La sentenza di Reggio Calabria

Tutte le accuse false alla Sea Eye4, il tribunale: “Illegittimo il fermo e prove inesistenti”

I soccorritori: della nave tedesca: “Abbiamo urgentemente bisogno del sostegno del governo tedesco, ’Italia sta ignorando i diritti del nostro Stato di bandiera

Cronaca - di Angela Nocioni - 7 Giugno 2024

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Tutte le accuse false alla Sea Eye4, il tribunale: “Illegittimo il fermo e prove inesistenti”

Rigettate tutte le tesi delle autorità italiane perché palesemente infondate o non provate. Il Tribunale di Reggio Calabria, con la sentenza n. 811 del 5 giugno 2024 firmata dal giudice Pantano, ha annullato il provvedimento del marzo scorso di fermo amministrativo di 60 giorni della nave di soccorso Sea Eye 4 della ong tedesca Sea Watch, imposto sulla base del Decreto Piantedosi.

Giudicate completamente prive di elementi di prova le accuse secondo cui l’equipaggio della nave non avrebbe seguito le istruzioni della guardia costiera libica.

Il Tribunale ha confermato che le operazioni di salvataggio in mare sono sempre state doverose e rispettose delle norme internazionali e della legge del mare che, notoriamente, obbliga al salvataggio di imbarcazioni in difficoltà come priorità assoluta su qualsiasi altra considerazione.

“La sentenza di Reggio Calabria è una vittoria significativa per noi e per tutte le altre organizzazioni di soccorso in mare – commentano dalla ong – dimostra chiaramente che il fermo di navi di soccorso civili è un abuso dei poteri dello Stato. Ora abbiamo urgentemente bisogno del sostegno politico del governo tedesco, perché anche l’Italia sta ignorando i diritti del nostro Stato di bandiera con i suoi fermi illegittimi di navi di soccorso tedesche. Esortiamo i ministeri responsabili a cogliere la sentenza come un’opportunità per fare una campagna per porre fine a questa pratica in Italia”.

La Sea Eye 4 fa quindi esplicito appello alle autorità tedesche affinché si attivino per contrastare la limitazione delle capacità di soccorso che vengono imposte dal Governo italiano a danno di organizzazioni della società civile e del sistema di salvataggio in mare.

Le autorità italiane per fermare la nave l’hanno accusata di non aver seguito le istruzioni della guardia costiera libica durante il salvataggio del 7 marzo scorso.

Testimoni oculari confermano che la guardia costiera libica puntava le armi contro la nave di soccorso. L’equipaggio è stato anche accusato di aver consegnato le persone in cerca di protezione ai libici, che stavano puntando loro contro le armi.

L’Associazione studi giuridici per l’immigrazione nota che la sentenza “giunta in brevissimo tempo, fornisce un importante quadro di analisi della normativa vigente in materia, rigettando tutte le tesi delle autorità italiane in quanto palesemente infondate o non provate”.

“Il decreto Piantedosi è uno strumento formalmente voluto per regolamentare i soccorsi in mare dei migranti, ma che in realtà – dice l’Asgimira chiaramente a rendere maggiormente difficoltose le operazioni di salvataggio nel mar Mediterraneo, sino al punto da fare emergere l’intento di contrastarle, risultando così un ulteriore tassello volto a criminalizzare e punire le attività delle organizzazioni che si occupano di tutela e rispetto della vita altrui e dei migranti in particolare, nella colpevole indifferenza istituzionale italiana ed europea”.

A febbraio la Corte di Cassazione italiana ha classificato come reato la consegna delle persone alla guardia costiera libica, perché la Libia non è un luogo sicuro.

Non lo si può considerare tale perché lì sistematicamente avvengono soprattutto contro i migranti violazioni dei diritti umani. Torture, schiavitù, stupri ed esecuzioni arbitrarie, tutto documentato e denunciato più volte anche da resoconti Onu.

Il fermo di 60 giorni della Sea Eye 4 è stata la più lunga detenzione amministrativa imposta a un’imbarcazione di soccorso in mare fino ad oggi in base al Decreto Piantedosi.

Il decreto, entrata in vigore in Italia all’inizio del 2023 e poi convertito in legge dello Stato, impone alle navi di contattare il centro di controllo italiano immediatamente dopo un salvataggio e di farsi assegnare un porto senza rispondere a ulteriori richieste di soccorso. Solo tra il giugno 2023 e il giugno 2024, la Sea-Eye 4 è stata fermata in Italia per un totale di 120 giorni.

Sea-Eye ha già intentato diverse cause contro questi fermi contestando il fatto evidente che sono illegittimi perché contrari a norme internazionali alle quali l’Italia ha aderito e al rispetto delle quali in ogni caso Roma non potrebbe sottrarsi perché il diritto del mare esiste e governa i comportamenti obbligatori di chi va per mare.

Per le sentenze di solito bisogna aspettare anni. I processi sono associati a costi elevati, altro aspetto della persecuzione di chi soccorre i naufraghi.

7 Giugno 2024

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