Gli esperti
I terribili due anni dei bambini non esistono? Quanto durano?
Per i bimbi, nonostante la piccola età, è una nuova e importante fase di crescita
Curiosità - di Andrea Aversa

“No, no!“, “Basta!“, “Questo è mio!” e poi pianti, lamenti e capricci. Tranquilli, se vostro figlio è entrato nella soglia dei due anni di età, è molto probabile che non stia andando incontro a nessun ‘malessere’ ma verso una fase di vita nuova e di enorme crescita. Molti esperti tendono a definirla come i terribili due anni. Al riguardo ci sono molti dubbi sulle evidenze scientifiche. Tuttavia, tale periodo è più inquadrato sotto alcuni aspetti che potremmo chiamare ‘pedagogistici‘.
I ‘terribili due’ (anni)
Innanzitutto, il bambino ha iniziato a comunicare in modo più chiaro e deciso. Sta esprimendo la propria identità e ha iniziato a conoscere meglio sé stesso. È questo che lo spinge ad opporsi a chi rappresenta una sorta di ‘limite’ alle sue modalità di espressione: i genitori, in particolare la madre. È anche vero che le ‘opposizioni’ manifestate dal bambino in questa età, sono dovute alle sue paure legate alla crescita.
Una nuova fase di vita e di crescita
Il piccolo, infatti, ha iniziato a conoscere anche il mondo esterno e il suo ‘posizionamento’ nella realtà. Quindi i famosi capricci, non solo, potrebbero essere una sorta di forma di protesta ma anche un certo timore, rispetto a ciò le il bambino sta imparando a conoscere. Di conseguenza, il genitore, deve – ovviamente – essere consapevole del fatto che il suo ruolo di guida e ‘mentore’ è più importante che mai.
Forme di autonomia e indipendenza
Quindi, sgridare e urlare contro i figli può essere controproducente, così come stancarli o tenerli i luoghi caotici e insicuri. È molto importante fornire al bambino delle certezze che a loro volta gli conferiranno serenità e tranquillità (ad esempio cercando di avere gli spazi casalinghi in sicurezza, o portarlo a giocare e a esplorare luoghi all’aperto, possibilmente immersi nella natura). I genitori devono cercare di comunicare il più possibile con i propri figli.
La comunicazione e la guida di mamma e papà
Provare a capire il motivo di quel disagio, tentare di spiegargli come potrebbe superarlo offrendogli strumenti e soluzioni. Un altro esempio calzante, è relativo al vestirsi, al giocare e al mangiare. Stimolarlo nel prendere, montare, smontare e posare in autonomia i giochi; fargli indossare un paio di scarpe o una felpa; farlo mangiare e bere da solo; tutto questo lo aiuterà a sviluppare maggiore consapevolezza, rispetto alla sua ‘indipendenza‘.