grandi che abbiamo», afferma nell’articolo un secondo diplomatico della Nato, che aggiunge: «Non possiamo negarlo».

«Il fallimento degli Stati europei della Nato negli ultimi mesi nel fornire ulteriori attrezzature di difesa aerea all’Ucraina ha sottolineato le scorte limitate del continente di sistemi costosi e di lenta produzione», si legge ancora. «Ha inoltre stimolato una serie di iniziative sovrapposte per cercare di trovare soluzioni a lungo termine».

Resta il fatto, inquietante, che nella pressoché totale latitanza della diplomazia, la parola è sempre e solo degli strateghi militari. L’ultima trovata lessicale che va per la maggiore di questi tempi a Bruxelles (versante Nato) è “Escalation graduale”.

Il che significa che la Nato e tutti gli alleati occidentali si stanno attrezzando alla reazione del Cremlino dopo la sostanziale decisione di autorizzare l’Ucraina a usare le loro armi in territorio russo. Escalation graduale: un lugubre ossimoro degli “Stranamore” in servizio permanente effettivo. Anche nella stampa mainstream.

31 Maggio 2024

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