Valanghe di rinunce
Elezioni europee, seggi disertati anche dagli scrutatori: paghe da fame che valgono la metà del “salario minimo”
Troppo bassa la paga offerta dallo Stato per fare la scrutatrice, nel suo caso circa 110 euro per tre giorni di lavoro tra operazioni preliminari, i due giorni di votazione e le ore relative allo spoglio.
Per questo una 24enne di Qualiano, in provincia di Napoli, nella serata di sabato quando ha terminato alle 23 il suo lavoro, non è più tornata nel seggio elettorale.
Quando i carabinieri della locale stazione l’hanno contatta, chiedendole perché non fosse più tornata al suo posto, ha inizialmente fornito giustificazioni senza fondamento, quindi ha ammesso di voler più tornare perché la paga da scrutatrice era troppo bassa. Per questo motivo la 24enne è stata denunciata dai militari per abbandono di seggio senza legittimo motivo, mentre le operazioni di voto hanno comunque riprese senza particolari problemi.
Rinunce record tra gli scrutatori
Il tema delle rinunce è stato particolarmente chiacchierato in queste ore. Le paghe basse offerte in particolare agli scrutatori hanno spinto molti di questi a rinunciare, anche a poche ore dall’insediamento dei seggi.
Tra i casi più eclatanti ci sono stati quelli di Palermo e di Catania. Nel capoluogo siciliano alla vigilia del voto erano stati 1700 gli scrutatori sorteggiati ad aver rinunciato, sui 2400 totali. Anche a Catania circa la metà degli scrutatori sorteggiati ha deciso di resta a casa.
Le paghe da fame decise dal Viminale
La questione, come detto, è prettamente economica. Scrutatori e segretari di seggio in cui si vota esclusivamente per le europee portano a casa, come da circolare del Viminale, circa 110 euro, somma che aumenta a 138 euro per i presidenti di seggio: si tratta ovviamente di somme di natura forfettaria, a prescindere dunque dalla durata dell’impiego al seggio.
Per i seggi “speciali”, ovvero quelli presso ospedali o carceri, gli scrutatori ottengono 56 euro in più, somma che sale a 82 euro per i presidenti. Una maggiorazione del 15% c’è invece nei casi in cui ai seggi per le Europee sono abbinati anche quelli per le amministrative.
Facendo due conti, emerge chiaramente come la paga proposta dal Ministero dell’Interno sia ai limiti del grottesco.
Ipotizzando 30 ore di lavoro nel seggio, il compenso orario sarebbe di poco oltre i 3,5 euro per uno scrutatore, intorno ai 4,5 euro per un presidente. Numeri ancora più imbarazzanti se si considera il dibattito politico sulla proposta di legge sul “salario minimo”, che si voleva fissare a nove euro lordi l’ora.