La Francia verso il voto

Elezioni in Francia, nei Repubbicani rivolta anti-Ciotti dopo l’accordo con Le Pen: il leader espulso dal partito

Esteri - di Redazione - 12 Giugno 2024

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Eric Ciotti
Eric Ciotti

L’accordo annunciato soltanto martedì da Eric Ciotti, presidente dei Repubblicani francesi, il partito di centrodestra erede della tradizione gollista che in vista delle elezioni legislative (indette il 30 giugno e il 7 luglio) dal presidente Emmanuel Macron dopo il risultato della sua lista alle elezioni europee sta per stringere una intesa con l’estrema destra del Rassemblement National di Marine Le Pen e Jordan Bardella, ha avuto come immediato risultato la spaccatura nella destra francese.

Nei Repubblicani è partita infatti una autentica rivolta interna, con dirigenti e parlamentari pronti a fare le valigie e preparare una scissione. Diversi di loro hanno pubblicamente preso le distanze da Ciotti, chiedendone le dimissioni.

L’alleanza Repubblicani-Rassemblement National

Facciamo un passo indietro. Intervenendo a TF1 martedì, Ciotti ha annunciato l’intenzione di creare un “blocco nazionale” assieme all’estrema destra del Rassemblement National, chiaro vincitore del voto europeo in Francia, per opporsi a Macron “e al pericolo della sinistra”, che in vista delle legislative ha trovato nuovamente una intesa per andare insieme alle urne in un listone comune che comprenderà socialisti, comunisti, verdi e la France Insoumise.

Una mossa che ribalta le posizioni storiche del partito gollista, dal “padre fondatore” De Gaulle a Chirac e Sarkozy, tutti da sempre impegnati (così come dall’altra parte i socialisti e la sinistra più radicale) in un “cordone sanitario” per impedire al partito che fu di Jean-Marie Le Pen e ora della figlia Marine e del giovane Bardella, di ottenere il governo del Paese

La rivolta anti-Ciotti nei Repubblicani

La mossa di Ciotti, pur essendo una sorpresa, arriva dopo un progressivo spostamento a destra del partito sotto la guida del 58enne di Nizza, dalle antiche origini italiane, in particolare della provincia di Treviso.  Negli ultimi mesi distinguere la propaganda e le battaglie di Repubblicani e RN era ormai compatibili: simili infatti i cavalli di battaglia su immigrazione, identità nazionale, l’ormai onnipresente e presunta “dittatura woke”.

Contro la deriva finale, l’accordo con gli impresentabili del Rassemblement National, il partito fondato dagli ex collaborazionisti del maresciallo Petain e dai nostalgici dell’Algeria francese, larga parte dei Repubblicani sono insorti. Secondo Libération i deputati anti-Ciotti sono 45 su 61, i capigruppo in Parlamento ne hanno chiesto le dimissioni, ma contro il presidente si sono espressi anche diversi presidenti di regione del partito.

Ciotti cacciato dal partito

Tensioni sempre più forti nei Repubblicani, che hanno portato ad una situazione a dir poco paradossale. Con la rivolta dei dirigenti, Ciotti ha ordinato la chiusura immediata della sede del partito a Parigi, dove i principali dirigenti erano attesi ad una riunione pomeridiana con l’obiettivo di sfiduciare il presidente. “Ho preso questa decisione per ragioni di sicurezza dopo i disordini e le minacce di ieri, dovevo garantire l’incolumità del personale”, si era giustificato il leader dei gollisti.

Gesto che è stato la classica “goccia che fa traboccare il vaso”. Con un vertice convocato d’urgenza, in una locale a circa 500 metri di distanza dalla sede fatta chiudere da Ciotti, l’ufficio politico dei Rpubblicani ha decretato l’espulsione del presidente. La decisione di estromettere il presidente è arrivata all’unanimità: la guida dei Repubblicani è stata momentaneamente affidata a Xavier Bellany e Annie Genevard.

Non si è fatta attendere la risposta di Ciotti. “Io sono e resto il presidente della nostra formazione politica, eletto dagli iscritti“, la reazione del presidente alla decisione dell’ufficio politico dei Républicains di espellerlo dalla formazione politica. “La riunione di oggi pomeriggio è si è svolta in violazione flagrante del nostro statuto – ha scritto in un comunicato – nessuna delle decisioni prese in questa riunione comporta conseguenze legali. Ma può avere conseguenze penali“.

Zemmour non farà parte del “blocco”

Dell’accordo che dovrebbe unire in un “blocco nazionale” gollisti e lepenisti non farà parte invece Reconquête, il partito fondato da Eric Zemmour e che si colloca a destra del Rassemblement National.

L’intesa era già siglata, come annunciato in un primo momento da Marion Maréchal, nipote di Marine Le Pen e capolista alle Europee, ma poi è stato stracciato da Jordan Bardella e dalla stessa Le Pen. Troppe estremiste le tesi e le battaglia portate avanti da Zemmour, è la tesi che circola ai piani alti di RN: dopo l’immane fatica per tentare di conquistare anche un voto più moderato, sarebbe stato folle mettersi in casa l’alleanza con l’estremista Zemmour.

di: Redazione - 12 Giugno 2024

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