L'ultimo disco

Geolier oltre Napoli, in “Dio lo sa” c’è il vero Pibe de Oro del rap italiano: un fenomeno, un instant cult

Il terzo e ultimo disco è una conferma e un instant classic. 21 brani, feat., l'amore e l'autenticità. Il nuovo capitolo dopo il caso fortunato e maledetto a Sanremo

News - di Antonio Lamorte

14 Giugno 2024 alle 18:10 - Ultimo agg. 24 Giugno 2024 alle 12:12

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Geolier attend a photocall at at 74th edition of the SANREMO Italian Song Festival at the Ariston Theatre in Sanremo, northern Italy – Sunday, FEBRUARY 11, 2024. Entertainment. (Photo by Marco Alpozzi/Lapresse)
Geolier attend a photocall at at 74th edition of the SANREMO Italian Song Festival at the Ariston Theatre in Sanremo, northern Italy – Sunday, FEBRUARY 11, 2024. Entertainment. (Photo by Marco Alpozzi/Lapresse)

Che cosa resta di Geolier oltre Napoli: oltre la spedizione in rappresentanza partenopea a Sanremo in stile Nazionale ai Mondiali, il Rione Gescal e il Vesuvio sullo sfondo sempre o quasi, i tre sold out allo Stadio Diego Armando Maradona, tutto quel dibattito grottesco e con i soliti indignati e offesi sulla lingua – e attenzione a non chiamarlo dialetto , che scatta la disturbata. Dio lo sa (Warner Music Italy) conferma quanta Napoli c’è dentro questo Pibe de Oro del rap italiano ed è in definitiva più una conferma che una rivelazione: afferma, asserisce quello che aveva fatto sentire nei numeri già monstre dei primi due album Emanuele e Il coraggio dei bambini. Ma non è solo Napoli.

Quello che è certo è che Emanuele Palumbo dal Rione Gescal, Napoli Nord, classe 2000, ha un flow e un delivery da paura, è un rapper di un’altra categoria e ha un mondo di cose in corpo da mettere giù, sulla carta e dentro la musica. 21 brani, tantissimi feat.: Sfera Ebbasta, Gué Pequeno, Shiva, Ultimo, Lazza, Luché, Mv Killa, Yung Snapp e Lele Blade. A sorpresa la superstar argentina Argentina Maria Becerra. E i produttori tra cui Mace, Dat Boi Dee e Kermit. “I’ sarraggio accussì forever, i’ l’aggio prumesso a Ddio pe sempe”, canta nel primo pezzo che è un atto di fede, una promessa a se stesso prima che alla città. Una dichiarazione di autenticità e di appartenenza e di coerenza. Quasi stessa storia in I t’o giur. E questo è un tema.

Oltre a quello dell’amore, onnipresente in tutto il disco. L’ultima poesia, la canzone scritta con Ultimo, secondo singolo del progetto – e decisamente pop, un episodio di melassa nell’album – , era destinata in realtà al Festival di Sanremo, scalzata da I p me, tu p te, che ha sfiorato la vittoria a un passo da La noia di Angelina Mango. Si distinguono in freschezza di Una come te ed Emirates (“Quanta cose aggi”a fa, pe’ me piglià ‘stu bbene”). Presidente è forse il pezzo più geolieriano dell’album, Nu parl, nu sent, nu vec un esercizio di stile. Si alternano il piano-pop-rap, latin-pop-rap, il rap elettronico, il country rap. E certo Napoli è sempre presente. Le sue strade, le sue facce, i ragazzini, le periferie. Ci sono le ambizioni e i sentimenti dei napoletani, ci sono anche la retorica e i cliché. Certo machismo da paranza, anche ripetitività nei temi.

C’è sempre una buona fetta di realtà insomma, anche se a questo giro domina nella scrittura una posa più introspettiva. Ed emergono tutte le voci di Geolier: le pose, le tonalità, le interpretazioni nelle corde del rapper. Il lato negativo, secondo buona parte della critica: troppe canzoni, troppi ospiti. Geolier intanto ha venduto 63 dischi di platino, più di sette milioni di copie certificate in carriera, Dio lo sa è già un instant cult ad appena una settimana dalla pubblicazione. Geolier va verso i tre sold out del 21, 22 e 23 giugno allo Stadio Diego Armando Maradona di Napoli – anche legittimo che le aspettative, nonostante abbia soltanto 23 anni, siano piuttosto alte: lo aspetteranno ai prossimi varchi.

Geolier sta facendo con il rap in napoletano quello che Pino Daniele ha fatto con la canzone napoletana mescolata a quella americana, il blues e il soul, facendo diventare tutto Neapolitan Power. Non ha inventato lui il rap in napoletano, non ha portato lui per primo la lingua – non chiamatelo dialetto! non sia mai – al Festival di Sanremo: ha raccolto il testimone di decenni di musica nella sua lingua madre e l’ha portata a un altro livello – secondo i dati Spotify dell’artista non è Napoli la città dove si ascolta di più Geolier, soltanto terza, dopo Milano e Roma. Lo sa dio perché lo sa.

14 Giugno 2024

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