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Cos’è la direttiva Bolkestein: cosa prevede, le concessioni, i balneari, gli ambulanti, le proteste

Foto Vincenzo Livieri – LaPresse 29-11-2016 – Roma Manifestazione degli ambulanti contro la Bolkestein Vincenzo Livieri – LaPresse 29-11-2016 – Roma News Demonstration against the Bolkenstein law

Foto Vincenzo Livieri - LaPresse 29-11-2016 - Roma Manifestazione degli ambulanti contro la Bolkestein Vincenzo Livieri - LaPresse 29-11-2016 - Roma News Demonstration against the Bolkenstein law

Alla direttiva Bolkestein è stato imputato anche il fallimento del passaggio del referendum sulla Costituzione Europea in Francia e in Olanda. In Italia torna puntualmente e a intervalli regolari al centro dell’attenzione mediatica e politica per via delle conseguenze sulle concessioni pubbliche: soprattutto sul commercio ambulante e sulla gestione di aree demaniali balneari. Ha scatenato anche le proteste dei tassisti.

La direttiva europea 2006/123/CE prende il nome dal commissario europeo olandese Frits Bolkestein. È stata approvata all’Europarlamento dopo una lunga battaglia politica: a favore si espressero Popolari, i socialisti – ma non i francesi – , contrari sinistra e verdi. La direttiva venne recepita dall’Italia nel 2010, all’epoca il Presidente del Consiglio era Silvio Berlusconi, maggioranza di centrodestra.

Cos’è la direttiva Bolkestein

Interveniva in tre ambiti: l’eliminazione degli ostacoli alla libertà di stabilimento delle attività nei diversi Stati, l’eliminazione degli ostacoli alla libera circolazione dei servizi, la creazione di una fiducia reciproca tra gli Stati membri con una progressiva armonizzazione delle politiche. La direttiva sollecita la semplificazione di procedure amministrative, l’eliminazione dell’eccesso di burocrazia e la cancellazione delle discriminazioni basate sulla nazionalità o per coloro che intendono stabilirsi in un altro Paese europeo per prestare dei servizi.

Chi approva la direttiva argomenta con i benefici sulla concorrenza nei settori dei servizi, chi la contesta osserva gli effetti di dumping sociale. Le procedure amministrative vengono semplificate tramite gli “sportelli unici”, attraverso i quali chi vuole offrire un servizio può ottenere le autorizzazioni necessarie anche via internet. La direttiva punta a spingere gli Stati membri ad armonizzare e legislazioni in settori come la tutela dei consumatori.

Le critiche alla direttiva

Punto tra i più contestati della direttiva è quello della libera circolazione dei servizi in quanto prevede il principio del Paese d’origine, secondo cui chi presta il servizio e si sposta in un altro Paese europeo deve rispettare la legge del Paese d’origine, eccezion fatta per alcune tutele fondamentali e le norme sul lavoro – come il salario minimo, la sicurezza alla salute – e con alcune deroghe per alcuni servizi.

Lo scorso gennaio il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella aveva promulgato il ddl Concorrenza con una lettera di richiamo indirizzata a Governo e Parlamento citando la direttiva. Il Capo dello Stato si concentrava sulle proroghe, il rilievo presidenziale citava l’articolo 11 della legge del ddl che “introduce una nuova proroga automatica delle concessioni in essere, per un periodo di 12 anni” e osservava che i criteri generali per il rilascio di nuove concessioni favorissero i concessionari uscenti. Lo scorso novembre la Commissione Europea aveva inviato una lettera su una procedura di infrazione contro l’Italia per la “violazione della direttiva” sulle concessioni balneari.