Aveva 31 anni
Si uccide nel carcere romano di Regina Coeli, è il 39esimo suicidio del 2024: era ancora in attesa di giudizio
Trentanove morti per suicidio dall’inizio del 2024. È la drammatica contabilità delle carceri italiane: l’ultimo detenuto a togliersi la vita è stato un 31enne recluso nel penitenziario romano di Regina Coeli.
A denunciarlo Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria. Il corpo senza vita è stato rinvenuto intorno alle 23 di martedì 4 giugno nella sua cella: “A nulla sono valsi i soccorsi della Polizia penitenziaria e dei sanitari”.
La vittima, che aveva compiuto 31 anni da poco, aveva origini pakistane: era in carcere da settembre dello scorso anno, accusato di rapina e lesioni ma ancora in attesa di primo giudizio.
La situazione critica di Regina Coeli e della carceri italiane
“Del resto il carcere capitolino di Regina Coeli, con circa 1.140 detenuti presenti a fronte di una capienza di 628 posti regolamentari e con poco più di 300 appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria in servizio, quando ne servirebbero almeno il doppio, è l’emblema della disfunzionalità e della crisi del sistema carcerario italiano che, palesemente, invalida il percorso prioritario della giustizia penale”, denuncia il segretario della UILPA PP De Fazio.
“Di tutto questo però la politica, almeno quella prevalente e della maggioranza di governo, al di là di qualche dichiarazione di facciata, non sembra interessarsi compiutamente, così il tema penitenziario non trova spazio neppure nella campagna elettorale, salvo che dietro le sbarre non finisca proprio un politico o il ‘forti’ di turno. Sovraffollamento detentivo ormai giunto al 130%, penuria di organici della Polizia penitenziaria a cui mancano almeno 18mila unità e l’enorme problema dell’assistenza sanitaria e psichiatrica costituiscono un mix esplosivo. Perché, non va sottaciuto che, mentre nel Paese si dibatte, giustamente, delle vergognose liste d’attesa nella sanità, nelle carceri la situazione è ben peggiore e, troppo spesso, ciò che si attende è la morte, come dimostra il numero dei decessi che nel 2024 ammontano complessivamente a 91”, spiega ancora il sindacalista.
“Lo ripetiamo, se non si vuole rischiare di sfondare ogni record nella conta dei morti in carcere, di carcere e per carcere, il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e il Governo Meloni prendano atto dell’emergenza senza precedenti e varino un decreto-legge per consentire il deflazionamento della densità detentiva, assunzioni straordinarie e accelerate nel Corpo di polizia penitenziaria rafforzandone la formazione e il potenziamento della sanità inframuraria. Parallelamente, lo stesso Governo e il Parlamento avviino riforme strutturali e riorganizzative. Non c’è più tempo”, conclude De Fazio.